inserito in Diritto&Diritti nel marzo 2001

GLOBAL FORUM: LE "DIGITAL PAURE"

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Oggi 15 marzo, dopo aver oltrepassato la folta schiera di addetti alla sicurezza, Diritto e Diritti ha assistito alle sessioni di apertura e plenaria del Terzo Global Forum di Napoli tenuta nello spettacolare Teatro San Carlo. A moderare il dibattito, Stefano Rodotà e presenti, tra gli altri, Giuliano Amato, la direttrice della World Trade Organization Mamphela Ramphele, il Segretario generale della OECD Donald Johnson, il Vice Segretario delle Nazioni Unite Nitin Desai, Antonio Bassolino ed Emma Bonino. Una discussione, quella delle "Personalità" che poche volte ha toccato i tasti della regolamentazione della E-Governance, mai ha discusso di progetti di legge o tentativi di regolamentare la realtà che così tanto si auspica trattando piuttosto argomenti quali l’opportunità e le modalità di un progetto così ambizioso. Bassolino è perentorio: guai a creare fratture sociali con l’implementazione della E-Governance, guai a creare fratture digitali. Questa la preoccupazione dei relatori, anche del Presidente Amato che ribadisce come il Digital Divide è il vero scoglio da oltrepassare. Fratture digitali non solo tra il Nord ed il Sud del mondo ma anche tra classi sociali dello stesso paese. Ma secondo Amato, E-Government significa anche maggiore informazione, partecipazione e poi erogazione di servizi, in una parola: democrazia. Le controindicazioni saranno tenute sotto controllo, si spera. Non a caso a moderare il dibattito c’era Stefano Rodotà, Garante della Privacy, quasi a volerci tranquillizzare tutti. Oltre al Digital Divide, infatti, la seconda "digital paura" è la violazione della privacy degli ignari cittadini che avendo accesso ai servizi potrebbero essere globalizzati pure loro. Viene subito in mente il sistema ECHELON che può monitorare la comunicazione elettronica sull’intero Globo e l’interrogazione fatta al Parlamento Europeo, ancora senza risposta, su questo tema scottante. Per meglio capire abbiamo chiesto ad un esperto della materia (che, per ovvie ragioni, chiede l’anonimato) come proseguono i lavori su questo fronte. Il quadro non è per niente nitido, dopo che gli USA e la GB hanno ammesso l’utilizzazione del sistema, ci si chiede cosa hanno fatto gli altri Stati. Lui sorride allusivo. Non vorremmo finire come i clienti di una famosa casa automobilistica, dice, che dopo aver venduto le sue belle auto nuove poteva sapere dove e a che ora si trovavano i suoi acquirenti. Ma forse a molti questo sembra essere un prezzo equo da pagare se poi in Africa, come racconta il Presidente Amato, sarà possibile aiutare una donna a partorire attraverso la E-Sanità. Un prezzo giusto, se si potrà diffondere la E-Education nei paesi dove i bambini non conoscono la scuola, un prezzo che anche io pagherei se veramente in Africa arrivassero più in fretta i prodotti necessari per più normali condizioni di vita. Darei gratis notizie della mia collocazione sul pianeta se creassero Tribunali on line, come accade già in alcuni Stati degli USA. Una questione, questa della Giustizia, che anche oggi non è stata oggetto di discussione forse perché la fase della erogazione dei servizi è susseguente rispetto a quella della informazione globale. Il nostro tentativo di sapere dagli addetti ai lavori dagli USA qualche notizia sul fronte giudiziario per il momento è andato male ma si promette la trasmissione di dati, logicamente via Email, appena tornati a Washington. Ma quanto costa la E-Governance? E, soprattutto, chi paga? Non dimentichiamo che la E-Governance richiederebbe grossi investimenti di capitali se si considera, per esempio, che in Africa solo 1,8 % della popolazione ha una linea telefonica e che navigare 1 ora su Internet costa 10 dollari contro i 200 dollari di reddito pro-capite. Per questo problema, ci si chiede se arriveranno i soccorsi delle grandi multinazionali. La Microsoft ha sponsorizzato il Global Forum e chissà se sponsorizzerà anche le missioni nei paesi del Sud del mondo. Per il momento il suo comunicato stampa racconta solo delle pregresse attività a sostegno dell’ E-Government in Italia portate a termine con successo. Nessuna parola sul futuro. Forse domani Bill Gates, in collegamento con il Global Forum, sarà più rassicurante. Si parla di partnership tra pubblico e privato per aiutare i Paesi in via di sviluppo e le Nazioni Unite si impegnano per un’attiva collaborazione affinché la E-Governance sia un fenomeno a globale diffusione che non amplifichi la già esistente discrasia tra Primo e Terzo Mondo. A dire la verità, dispiacerebbe se avesse ragione Beppe Grillo, infiltrato DOC con una tessera BANCOMAT ai seminari del Global Forum, quando intende Forum come il grosso BUCO (o come dice lui BUCIO) che ben presto l’Africa si troverà a gestire.

Interessante anche l’intervento del Vice Ministro alla Supervisione della Cina, Chen Changzi. Il Vice Ministro, non conoscendo altra lingua che il cinese, si è fatto accompagnare da un suo assistente che ha letto la sua relazione. In Cina l’E-Government avrà successo, ci viene letto. Molti i passi fatti da tempo e grandi le prospettive. Le comunicazioni e le informazioni sono tutte ormai veloci. Una curiosita’: il Vice Ministro, pur non conoscendo l’inglese (e, credo, neanche l’italiano) non sembra aver mai usato le cuffie per ascoltare la traduzione degli altri intervenuti. Ma vediamo uno degli argomenti del Contro-Global. La E-Governance rischia di colonizzare i paesi in via di sviluppo, rischia di sorpassare i singoli Governi, sostiene il Popolo di Seattle. Ma anche a questo il presidente Amato ha risposto quando ha sottolineato la assoluta necessità di globalizzare lasciando la sovranità territoriale agli Stati eletti. I ragazzi del Contro-Global però non si fidano e ci diranno il perché quando andremo nel loro quartiere generale ad intervistarli.

 

Enrica Landolfi