inserito in Diritto&Diritti nel luglio 2002

Le ultime modifiche alla Legge Merloni, sono quelle decise dal Senato il 26 giugno 2002: il Governo non ha intenzione però di fermarsi qui .......

A cura di Sonia LAZZINI

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IL COLLEGATO ALLA FINANZIARIA OTTIENE IL VOTO DALLA CAMERA!!!!!!!!!!!!

Nessuno degli emendamenti presentati all'articolo 7 (ma nemmeno agli altri articoli) del collegato è stato accettato, quindi l'articolo viene definitivamente approvato: Presenti 464 Votanti 459 Astenuti 5 Maggioranza 230 Hanno votato sì 253 Hanno votato no 206.

Tutto il testo del disegno di legge viene approvato con la seguente votazione : Presenti 447 Votanti 441 Astenuti 6 Maggioranza 221 Hanno votato sì 261 Hanno votato no 180.

 

Nel corso della 178 seduta (peraltro ricca di polemiche) dell'Assemblea tenutasi il 17 luglio 2002, come già preannunciato nelle due sedute precedenti, la Camera non ha accettato alcuna delle modifiche presentate dall'opposizione (relatore e governo hanno espresso parere contrario )sul disegno di legge - Disposizioni in materia di infrastrutture trasporti (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2032-B).

Quindi per quanto riguarda la normativa in materia di appalti pubblici di lavori, le modifiche sostanziali sono quelle contenute nel testo licenziato dal Senato il 26 giugno 2002.

Il comportamento tenuto dai deputati è frutto di un compromesso raggiunto con il Governo che ha promesso, entro l'anno, di redigere un nuovo testo che regoli la materia dei lavori pubblici.

 

Sarà ovviamente nostra cura soffermarci in un'altra occasione sugli aspetti assicurativi che sono stati quindi rivoluzionati.

E che a grandi linee sono:

* Dichiarazioni di possesso dei requisiti generali da parte della ditta partecipanti ai fini della capacità giuridica a sottoscrivere il contratto in caso di aggiudicazione;

* Eventuali cause di esclusione sopravvenute dall'aggiudicazione alla sottoscrizione del contratto;

* Svincolo progressivo sulla definitiva;

* Cambiamento delle garanzie della polizza C.A.R. nel caso di appalto integrato;

* Aggravamento di responsabilità per i soggetti legittimati a validare il progetto esecutivo;

* La polizza obbligatoria per il validatore del progetto esecutivo.

.......e forse qualcosa d'altro ancora.............

L'intervento di UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti dovrebbe infatti comportare ancora un ritrovarsi a parlare della modifica della Legge Merloni....

"(...) Signor Presidente, gli ordini del giorno, proseguendo la discussione del provvedimento, si sono moltiplicati (hanno infatti raggiunto il numero di 50); evidentemente, i colleghi deputati, impegnati a seguire i lavori, si sono divertiti anche a presentare un po' di ordini del giorno, sui quali mi accingo ad esprimere il parere del Governo.

Mi sia però prima consentito rivolgere un doveroso ringraziamento ai presidenti della VIII e della IX Commissione, che hanno seguito attentamente i nostri lavori, ai relatori Stradella e Bornacin ed al senso di responsabilità della Camera e, soprattutto, della maggioranza, che ha accettato la logica di approvare un provvedimento certo importante, che ha molte luci e che ha, però, anche alcune ombre, causate dalle modifiche apportate dal Senato. Il Governo si impegna a rivedere tali aspetti nei prossimi mesi, attraverso provvedimenti successivi, a cominciare dalla modifica ulteriore della legge Merloni, per giungere ad altre modifiche che si porranno in essere e sulle quali si è discusso per giorni e settimane in commissione. Va rilevato che al Senato, se non fossero stati presentati 3.700 emendamenti ed oltre 300 subemendamenti, forse la discussione sarebbe stata più serena e, forse, alcune modifiche, che dovranno essere oggetto di nuova correzione, non sarebbero state apportate (...)".

 

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Seduta n. 178 del 17/7/2002

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di infrastrutture trasporti (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2032-B) (ore 9,39).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni in materia di infrastrutture trasporti.

Ricordo che nella seduta di ieri sono stati approvati gli articoli da 1 a 6.

 

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 1).

 

Constato l'assenza dell'onorevole Mantini, che aveva chiesto di parlare sull'articolo 7 complesso delle proposte emendative presentate.

Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, invito al ritiro di tutti gli emendamenti. Altrimenti, il parere è contrario.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, chiedo la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Sta bene.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

 

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo di Forza Italia ha ritirato la richiesta di voto nominale che contestualmente è stata avanzata dal gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo.

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Vigni 7.1.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 7.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, intervengo sull'articolo in votazione per evidenziare che si tratta di uno dei punti centrali del provvedimento al nostro esame. L'articolo 7 reca, infatti, modifiche alla legge n. 109 del 1994, la legge Merloni, legge quadro sui lavori pubblici; ciò che ne deriva è un testo che non ci trova certamente soddisfatti. Il lavoro svolto con la partecipazione di tutti i gruppi alla Camera...

PRESIDENTE. Onorevole Parolo, mi scusi se la interrompo, stiamo parlando dell'emendamento Vigni 7.1 e non dell'articolo 7.

UGO PAROLO. Però l'emendamento Vigni 7.1 è soppressivo dell'articolo 7 o, in ogni caso, incide in maniera sostanziale sul testo dell'articolo.

Ritengo opportuno ribadire ai colleghi l'importanza di questo articolo che non ci trova del tutto soddisfatti. Le modifiche introdotte alla Camera dei deputati erano già frutto di una mediazione tra il testo originario della legge Merloni e le possibilità di intervenire, in tempi brevi, su un disegno di legge collegato in materia di infrastrutture. Naturalmente, il lavoro svolto in prima lettura alla Camera era stato pensato e coordinato in maniera tale da ottenere, comunque, un testo facilmente applicabile. Le modifiche introdotte al Senato hanno, in alcuni casi, certamente migliorato il testo della legge ma, talvolta, hanno anche fatto fare un passo indietro rispetto agli obiettivi che ci eravamo prefissi alla Camera e che, peraltro, sono obiettivi centrali del programma della Casa delle libertà. Vorrei sottolineare che, purtroppo, a seguito delle ulteriori modifiche apportate al Senato, alcune disposizioni, come quella della finanza di progetto, hanno apportato ulteriori restrizioni che, certamente, non renderanno facile l'applicazione ed il rapporto con gli operatori. In particolare, ad esempio, l'introduzione di date fisse per la presentazione dei progetti da parte dei promotori, renderà, certamente, rigida la normativa, anche se, sicuramente, migliorativa rispetto al testo originario della legge n. 109 del 1994.

Un altro punto che, certamente, non ci trova d'accordo è l'eliminazione, avvenuta al Senato, delle semplificazioni per i piccoli lavori. Riteniamo che il Senato abbia accolto, forse senza le dovute riflessioni, i suggerimenti provenienti, soprattutto, dalla Commissione antimafia; suggerimenti che, a nostro modo di vedere, avevano bisogno di un'ulteriore valutazione. Infatti, non crediamo, assolutamente, che l'eliminazione dell'obbligo di trasmissione dei lavori fino a 500.000 euro all'osservatorio dei lavori pubblici e quindi all'autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, possa, in qualche modo, abbassare la soglia di legalità dei lavori pubblici.

Dobbiamo intenderci sul ruolo dell'osservatorio dei lavori pubblici: se tale istituto deve controllare - su tutto il territorio nazionale - ogni più piccolo appalto, considerandolo alla stessa stregua dei grandi appalti anche dal punto di vista dei rischi di infiltrazione mafiosa, riteniamo che il suo ruolo debba essere messo seriamente in discussione. Non comprendiamo, infatti, come l'osservatorio possa controllare le decine di migliaia di segnalazioni che, ogni anno, giungerebbero dalla miriade di stazioni appaltanti presenti sul territorio nazionale; i soli enti locali già rappresentano circa 10 mila stazioni appaltanti, e se ognuna di queste dovesse bandire annualmente un centinaio di appalti - ipotesi del tutto fattibile - le segnalazioni e gli incartamenti raggiungerebbero un numero tale da portare ad una paralisi di fatto dell'attività dello stesso osservatorio. Proprio per evitare tutto ciò, e ritenendo che l'osservatorio debba invece svolgere un ruolo concreto di controllo sui lavori più significativi, avevamo proposto che fossero ad esso trasmesse tutte le schede dei lavori di importo superiore a 500 mila euro (come prevedeva la legge Merloni). Crediamo che l'osservatorio debba svolgere un ruolo incisivo di controllo proprio su questi lavori, e certamente il fatto di non avere a che fare con decine di migliaia di segnalazioni non può che facilitare tale compito.

Oggi ci troviamo di fronte ad una richiesta del Governo di non incidere sulle modifiche apportate a questo provvedimento; nonostante ciò, ribadiamo la necessità di rivedere tali modifiche e di ritornare al testo che, con il contributo decisivo anche della Lega nord, era stato licenziato dalla Camera (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento 7.1 a firma dei colleghi Vigni, Abbondanzieri, Bandoli, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Piglionica, Sandri, Vianello e Zunino, propone una modifica dell'articolo 7; ricordo che tale articolo è uno dei più importanti del collegato, perché con esso si introducono modifiche alla legge n. 109 del 1994, la cosiddetta legge Merloni. Tale legge ha conosciuto diverse versioni: la Merloni uno, la Merloni due, la Merloni-ter: sia chiaro che non è sicuramente nostro intendimento, attraverso queste modifiche, produrre una Merloni-quater. È invece nostra intenzione l'introduzione, attraverso modifiche puntuali, di elementi di semplificazione che possano entrare subito in vigore, in attesa che il Governo e la maggioranza redigano un nuovo testo che regoli la materia dei lavori pubblici.

L'emendamento in questione interviene sul comma 1, lettera a), capoverso, comma 3, dell'articolo 7, proponendo un principio che, se fosse accolto, introdurrebbe contenuti che, oltre a non essere condivisi dalla maggioranza, costituirebbero un elemento grave nella nostra legislatura. Cosa prevede l'articolo 7, nel testo approvato dal Senato? Esso prevede che i concessionari di lavori pubblici, proprio perché concessionari di lavori pubblici e quindi sottoposti ad un regime di evidenza pubblica per l'assegnazione di un lavoro pubblico (per l'attuazione e la gestione di un lavoro pubblico), non debbano sottostare alle disposizioni della legge Merloni, ma alle normative europee. Nel testo approvato dalla Camera, giustamente, questa norma era "allargata" a tutti i concessionari titolari di lavori pubblici. Il Senato è voluto intervenire creando una discriminazione tra coloro che sono concessionari di lavori pubblici e coloro che, invece, lo sono prima dell'entrata in vigore della norma.

In questo caso, il Senato ha proposto che per questi soggetti - e solo per essi - almeno il 40 per cento delle opere sia sottoposto al regime previsto dalla legge Merloni recante norme sui lavori pubblici. Qual è la ragione essenziale per cui non siamo assolutamente d'accordo sull'introduzione di questa norma? La questione essenziale su cui dovremmo discutere e confrontarci è se nel nostro paese sia sufficiente che l'evidenza pubblica si estrinsechi nel momento in cui lo Stato, il soggetto pubblico, decide di affidare a un soggetto terzo, ad un privato, la realizzazione, la concessione o l'eventuale gestione di un opera pubblica (è in quel momento, infatti, che si estrinseca l'evidenza pubblica, consentendo a tutti i soggetti privati di partecipare secondo il principio complessivo della libera concorrenza vigente nell'Unione europea) e se, una volta che ciò è accaduto, il concessionario di lavori pubblici si comporti e deve avere l'unico interesse dell'efficacia e dell'efficienza del lavoro che svolge.

Altrimenti, qualora introducessimo continuamente balzelli su balzelli (questo era uno dei problemi più grandi introdotti dalla legge Merloni), impediremmo il raggiungimento dell'efficacia e dell'efficienza; con il pretesto della continua evidenza pubblica del procedimento, abbiamo creato balzelli che ci impediscono di raggiungere lo scopo che un'amministrazione pubblica si deve prefissare: l'efficienza e l'efficacia del lavoro, il minor costo ma anche il migliore risultato.

PRESIDENTE. Onorevole Lupi...

MAURIZIO ENZO LUPI. Concludo, signor Presidente, ma interveniamo così poco che, a volte, ci dovrebbe permettere anche di andare leggermente oltre il tempo che ci è assegnato, perché si tratta di un emendamento molto importante...

PRESIDENTE. Vada oltre, ma non troppo!

MAURIZIO ENZO LUPI. Sta bene, signor Presidente, accetto il suo richiamo. Concludo dicendo che, qualora l'emendamento Vigni 7.1 fosse approvato (chiedo, tra l'altro, ai colleghi, di cui conosco la sensibilità, eventualmente di ritirarlo e di non costringerci a bocciare una proposta emendativa che, evidentemente, non ha un suo riferimento logico e puntuale che si inserisce all'interno di una concezione politica della pubblica amministrazione), non solo non semplificheremmo il settore dei lavori pubblici, ma introdurremmo un elemento di tale complessità e gravità che l'efficacia e l'efficienza non sarebbero mai raggiunte nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, ciascuno voti per sé (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

PIETRO ARMANI. Guardati dietro!

UGO PAROLO. Guarda dentro di te!

PRESIDENTE. Ciascuno voti uninominalmente!

Dichiaro chiusa la votazione.

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Raisi non ha funzionato.

Poiché mancano 10 deputati, la Camera non è in numero legale per deliberare. I presenti sono 222, i figurativi 15, per un totale di 237 deputati. Pertanto, a norma del comma 2 dell'articolo 47 del regolamento, rinvio la seduta di un'ora.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,15.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 11,15.

 

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame articolo 7 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo nuovamente alla votazione dell'emendamento Vigni 7.1 sul quale precedentemente è mancato il numero legale.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 418 Maggioranza 210 Hanno votato sì 174 Hanno votato no 244).

Prendo atto che i dispositivi di voto degli onorevoli Russo Spena, Strano e Carra non hanno funzionato e che l'onorevole Strano avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 7.8. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MAURO CHIANALE. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO CHIANALE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la ratio di questo emendamento è quella di evitare che con il ricorso generalizzato alla concessione si percorra una via anomala e preferenziale fuori dalla applicazione della legge quadro, la legge Merloni, per la realizzazione delle opere pubbliche.

Con la legge obiettivo si è costituita già una corsia privilegiata a scapito di tutte le garanzie di efficacia, correttezza ed impatto ambientale. L'ulteriore ricorso all'uso della concessione come strumento per evitare la legge Merloni apre un conflitto che acuisce ancora di più il doppio binario di una razionale ed efficace azione di infrastrutturazione del nostro paese. Le esigenze non riguardano solo le grandi opere: vi sono forti necessità di opere pubbliche che devono essere realizzate e sono in corso di realizzazione dalle autonomie locali. Per quanto riguarda la legge quadro anche noi siamo disposti a discutere una sua modifica limitatamente ad aspetti di razionalizzazione e di miglioramento. Con la nuova disciplina messa in atto da questo provvedimento, però, la legge quadro varrebbe esclusivamente per la pubblicità dei bandi di gara, per stabilire i termini per concorrere e la qualificazione degli esecutori dei lavori pubblici.

Nella relazione di accompagnamento al provvedimento in discussione si afferma di voler rivitalizzare l'istituto della concessione che ha trovato, finora, applicazioni limitate a causa di vincoli normativi troppo stringenti. I predetti vincoli impediscono, in particolare, la concessione nel meridione ove le infrastrutture servono allo sviluppo economico ma non assicurano allo Stato un ritorno economico adeguato ai rigidi limiti legislativi. Tuttavia, un eccessivo ricorso alla concessione ci farà sicuramente incorrere in una proliferazione ed in un'immissione nel settore delle infrastrutture di soggetti privati il cui titolo concessorio avrà praticamente durata illimitata. Vi saranno difficoltà estreme da parte del soggetto pubblico concedente a svolgere un'efficace azione di controllo in rapporto alla durata della concessione. Mi riferisco al piano economico e finanziario delle opere da realizzare, a quello della manutenzione, al sistema del price cap ed all'adeguamento delle tariffe. Vi sarà, inoltre, un aggravio del bilancio pubblico con traslazione di oneri ad esercizi finanziari successivi, la costituzione in breve di soggetti forti in grado di condizionare sia il sistema amministrativo sia il sistema politico nazionale e regionale, e la restrizione del mercato ad altri attori con la conseguente creazione di oligopoli o, come nel caso di Autostrade, di possibile abuso di posizione dominante.

Per tali motivi chiediamo di votare a favore del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 442 Maggioranza 222 Hanno votato sì 192 Hanno votato no 250).

Passiamo all'emendamento Vigni 7.2.

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARISA ABBONDANZIERI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARISA ABBONDANZIERI. L'articolo 7 è uno degli articoli più importanti del collegato sulle infrastrutture e i trasporti. La miscela che alla fine ne fuoriesce - come già veniva ricordato in sede di discussione sulle linee generali - è molto strana, in quanto penalizza nuovamente le piccole stazioni appaltanti e le piccole e medie imprese; è una miscela che premia fortemente i soggetti forti. Il Senato ha compiuto in tal senso un vero e proprio blitz, perché di fatto siamo di fronte all'intera riscrittura dell'articolo 2 della legge n. 109 del 1994.

La lettera a) del primo comma dell'articolo 7 del collegato al nostro esame è stata interamente riscritta: è stato ridefinito l'ambito oggettivo e soggettivo di applicazione (della legge Merloni). Vi è poi l'elencazione delle categorie dei soggetti cui la legge quadro si applica: i cosiddetti soggetti o organi pubblici; i concessionari e i gestori di servizi pubblici; i soggetti privati, limitatamente a particolari categorie di lavori. Al comma 3, in particolare, ma anche al comma 4, e al comma 5 (della riscrittura dell'articolo 2 della legge Merloni) vengono previste limitazioni all'applicazione di parti della legge quadro (appunto la legge Merloni) per le seguenti categorie: i concessionari e gestori di servizi pubblici e i soggetti privati (limitatamente, come dicevo, a particolari categorie di lavoro).

Tali modifiche possono essere accorpate sotto i seguenti profili: modifiche riguardanti i concessionari, per quanto attiene la disciplina applicabile agli affidamenti del concessionario; modifiche riguardanti le imprese collegate e quelle controllate; quelle sulla quota dei subaffidamenti del concessionario; infine, le norme transitorie relative alle concessioni già assentite.

La normativa vigente - sarà il caso di ricordarla - include nel suo testo i concessionari di lavori pubblici, i concessionari di servizi pubblici, i concessionari di esercizio di infrastrutture destinate al pubblico servizio, le aziende speciali e i consorzi, le società per la gestione dei servizi pubblici locali e quant'altro. Di fatto, con il blitz compiuto al Senato, a tutti questi soggetti si applicherebbero soltanto le norme della legge quadro riguardanti la pubblicità dei bandi di gara e dei termini per concorrere, nonché quelle in materia di qualificazione degli esecutori di lavori pubblici. In base alla normativa vigente, invece, tutte queste categorie di concessionari erano tenuti, nell'affidamento dei lavori, al rispetto dell'intera legge quadro, ad esclusione dei soli articoli 7, 14, 19, commi 2 e 2-bis, 27, 32 e 33, cioè quelli che noi richiamiamo nell'emendamento Vigni 7.2.

Pertanto le modifiche introdotte dal Senato, condivise da questa maggioranza, hanno la finalità di ridurre l'applicazione della legge quadro ai soli requisiti richiesti dalla normativa comunitaria. Si obietterà che si tratta appunto di normativa comunitaria, ma noi sappiamo che quel vestito, rispetto al quadro dei lavori pubblici italiani, è un vestito per così dire "non a misura" dei problemi che abbiamo dovuto affrontare nel corso di questi anni.

Quindi, ci troveremmo di fronte ad una limitazione dell'obbligo dei concessionari al rispetto delle sole norme in materia di pubblicità dei bandi di gara e dei termini per concorrere e in materia di qualificazione degli esecutori di lavori pubblici; ciò comporta di fatto che una volta rispettate le norme sulle forme di pubblicità dei bandi di gara e dei relativi termini, l'affidamento dei lavori da parte dei concessionari potrebbe essere effettuato anche al di fuori delle procedure dell'attuale quadro normativo.

È evidente che questa stesura del testo comporta un ulteriore rafforzamento del cosiddetto doppio binario: uno, nel quale le grandi opere o i grandi affari hanno percorsi privilegiati e pochissimi vincoli e, l'altro, nel quale le piccole opere, gli enti locali e le piccole stazioni appaltanti vedono peggiorate, in diversi casi, le loro possibilità operative.

L'articolo e i commi di cui stiamo discutendo costituiscono il cuore del problema; infatti, si dilatano a dismisura le soglie massime del contributo pubblico.

Già da questo momento, sarebbe il caso di pensare che la spesa, da questo punto di vista, è totalmente fuori controllo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, francamente avrei preferito fornire un contributo utile e costruttivo per il miglioramento di questa normativa, ma l'atteggiamento tenuto dalla maggioranza e dal Governo ha blindato il provvedimento. Dunque, siamo costretti a svolgere alcune osservazioni di carattere generale, sebbene proprio l'emendamento in esame, testè illustrato dalla collega Abbondanzieri, dimostri come non sia vero che, al Senato, questo provvedimento sulle infrastrutture sia stato migliorato. Al contrario, vi sono alcune ombre che peggiorano il quadro normativo.

Con riferimento all'emendamento in esame, vorrei sapere per quale motivo un consorzio di enti locali non debba applicare le normative vigenti in materia di responsabile del procedimento e di programmazione dei lavori pubblici. C'è una risposta, se non quella di una deregulation mal considerata e mal intesa?

Devo dire che su questo provvedimento, che rientra tra quelli relativi al famoso contratto con gli italiani, sono state svolte già diverse considerazioni di carattere generale.

Le ricordo rapidamente. Ci troviamo nell'ennesima situazione nella quale il Governo, anziché proseguire su una via di

riformismo e di miglioramento della legislazione esistente, ha preferito proporre un proprio criterio rivoluzionario. Forse, anche in questo caso, non è inutile ricordare quanto affermava il famoso giurista Riccardo Orestano, vale a dire che è fatale che i governi usino gli strumenti del passato per governare il futuro, avendo naturalmente l'obbligo di migliorarli. Qui, invece, si è pensato di sovvertirli senza una logica e senza neanche un criterio, una bussola, di carattere costituzionale.

Ieri, in un emendamento riguardante il testo unico sulle espropriazioni, abbiamo affidato al Governo la delega a provvedervi attraverso decreti legislativi. Siamo sicuri che la materia delle espropriazioni, alla luce del nuovo titolo V della Costituzione, sia ancora materia di legislazione statale esclusiva? Dove è stato deciso tutto ciò? Quali sono i principi fondamentali della materia dei lavori pubblici? Ce lo chiediamo in molti in queste aule, ma anche fuori delle stesse; se lo chiedono gli amministratori locali, che si vedono invasi da decisioni assunte in modo centralistico da questo Governo e se lo chiedono - a dire il vero - anche i giudici della Corte costituzionale che, in questo momento, sono investiti da numerosi ricorsi promossi dalle regioni, certamente non solo di centrosinistra.

Dunque, forse si pensa di definire i principi fondamentali di questa materia attraverso il disegno di legge La Loggia che, a sua volta, con una delega, vorrebbe investire il solo Governo della definizione di tali principi?

O lo si vuol fare con il provvedimento del ministro delle riforme istituzionali Bossi, che invece, propone tutt'altro?

Abbiamo bisogno di questi elementi di chiarezza, se vogliamo procedere con tranquillità. Tuttavia, dal punto di vista finanziario devo aggiungere che, come sappiamo bene, le risorse investite nelle infrastrutture per il 2002 sono diminuite del 4,3 per cento e dell'1,1 per cento se consideriamo anche i finanziamenti aggiuntivi, come è stato già messo in evidenza.

Inoltre, vorrei informare l'Assemblea che proprio in questo momento l'ex sottosegretario dimissionato Sgarbi sta presentando al Colosseo una proposta di legge che, una volta per tutte, metta al riparo dalla finanza creativa, propostaci con la costituzione delle società Patrimonio dello Stato Spa e Infrastrutture Spa, almeno i beni culturali di maggior rilievo che segnano l'identità del nostro paese.

Ma, in aggiunta a queste e a tante altre gravi questioni, in parte già illustrate, vorrei ricordare che resta il vizio gravissimo del mancato rispetto dei principi di tutela della concorrenza. Affronterò la questione intervenendo sui prossimi emendamenti per non abusare del tempo concessomi dal Presidente. Con questa normativa, comunque, segniamo un passo indietro nel rispetto della tutela della concorrenza che in questa materia come in altre - ma in questa materia soprattutto - è sinonimo di efficienza oltre che di risparmio per il bilancio dello Stato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 447 Maggioranza 224 Hanno votato sì 196 Hanno votato no 251).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 7.3.

Chiedo all'onorevole Vigni se accolga l'invito al ritiro rivoltogli a ritirare il suo emendamento 7.3

FABRIZIO VIGNI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, Governo e maggioranza erano partiti con l'intenzione di modificare la legge 11 febbraio 1994, n. 109, sui lavori pubblici per renderla più semplice. In realtà, hanno ottenuto il risultato esattamente opposto di gettare nel caos il settore e gli operatori. È il caso, ad esempio, di quanto avverrà per le norme sui concessionari di lavori pubblici. Si pensi al fatto che i concessionari di lavori pubblici, in base al testo che noi stiamo per approvare, dovranno agire secondo due diversi sistemi di regole: il primo varrà per i concessionari già in essere, i quali dovranno continuare a rispettare - noi diciamo giustamente - le regole già previste nella legge n. 109 del 1994 per quanto riguarda l'affidamento a terzi di una parte dei lavori di loro competenza; invece, per quanto riguarda le convenzioni che si concluderanno d'ora in poi, i nuovi concessionari potranno eludere le norme della legge n. 109 del 1994 che impongono di affidare i lavori tramite gara.

Come se non bastasse, nel frattempo, con la legge obiettivo si è previsto, di fatto, un terzo binario - quindi non due, ma addirittura tre sistemi: i lavori che rientreranno nell'elenco delle opere cosiddette strategiche, quindi da realizzarsi con le regole della legge obiettivo, ubbidiranno ad un terzo sistema.

Credo che ciò non abbia bisogno di commenti e basti a dimostrare come, in realtà, la situazione sia stato complicata, invece che semplificata, dando vita a diversi e contraddittori sistemi di regole. In questo senso, noi continuiamo a pensare che sarebbe stato opportuno prevedere per l'insieme dei concessionari di lavori pubblici regole che garantissero la trasparenza e l'effettiva tutela della concorrenza nel mercato. Questo è lo scopo del mio emendamento 7.3.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 460 Maggioranza 231 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 257).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Vigni 7.4 e Realacci 7.5.

Chiedo all'onorevole Vigni se accoglie l'invito al ritiro dell'emendamento Vigni 7.4 rivolto ai presentatori.

FABRIZIO VIGNI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che questo emendamento fa propria un'osservazione pervenuta anche dal Comitato per la legislazione e si tratta non solo di una necessaria correzione formale, ma anche sostanziale. Infatti, è necessario richiamare non solo le norme della legge n. 109 del 1994, ma in questo caso anche le norme dei suoi regolamenti attuativi.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Realacci 7.5 insistono per la sua votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vigni 7.4 e Realacci 7.5, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461 Votanti 460 Astenuti 1 Maggioranza 231 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 257).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lion 7.6 e Realacci 7.7.

Chiedo all'onorevole Lion se accoglie l'invito al ritiro dell'emendamento Lion 7.6 rivolto ai presentatori.

MARCO LION. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, il Senato ha introdotto modifiche al testo licenziato dalla Camera relativamente all'esplicitazione delle disposizioni in materia di pubblicità di gara, dei termini per concorrere e delle norme che regolano l'esecuzione dei lavori, facendo riferimento esclusivamente a quanto previsto dalla direttiva 93/37/CEE.

Si ricorda all'aula che questa materia è molto ben argomentata e descritta in tutti i suoi particolari, sino all'indicazione delle griglie testuali, dal Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554, il quale reca il regolamento di attuazione della legge-quadro in materia di lavori pubblici, che in questa parte del provvedimento, come in altre proposte del Governo viene però inspiegabilmente ignorato. La norma qui riportata sembra, quindi, avere lo scopo precipuo di sottrarre le procedure di appalto del concessionario alla disciplina del regolamento.

Tale recente provvedimento, questo regolamento del 1999, disciplina in maniera molto chiara e trasparente, alla sezione terza, avente per oggetto concessione, costruzione e gestione dei lavori pubblici, argomenti importanti come la procedura di scelta del concessionario dei lavori pubblici all'articolo 84, il bando di gara per l'affidamento della concessione all'articolo 85, lo schema di contratto di cessione all'articolo 86, i contenuti dell'offerta che devono essere indicati nel bando all'articolo 87, le tipologie dei lavori da eseguire in economia all'articolo 88. Inoltre, al capo secondo di questo regolamento viene diffusamente regolata l'esecuzione dei lavori agli articoli 128 e 141.

Con la norma che chiediamo di emendare, nei fatti, invece, si liberalizza, deregolamentandolo, il rapporto di concessione. Pertanto, noi proponiamo di introdurre anche questa frase, vale a dire "e le disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554".

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Realacci 7.7 insistono per la sua votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, giustamente viene proposto un emendamento per meglio regolamentare le concessioni di costruzione e gestione di questo provvedimento di legge molto importante che recita "Disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti". Ora, se noi vediamo l'elenco di infrastrutture e trasporti che è previsto in questo disegno di legge, in esso si fa una serie di infrastrutture importanti. Infatti, si prevede della realizzazione del prolungamento della strada statale Cimpello-Sequals fino a Gemona, ma non è prevista la strada da Campello sul Clitunno fino a Foligno. È prevista la progettazione e la messa in sicurezza della strada statale ex n. 668 tra Lonato e Orzinuovi, ma non è previsto nulla per il viadotto di Valemiano che ad ogni pioggia si allarga.

È prevista la progettazione e la messa in sicurezza della strada statale ex numero 668 tra Lonato-Orzinuovi, ma non è previsto nulla per il viadotto di San Valeriano, che ad ogni pioggia si allaga. È prevista la progettazione, la messa in sicurezza e il miglioramento della viabilità delle strade statali n. 36 e n. 38, ma non della n. 18 e della n. 19: ci troviamo ad elencare strade amiche ed avverse. Si danno soldi alla provincia di Lecco per il collegamento dello svincolo di Dervio, ma non vi è nulla per il collegamento dello svincolo dell'Aspio, che pure è importante alla stesso modo. Potremmo continuare: si danno soldi alla provincia di Sondrio per la messa in sicurezza della strada statale n. 38, ma non vi è nulla per la strada statale n. 16 dove, ogni giorno, muoiono diverse persone a causa di incidenti stradali. Vi sono poi interventi per la strada n. 639 e - pensate un po' - per la strada n. 342 tra Bergamo e Lecco, questa sì molto importante; ma non vi è nulla che riguardi l'altrettanto importante comune di Serra San Quirico, per il quale non prevede neanche un intervento, neanche piccolo e pensare che in questo comune vi è un'importantissima reliquia che non può essere visitata perché la strada sta frenando.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. Che centra, di cosa sta parlando, signor Presidente?

MAURIZIO ENZO LUPI. Di cosa sta parlando?

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 11,42)

EUGENIO DUCA. Quali infrastrutture pensate, cari colleghi del Governo? Avete previsto la progettazione e la realizzazione del ponte sul largo del Corlo, ma non avete previsto nulla per il lago Trasimeno. Dovete sapere che su quest'ultimo le acque stanno scendendo vertiginosamente, ma non avete previsto alcunché, voi non siete un governo della Repubblica, siete un governo che si occupa di piccole strade, di piccole opere e di marciapiedi e sottopassi. Perché non avete previsto per i marciapiedi di via Conca, di via Podesti, di corso Carlo Alberto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e del Misto-Comunisti italiani). Perché no, Visto che è così importante? Potremmo continuare, caro Governo degli imbrogli e delle tre carte, potremmo continuare, caro Governo degli imbrogli e delle tre carte (Vivi commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Potremmo continuare perché vi sono importantissimi interventi, potete anche urlare e belare che vi è molto più comodo, ma bisogna proseguire nell'elenco degli interventi. Essi sono importantissimi per la politica delle infrastrutture e dei trasporti, infatti...

PRESIDENTE. Onorevole Duca, bisogna che parli attenendosi un po' più al tema e con un po' più di silenzio in aula. Lei è un po' fuori tema, onorevole Duca, ha un po' deragliato.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, grazie del deragliamento.

PRESIDENTE. Onorevole Duca, lei teorizza che sto deragliando io?

EUGENIO DUCA. No, no, signor Presidente! L'ho ringraziata dell'avviso sul deragliamento perché non voglio deragliare, ma, invece, vi è qualcuno che raglia (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Buffone!

MARCO ZACCHERA. Buffone! Perché non l'ha fatto tu?

UGO LISI. Presidente, non è possibile (Deputati del gruppo di Alleanza nazionale abbandonano l'aula)!

PRESIDENTE. L'onorevole Duca ha detto deragliare, non ragliare.

EUGENIO DUCA. Questo è un Parlamento di muti, di blindati e di raglioni! Concludo il mio intervento in un minuto perché la cosa importante è quella del bypass del ponte Visconte, perché non vi è il bypass sul conte Granduca? Perché non vi è il bypass sul Conte granduca e solo del principe Visconte?

PRESIDENTE. Onorevole Duca, ha terminato il tempo a sua disposizione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, spero di dare un contributo di serenità ricordando al collega che ha appena parlato che siamo solo al primo anno di Governo e che le importantissime segnalazioni che lui ha fatto verranno tenute in debita considerazione per i prossimi anni: vedremo di rimediare. Non disperiamo, questa volta siamo stati un po' più bravi noi, la prossima volta, magari, sarete più bravi voi. Quello che è certo è che questo Governo sta dando risposte anche alle comunità locali, ai piccoli interventi che per troppo tempo sono stati dimenticati, inascoltati dal precedente Governo dell'Ulivo.

Quindi noi di questo siamo orgogliosi e continueremo su questa strada.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, al di là del tono e dei contenuti, mi sembra che l'intervento del collega Duca sia fuori contesto. Il problema essenziale è che il suo intervento non c'entrava assolutamente nulla con l'emendamento del quale stiamo discutendo. Forse, il collega Drago si riferiva all'articolo 19 con riferimento al quale il Senato, e lo sottolineo, grazie anche a tutti gli emendamenti proposti dall'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia), e sottolineo dall'opposizione, ha introdotto, rispetto ad una linea che abbiamo voluto mantenere alla Camera dei deputati, esattamente questo mercimonio; l'opposizione al Senato ha voluto prevedere le stradette, le stradinie (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia) e quant'altro, mentre noi, con responsabilità (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), avremmo voluto evitare che nel collegato ciò accadesse.

In primo luogo, l'onorevole Duca, oltre ad essere maleducato e non rispettoso della sede in cui siamo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia) deve assolutamente informarsi...

RENZO INNOCENTI. Falla finita!

MAURIZIO ENZO LUPI. ...perché la maleducazione diventa ancora più grave quando è ignoranza (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)! Detto ciò...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, adesso basta!

MAURIZIO ENZO LUPI. Detto ciò, signor Presidente, vorrei ritornare sugli emendamenti in esame che si propongono un altro obiettivo pertinente, come ha affermato il collega Vigni; mi riferisco agli identici emendamenti Lion 7.6, sottoscritti anche da Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima e Zanella, e Realacci 7.7, sottoscritto anche Iannuzzi, Reduzzi, Vigni, Vianello, Abbondanzieri e Raffaella Mariani.

Questi emendamenti introducono al comma 3, lettera a) talune previsioni. Come ha sottolineato la collega Abbondanzieri, al comma 3 si comincia ad individuare le eccezioni alla legge n. 109 del 1994, rispetto all'applicazione delle norme previste. Il suddetto comma è stato modificato dal Senato, ampliando, da una parte, la materia e specificando, dall'altra, le materie in esso contenute.

Il nostro voto su tali emendamenti, proposti dai due colleghi, è contrario proprio perché, nella sostanza, non vengono introdotte modifiche; si andrebbe però a modificare complessivamente il collegato consentendo una sua nuova rilettura che ci sembra in questo caso superflua.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso di intervenire.

Vorrei semplicemente segnalarle che vi è un limite oltre il quale, per evitare incidenti e contrasti, possiamo anche ritenere di non votare. Lei pensa che sia possibile, per un collega che di nobile ha solo il cognome, Duca (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania - Applausi polemici di deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), ...

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, chiedo la parola!

IGNAZIO LA RUSSA. ...poter tranquillamente valutare l'operato del Governo (operato di marioli, truffatori e non so che altro), nell'assoluta tranquillità, affermando successivamente che, da questa parte dell'emiciclo, vi sono ragliatori, cioè asini, cioè animali, mentre lei risponde, con un sorriso equidistante, dicendo: lei è andato fuori tema, fate silenzio? Non possiamo fare silenzio se lei non interviene per placare questa sorta di elegantissima e nobile attività (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

Noi rientriamo naturalmente in aula, ma la invitiamo ad essere attento a queste nobili frasi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. La ringrazio anch'io onorevole La Russa. Come ha potuto notare, avevo appena sostituito il vicepresidente Biondi e, pertanto, non mi sono ben reso conto di ciò che lei ha detto sia accaduto. Non mi sono francamente reso conto di ciò.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, intervengo soltanto per ribadire che nel corso di queste ultime settimane di lavoro dovremo esaminare provvedimenti importanti e "caldi", sui quali è fisiologico ed anche positivo, che vi sia un aspro confronto politico nel merito delle questioni.

Sarebbe però opportuno, e credo ci si debba richiamare tutti indistintamente, fare in modo che questo confronto non travalichi mai il limite dell'offesa personale. Questo limite è stato più volte travalicato nel corso di questa legislatura.

Non è nostra intenzione riaprire una polemica su episodi già accaduti; tuttavia, temiamo che questo possa continuare a verificarsi. Invitiamo pertanto tutti i colleghi, naturalmente anche quelli dell'opposizione, a fare in modo che il confronto, anche aspro sia sulla polemica politica sia nel merito dei provvedimenti, non travalichi in offese rivolte ai colleghi della maggioranza e del Governo.

Questo sarebbe inaccettabile ed è pertanto doveroso richiamare l'Ufficio di presidenza affinchè assuma provvedimenti, - è già accaduto in passato -, che mi paiono in questa legislatura piuttosto tenui (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Innocenti. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, intervengo per dire che in quest'aula vi sono momenti nei quali la polemica è aspra e talvolta la parola è piuttosto "forte", come messaggio, ma mai è fuori tema.

Infatti, il collega che stamani è intervenuto a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo ha soltanto richiamato alcuni aspetti del provvedimento inseriti a pagina sessantadue del fascicolo. Richiamava questo.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. E che non hanno niente a che vedere con l'articolo 7!

TINO IANNUZZI. Era una interpretazione estensiva!

RENZO INNOCENTI. Non era quindi un problema di fuori tema. Se qualche collega della maggioranza si sente particolarmente colpito dal fatto che qualcuno gli ricorda quello che è stato da loro approvato al Senato o in prima lettura alla Camera, sono affari dei colleghi della maggioranza. Non è un problema di fuori tema!

Quanto poi alla questione delle offese, vede onorevole Vito, prima di lei ho ascoltato un capogruppo che ha offeso un collega componente di questa Assemblea. Credo che questo sia inaccettabile, come altrettanto inaccettabile è che avvenga su altre cose. Se vogliamo richiamarci, credo che è bene che le anime candide stiano calme; ci ricordiamo infatti i toni con cui sono state apostrofate colleghe donne più di una volta, ad esempio in occasione della discussione sul disegno di legge sull'immigrazione; credo che chi fa le prediche dal pulpito faccia bene a rimanere un po' più tranquillo! (Applausi della deputata Cima - Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).

LUIGINO VASCON. Le ho chiamate galline, se erano galline...

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, concordiamo anche noi, come gruppo delle Lega nord Padania, che non sia assolutamente questo il modo di porsi in aula. Lo abbiamo già segnalato più di una volta e siamo contenti che i colleghi, anche della nostra maggioranza, abbiano preso atto che alcuni comportamenti non possono essere tollerati.

Questi inviti li abbiamo rivolti costantemente alla Presidenza ed abbiamo sottolineato come talvolta vi fosse una sorta di atteggiamento di benevolenza nei confronti degli esponenti dell'opposizione che si possono permettere espressioni di determinato tipo.

Lo abbiamo sottolineato nel corso del dibattito sul disegno di legge sull'immigrazione, quando il termine "razzista" ed altri termini sono stati usati costantemente in maniera assolutamente denigratoria nei confronti di deputati di questo Parlamento appartenenti alla maggioranza.

Rinnoviamo dunque alla Presidenza l'invito ad essere più attenta su queste situazioni che portano poi a reazioni spesso vivaci che turbano il corretto svolgimento dei lavori. (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania ).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ringrazio anche tutti coloro che hanno richiamato ad una maggiore correttezza di rapporti, indipendentemente dalla naturale animosità della nostra discussione politica. Torniamo agli identici emendamenti al nostro esame.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Abbondanzieri.

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, vorrei sottolineare l'importanza dell'emendamento Realacci 7.7 per quanto concerne le questioni di merito, ricordando due pronunciamenti. L'altro giorno, l'onorevole La Russa, durante il dibattito sulle dimissioni del ministro Scajola, richiamava l'opposizione a parlare di merito. Lunedì, il ministro Lunardi ha rilasciato una vergognosa intervista, nella quale faceva riferimento ad un'opposizione che non parla di merito. La nostra esasperazione, relativa a questo provvedimento, deriva proprio dal fatto che voi non avete mai parlato di merito! Non avete mai dato risposte alle questioni che vi abbiamo posto su un tema delicatissimo, alle quali non solo andava risposto, ma che dovevano essere anche approfondite.

Vorrei far notare all'Assemblea che l'improvvisazione generale su questo provvedimento è nata con la legge obiettivo, si è dipanata con questo disegno di legge, dopodiché avete avuto la necessità...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Abbondanzieri.

MARISA ABBONDANZIERI. ...di inserire le norme nel decreto-legge sulle infrastrutture...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Abbondanzieri.

MARISA ABBONDANZIERI. ...e, da ultimo, l'ANAS...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Abbondanzieri. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vigni 7.6 e Realacci 7.7, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479 Votanti 478 Astenuti 1 Maggioranza 240 Hanno votato sì 214 Hanno votato no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 7.9.

Chiedo all'onorevole Vianello se i presentatori accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Vigni 7.9, di cui è cofirmatario.

MICHELE VIANELLO. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VIANELLO. Signor Presidente, un anno fa, il ministro Lunardi ed il Governo avevano iniziato un processo di riforma della normativa in materia di lavori pubblici ed uno degli scopi che si erano prefissi era quello di dare certezza agli operatori e rendere più trasparenti le procedure. Ora noi ci troviamo in presenza, invece, di due problemi che, contemporaneamente, possono rendere più difficile la vita degli operatori e più incerto il modo di procedere per la costruzione di opere pubbliche (anche di grandi opere pubbliche).

In primo luogo, come voi tutti sapete, si apre un contenzioso con le regioni, perché ci si potrebbe trovare in presenza di regole diverse per ogni singola regione, dal momento che non è stato assolutamente chiarito, all'interno dei processi legislativi, quali saranno le norme per gli appalti, ad esempio, in Piemonte, quali saranno in Lombardia, quali in Campania. Quindi, la grande preoccupazione degli operatori è quella di trovarsi in presenza di più mercati.

Inoltre, l'articolo 7, che con l'emendamento Vigni 7.9 noi vogliamo emendare, determinerà un ulteriore problema fra i vecchi e i nuovi concessionari: i vecchi concessionari potrebbero continuare ad agire con le norme legate alla vecchia legge Merloni, mentre i nuovi concessionari si troveranno ad operare con le norme della legge obiettivo. Quindi, come quest'Assemblea capirà, non ci troveremo in presenza di una semplificazione, di una maggiore trasparenza, della possibilità di agire meglio e in modo più celere, per gli operatori impegnati nella costruzione di grandi opere pubbliche, ma di una situazione ancora più complicata e più difficile: ogni regione con il suo sistema di appalti, i vecchi concessionari da un lato ed i nuovi concessionari dall'altro.

Questo Governo e questo ministro delle infrastrutture, che vorrebbero agire per dare trasparenza, per dare autonomia alle imprese, per creare certezze, per iniziare finalmente un'opera di modernizzazione del nostro paese, ci porteranno sicuramente all'interno di guazzabugli amministrativi, di ricorsi al TAR, di situazioni geografiche completamente diverse!

Cari colleghi, oltre ai problemi che poc'anzi il collega Duca sottolineava, sulle quali ritorneremo quando discuteremo dell'articolo 18, vale a dire una sorta di trattamento differenziato per i lavori pubblici nelle diverse parti del paese, ci troveremo anche in presenza di trattamenti differenziati per i singoli operatori. Tra qualche mese vedremo che cosa succederà con la maggior parte delle opere che vi siete prefissi di costruire. Il ministro Lunardi dice che l'apertura del cantiere non avviene quando si pone la prima pietra, ma quando si inizia la progettazione: lui se ne intende perché, naturalmente, da professionista della progettazione, è interessato più a quella che alla realizzazione delle opere. Lo vedremo tranquillamente nei prossimi mesi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480 Votanti 472 Astenuti 8 Maggioranza 237 Hanno votato sì 206 Hanno votato no 266).

Avverto che i deputati della componente dei Verdi del gruppo Misto che hanno partecipato alla votazione hanno erroneamente espresso un voto favorevole mentre volevano astenersi.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 7.10.

Chiedo all'onorevole Vianello se i presentatori accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Vigni 6.10, di cui è cofirmatario.

MICHELE VIANELLO. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VIANELLO. Signor Presidente, vorrei tornare nuovamente sul seguente concetto: si distingue tra vecchie e nuove concessioni. Quando parliamo di vecchie concessioni in materia di opere pubbliche, non ci riferiamo a qualche piccola operazione, opera (ad un segmento di strada, per esempio), ma a concessioni autostradali e ferroviarie. Il tema prevalente riguarda il mondo degli appalti.

Al Senato, è stata messa in atto un'operazione soprattutto da parte della maggioranza; vorrei ricordare - mi spiace soprattutto per il relatore - che qui alla Camera, in prima lettura, sono state svolte alcune osservazioni anche dai colleghi della maggioranza alle quali era stata fornita una risposta: non è impossibile portarle a casa. Poi, in realtà, la stessa maggioranza, al Senato, ha mutato le stesse regole. Quindi, probabilmente la maggioranza al Senato ha un peso ed un potere diverso rispetto a quella della Camera dei deputati. Quindi una serie di norme, soprattutto in materia di appalti, che, in prima lettura alla Camera, segnalammo come perniciose e scarsamente trasparenti, durante l'esame al Senato sono state modificate e la cosa ci fa molto piacere. Ma, attraverso quest'emendamento, vogliamo eliminare un punto estremamente importante. Non è possibile che, in materia di appalti, si previsto un diverso trattamento fra le vecchie e le nuove concessioni! Non è possibile che una parte del mondo delle piccole e medie imprese edili, riceva un determinato trattamento, rispetto alle opere delle vecchie concessioni, ed un altro rispetto a quelle delle nuove concessioni. Comprendete che, in questo modo, mettete in seria difficoltà una parte importante delle imprese edili veneziane? Quest'emendamento, non è un'invenzione dell'opposizione, delle nostre forze politiche; esso è il frutto delle richieste provenienti dall'ANCE, dalla Lega delle cooperative, dagli artigiani, vale a dire dagli operatori; essi ci chiedono di mettere mano ed una legge che rende meno trasparente il settore degli appalti (sappiamo bene cosa significhi, nel nostro paese, soprattutto nel sud, avere scarsa trasparenza nel mondo degli appalti), di dar loro maggiori certezze, la possibilità di lavorare e di non mettere tutto in mano a dieci, quindici grandi aziende che, da sole, determinano futuro dei lavori pubblici in Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il tema della tutela della concorrenza è fondamentale. Noi paghiamo un caro-bolletta assolutamente sproporzionato rispetto a quello degli altri paesi europei. Inoltre, siamo indietro nell'ambito della concorrenza sulle telecomunicazioni. A questo punto, non si capisce la necessità di compiere passi indietro nella concorrenza, anche in materia di lavori pubblici. In questo settore - è del tutto intuitivo - i maggiori vantaggi economici, i ribassi d'asta, i progetti e le opere più importanti derivano proprio dalla concorrenza.

Il collega Vianello ha già illustrato l'assurdità di questo doppio regime in materia di concessioni, oggetto di questo emendamento. Devo. Tuttavia, ricordare che, più in generale, vi sono degli esempi assai gravi di normative anticoncorrenziali. Lo stesso modello del general contractor lo è, perché, per interventi di grandissime dimensioni, si dà la possibilità ai general contractor di affidare liberamente l'esecuzione dei lavori di realizzazione, ponendo in grave difficoltà il mondo delle piccole e medie imprese italiane che, attraverso l'ANCE, hanno giustamente fatto sentire la propria voce, ma in modo, evidentemente, insufficiente rispetto alle modifiche necessarie.

PIERLUIGI MANTINI. Poi, abbiamo l'espansione dell'appalto integrato, la rottura del principio di separazione tra chi progetta e chi costruisce, il ritorno all'incubo delle varianti in corso d'opera ed anche la mortificazione di un mercato dei servizi di progettazione e di analisi di fattibilità, che era esploso in Italia, come segnalano le statistiche, negli anni recenti. Si prevedono ancora: la possibilità di realizzare direttamente le opere, cioè senza gara, a scomputo degli oneri di urbanizzazione, per importi al di sotto della soglia comunitaria; l'estensione ad libitum delle concessioni di opere pubbliche al di là dei 30 anni, con la possibilità, peraltro, di dare un corrispettivo ai concessionari oltre il limite del 50 per cento; la modifica delle società di trasformazione urbana, per cui i partner possono eseguire direttamente, senza gara, le opere di competenza delle società. Insomma, siamo di fronte ad un complesso di misure che, insieme a quella alla quale si riferisce l'emendamento Vigni 7.10, contribuiscono a determinare un arretramento notevolissimo dei principi a presidio di quella libera concorrenza che è imposta dagli articoli 4 e 81 del Trattato istitutivo della Comunità europea.

Noi siamo preoccupati per due motivi: questo sarà il secondo impegno non mantenuto da questo Governo tra quelli scritti nel noto contratto con gli italiani; il primo è, evidentemente - l'avete già detto voi, ma affronteremo il tema tra breve, quando esamineremo il decreto omnibus -, la riduzione delle tasse, che non vi sarà nella misura che era stata scritta del contratto, così come non si realizzerà, alla fine della legislatura, il sogno rappresentato dalle opere pubbliche. Inoltre, siamo preoccupati perché, con questo sistema e con la mortificazione della concorrenza, stiamo tornando esattamente a quell'Italia delle incompiute ben descritta nel libro di Guido Gentili: 'L'incompiuta. Dalle dighe mobili di Venezia allo stretto di Messina: storie di un paese bloccato', a quell'Italia fatta di inefficienze e di sprechi, di varianti in corso d'opera e di orde fameliche che concorrono a non realizzare le opere e le infrastrutture di cui il paese ha bisogno.

Ne siamo preoccupati seriamente, nell'interesse dell'Italia.

 

ALFREDO BIONDI. Avete governato per vent'anni! Di cosa vi lamentate?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 478 Maggioranza 240 Hanno votato sì 216 Hanno votato no 262).

 

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Iannuzzi 7.11 non accedono all'invito al ritiro loro rivolto dal relatore; passiamo, dunque, alla sua votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, poc'anzi, il collega Mantini ha segnalato come questo insieme di disposizioni, lungi dal costituire un'innovazione, comporta un ritorno a pratiche già conosciute: i meccanismi previsti sembrano ricopiati da concessioni che hanno avuto un grande sviluppo, in Italia, all'inizio degli anni settanta e che hanno portato ad una serie di fenomeni che, alla fine degli anni ottanta, sono degenerati, tanto che il Parlamento è dovuto intervenire con ripetute leggi per cercare di tornare, possibilmente, ad una gestione normale.

Vengono previste: la possibilità di concedere al general contractor ed al concessionario varianti in corso d'opera e persino prima ancora che i lavori abbiano inizio; la possibilità di esecuzione pluriennale delle opere oltre i venticinque ed i trent'anni; la possibilità di anticipazioni fino al 50 per cento degli importi ed anche oltre. Vengono previste, cioè, norme come quelle che hanno riguardato i piani di ricostruzione postbellica, serviti non già a realizzare le opere medesime, ma ad allungare i tempi di esecuzione, a triplicare o quadruplicare i costi rispetto a quelli di mercato.

Insomma, si fa davvero dell'Italia quello che è stato definito il paese delle incompiute!

Gli unici a trarre vantaggio da quelle opere erano appunto i concessionari, i loro sponsor, i loro amici, i loro sostenitori. Quindi, è quanto mai importante che questo articolo venga respinto e gli emendamenti approvati.

Colgo l'occasione, signor Presidente, per ringraziare il collega Parolo per il precedente intervento, e spero che nei prossimi anni l'elenco si possa allungare.

Devo invece manifestare una certa sorpresa per gli interventi del collega Lupi, il quale ha sbagliato in più di una occasione, perché nell'elenco che io ho citato, collega Lupi, ho fatto riferimento esclusivamente a quegli interventi licenziati dalla Camera, non sono ancora arrivato a quello del Senato. Quindi lei ha sbagliato, onorevole Lupi.

MAURIZIO ENZO LUPI. No!

EUGENIO DUCA. Sì, può leggere benissimo il resoconto. Non solo, lei ha sbagliato anche quando si è richiamato all'educazione o alla maleducazione, perché, come potrà vedere dal verbale, il mio intervento potrà essere stato sì ironico, ma non aveva nulla di offensivo; anzi se leggete quello che hanno scritto i resocontisti, vedrete quanti insulti sono piovuti da quella parte nei confronti di chi parlava. Andate pure a vedere.

Comunque, sul problema dell'educazione, penso che il dibattito sia aperto; adesso abbiamo il presidente della RAI che si sta preparando a fare il ministro dell'educazione del nostro paese; credo che sia già arrivato a dire che ci sono state tante favolette nel passato, come l'olocausto e i campi di concentramento. Quindi, di questo modo di fare educazione ne avremo in futuro.

Per quanto riguarda invece il collega La Russa non ho parole; abbiamo visto La Russa in opera in Assemblea e fuori. Lo abbiamo visto comportarsi in modo del tutto signorile anche nei confronti di alcune signore; lo ricordiamo tutti.

CESARE RIZZI. Presidente, ma insomma!

 

PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, l'onorevole Duca ha ancora 50 secondi.

CESARE RIZZI. Va bene, ma sto parlando di tutta la Camera, Presidente.

PRESIDENTE. Ho capito, ma se io adesso mi metto a sindacare quello che ciascuno dice sui vari problemi, guardate che qui si rischia che non parla più nessuno. Onorevole Duca, può andare avanti.

EUGENIO DUCA. Ho concluso Presidente.

PRESIDENTE. Bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannuzzi 7.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469 Maggioranza 235 Hanno votato sì 215 Hanno votato no 254).

 

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Vigni 7.12.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463 Votanti 462 Astenuti 1 Maggioranza 232 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 252).

 

Prendo atto che non ha funzionato il dispositivo di voto dell'onorevole Bornacin.

Ricordo che l'emendamento Mondello 7.26 è stato ritirato.

Chiedo all'onorevole Chianale se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Vigni 7.13 rivolto ai presentatori.

MAURO CHIANALE. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO CHIANALE. Le modifiche apportate al Senato, in particolare l'eliminazione dell'innalzamento della soglia di qualificazione, come facoltà offerta alle regioni e relativa ai soli appalti di competenza regionale mantenendo la soglia nazionale a 150 mila euro, è positiva. Le ragioni sono evidenti anche per i motivi bene rilevati dalla Commissione antimafia e per la necessaria armonizzazione del mercato, già in forte stato confusionale per la ridda di norme di modifica delle disposizioni dei lavori pubblici, disorganizzate e già in conflitto forte tra di loro.

Negli intenti di questo Governo queste norme avrebbero dovuto essere di accelerazione ed invece sono di forte freno e danno; anche su un aspetto innovativo e di forte spinta positiva messo in essere dall'articolo 8 della legge n. 109 del 1994, che ha istituito il nuovo sistema di qualificazione e di certificazione delle imprese ai fini della loro partecipazione alle procedure per l'affidamento dei lavori pubblici fino ai 150 mila euro, attuato da specifici organismi di diritto privato, le SOA, con il compito di attestare i requisiti richiesti. L'innalzamento della soglia di 258 mila euro e l'estensione a cinque anni della durata dell'efficacia della certificazione, seppure con una verifica entro il terzo anno, ha indebolito fortemente le società di qualificazione, che, avendo già pianificato loro attività sul termine di tre anni, sono in grave difficoltà.

Il sistema di qualificazione è garanzia di efficacia e di qualità dell'opera pubblica. Con il superamento delle fittizie categorie di iscrizione all'albo nazionale costruttori si presupponeva e si presuppone ancora adesso che sia necessario un forte incentivo a questi organismi di diritto privato, che magari potranno svolgere attività di qualificazione generica: manuali della qualità, consulenze in merito alla ottimizzazione delle attività produttive in campo edilizio o altre attività tese a migliorare l'organizzazione imprenditoriale, con chiarezza di compiti e di non influenza sulle attestazioni da produrre per la partecipazione agli appalti e sulle attività generiche di qualificazione.

È un ulteriore colpo al miglioramento delle imprese e quindi un ritorno ai vecchi rischi che le opere pubbliche siano mal fatte, magari, costando anche di più (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.

LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi è proprio vero che non c'è mai un limite al peggio.

Oggi celebriamo una data che forse a molti sfugge: ricorre l'anniversario dell'emanazione del cosiddetto decreto Biondi.

ALFREDO BIONDI. Grazie!

LORENZO ACQUARONE. Quando venne emanato, questo decreto fu, anche da parte anche mia, criticato pesantemente. Ebbene, il decreto Biondi rispetto a ciò che sta facendo oggi la Commissione giustizia è opera giustinianea (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

Detto questo e venendo all'argomento specifico dell'emendamento, mi chiedo se sia possibile, nel momento in cui verifichiamo che in America le borse crollano e l'economia trema perché le società di attestazione sono tutte molto criticate e giustamente criticabili, introdurre una norma grazie alla quale le società di attestazione possono fare anche altre cose.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore. Ditelo a Bargone!

LORENZO ACQUARONE. Francamente, mi associo pienamente a quanto detto poco fa dal collega Chianale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456 Votanti 453 Astenuti 3 Maggioranza 227 Hanno votato sì 205 Hanno votato no 248).

 

Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito a ritirare l'emendamento Iannuzzi 7.14.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannuzzi 7.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449 Votanti 446 Astenuti 3 Maggioranza 224 Hanno votato sì 193 Hanno votato no 253).

 

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Carbonella non ha funzionato.

Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito a ritirare l'emendamento Vigni 7.15.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455 Votanti 450 Astenuti 5 Maggioranza 226 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 250).

 

Chiedo all'onorevole Vigni se acceda all'invito a ritirare il suo emendamento 7.16.

FABRIZIO VIGNI. No, Presidente, insisto per la votazione e chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, con questo emendamento si propone di sopprimere una norma introdotta al Senato che complica, inutilmente, la vita alle piccole amministrazioni locali, prevedendo l'obbligo di intervento del responsabile del procedimento anche nel caso di affidamento di progettazione al di sotto dei 100 mila euro. Noi ne proponiamo l'abrogazione per non complicare inutilmente la vita alle piccole amministrazioni e mi sembra anche l'occasione giusta per far notare il terribile pasticcio cui Governo e maggioranza danno vita. Con questo provvedimento, infatti, si procede ad una deregulation per i grandi lavori, laddove, invece, sarebbe necessario garantire il controllo della pubblica amministrazione sulla qualità dell'opera, sui costi e sui tempi di esecuzione. Al tempo stesso, invece, si complicano le cose, rendendole addirittura più rigide rispetto alla legge Merloni, per quanto riguarda le piccole amministrazioni e le piccolissime imprese. Cioè si fa esattamente il contrario di ciò che si sarebbe dovuto fare. Se vi era un aspetto della legge Merloni che doveva essere semplificato - e in parte era necessario - era quello riguardante i piccoli lavori, le piccole amministrazioni, le piccole imprese. Invece, state facendo esattamente il contrario. È un amaro calice, come lo ha definito il relatore, che dovete bere, ma, faccio notare che è un amaro calice che vi siete riempiti con le vostre mani.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454 Votanti 451 Astenuti 3 Maggioranza 226 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 251).

 

Chiedo all'onorevole Abbondanzieri se acceda all'invito a ritirare l'emendamento Vigni 7.17 di cui è cofirmataria.

MARISA ABBONDANZIERI. No, Presidente, insisto per la votazione e chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, signor sottosegretario e ministro Lunardi, intervengo sempre nel merito dei contenuti.

L'emendamento Vigni 7.17 intende sopprimere una modifica apportata al Senato che, di nuovo, penalizza le piccole stazioni appaltanti, i piccoli comuni, nonostante le preoccupazioni manifestate dal vicepresidente dell'ANCI, onorevole Napoli, il quale, però, non ha fatto seguire alle sue dichiarazioni alcuna iniziativa emendativa che pure aveva, quasi in via definitiva, promesso. Per le piccole stazioni appaltanti, dunque per i piccoli comuni, si aggiunge l'onere, pesante, dei costi eccessivi relativi alle progettazioni.

Davvero non capiamo perché la maggioranza abbia voluto compiere questo blitz al Senato, soprattutto in considerazione del fatto che la giustizia amministrativa ha adottato alcuni provvedimenti sospensivi in questo senso e che, pertanto, sarebbe stato opportuno attendere l'esito definitivo. Non si è voluto attendere ed è stata inserita questa norma. L'ANCI, lo sapete, ha fortemente protestato; voi, invece, avete fatto finta di accogliere quanto vi è stato detto e, però, nulla è accaduto.

Dato che l'emendamento verrà bocciato, mi aspetterei che il vicepresidente dell'ANCI, l'onorevole Napoli, volesse almeno sottoscrivere un ordine del giorno con il quale impegnare il Governo ad affrontare tale questione in un altro provvedimento (quando si è voluto, questa strada è stata infatti percorsa).

Il ministro ritiene di aver costruito un reticolo di leggi, di disposizioni e di regolamenti che permetterà la realizzazione delle opere. Ebbene, vorrei dire al ministro - che oggi non è presente in aula: evidentemente considera il lavoro su tale provvedimento di pertinenza di altra categoria di persone - che sarebbe forse il caso di monitorare, con i suoi tecnici, la produzione legislativa di cui si è reso protagonista, a partire dalla legge n. 443 per venire ai provvedimenti di questi giorni ed al prossimo decreto-legge (che arriverà domani). Probabilmente il monitoraggio, se si tratta di ministro che ha messo a disposizione del Governo la sua professionalità e la sua onestà, gli permetterebbe di accorgersi del pericolo di "incartamento" in cui rischia di finire. Non so però se lui abbia messo a disposizione esclusivamente la sua professionalità, o anche dell'altro. Ritengo, pertanto, che farebbe bene a domandarsi, invece di rilasciare interviste anche assai approssimative circa i contenuti delle norme legislative approvate dal Parlamento, dove stia andando, perché siamo oramai di fronte a numerose sovrapposizioni. Come ho già avuto modo di dire, non è infatti così certo chi farà e che cosa farà, così come non è affatto sicuro che le opere della delibera CIPE prenderanno corpo e si concluderanno nel prossimo quinquennio. Anche lui, benché tecnico, dovrà renderne conto al paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, per cortesia! A sinistra, come a destra, che ognuno voti per sé! Vedo mani "plurime" ovunque!

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 446 Votanti 444 Astenuti 2 Maggioranza 223 Hanno votato sì 195 Hanno votato no 249).

 

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Iannuzzi 7.18 e Vigni 7.19.

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Iannuzzi 7.18 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento 7.18 a mia firma e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, onorevole colleghi, questo emendamento tende a sottolineare una questione che dovrebbe formare oggetto di estrema attenzione, estrema e responsabile attenzione, da parte dell'intera Assemblea. È un emendamento che riguarda alcune modifiche introdotte dal Senato all'articolo 19 della legge n. 109 del 1994, la cosiddetta legge Merloni.

Si tratta, più specificamente, dell'ampliamento dell'ambito delle ipotesi nelle quali è consentito il ricorso all'appalto integrato, che si configura come una forma di appalto, in qualche misura, di natura eccezionale nel sistema di realizzazione dei lavori pubblici, perché porta al cumulo, nel medesimo soggetto, di due attività che sono sempre state distinte, autonome e separate: da un lato, l'attività di progettazione esecutiva dell'opera e, dall'altro, l'attività di costruzione e di realizzazione del lavoro pubblico.

Ebbene, già nel corso della prima lettura alla Camera abbiamo svolto un intenso confronto per cercare di raggiungere un punto di equilibrio soddisfacente, che consentisse di prevedere la possibilità di ricorrere all'appalto integrato, accanto alle due ipotesi già previste dal comma 1 dell'attuale articolo 19 della legge n. 109 del 1994, soltanto per le opere pubbliche di più consistente rilevanza dal punto di vista economico, vale a dire soltanto per gli appalti che si collocano al di sopra dei 10 milioni di euro, ossia al di sopra o in corrispondenza di un valore di circa 20 miliardi di lire.

In prima lettura è stato compiuto questo sforzo, perché il cumulo delle due attività nel medesimo soggetto rappresenta una circostanza che dovrebbe essere circoscritta in termini assolutamente rigorosi e severi, così come è sempre avvenuto nella tradizione della legislazione dei lavori pubblici nel nostro paese. Infatti, per un principio generale e consolidato, la progettazione esecutiva è di spettanza della pubblica amministrazione, che conserva la possibilità di seguirla e controllarla in tutte le sue fasi, mentre l'attività di costruzione dell'opera pubblica è di spettanza del soggetto aggiudicatario al termine della procedura di incanto.

Invece, con la modifica che è stata apportata al Senato, si è creata un'autentica confusione legislativa e si è realizzato un autentico mostro legislativo: vi è, infatti, la possibilità di ricorrere all'appalto integrato, ai sensi del comma 1, lettera l), numero 1), per i lavori di importo inferiore a 200 mila euro (cioè al di sotto di 400 milioni di lire) e, ai sensi del comma 1, lettera l), numero 4), per i lavori di importo pari o superiore a 10 milioni di euro (cioè a circa 20 miliardi di lire).

Allora, delle due l'una: o l'appalto integrato serve per la realizzazione di opere di più piccole dimensioni o serve per quelle di più grandi dimensioni; non può servire a tutto e al il contrario di tutto; non può servire, contestualmente, per gli appalti più piccoli e per quelli di dimensioni e rilevanza economica più consistente.

Questo è un modo procedere, dal punto di vista della redazione delle norme legislative - consentitemi di dirlo - che dimostra l'assenza di ogni responsabilità, di ogni oculatezza e di ogni capacità del Governo e della maggioranza di dirigere la produzione di norme legislative serie, giuste ed equilibrate. Voi estendete l'appalto integrato in due direzioni diametralmente e intrinsecamente opposte. Non è possibile conservare una norma di questo genere, che appartiene sicuramente ad un modo di produrre legislazione non adeguato, non degno e non serio in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Prendo atto che anche i presentatori dell'emendamento Vigni 7.19 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Iannuzzi 7.18 e Vigni 7.19, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 451 Votanti 446 Astenuti 5 Maggioranza 224 Hanno votato sì 195 Hanno votato no 251).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 7.20.

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Vigni 7.20 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

 

FABRIZIO VIGNI. No, Signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'appalto integrato, mi piacerebbe sapere dal viceministro Martinat e dal relatore quale sia, a loro parere, il senso logico della riscrittura delle norme sull'appalto integrato nel testo che ci accingiamo ad approvare.

Come se non bastasse ciò che ha appena rilevato il collega Iannuzzi - ossia l'assoluta illogicità di prevedere questo strumento, da un lato, per i lavori di piccolissimo importo e, dall'altro, per quelli di grande importo - si aggiunge il fatto che, si badi bene, proprio per quella tipologia di lavori e, cioè, per i lavori ad elevata componente tecnologica o impiantistica, per i quali la legge Merloni già prevedeva l'appalto integrato, paradossalmente si rende più difficile il ricorso a questo strumento, perché viene elevata la quota relativa alla componente tecnologica o impiantistica dal 50 al 60 per cento.

Questo è l'aspetto ridicolo: per un verso si estende l'appalto integrato e poi lo si rende di più difficile applicazione proprio per quelle tipologie di lavori ad alta componente tecnologica ed impiantistica per i quali tale strumento era stato previsto dalla legge Merloni.

Credo che anche questo non abbia bisogno di alcun commento, ma mi piacerebbe poter conoscere una motivazione dal viceministro e dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456 Votanti 452 Astenuti 4 Maggioranza 227 Hanno votato sì 206 Hanno votato no 246).

 

Prendo atto che i dispositivi di voto degli onorevoli Giuseppe Gianni e Grillo non hanno funzionato.

Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Lion 7.21, Vigni 7.22, 7.23 e 7.24 e Realacci 7.25 non accedono all'invito al ritiro rivolto loro dal relatore.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lion 7.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455 Votanti 451 Astenuti 4 Maggioranza 226 Hanno votato sì 197 Hanno votato no 254).

 

Onorevole Lion, mi dispiace se prima non le ho dato la parola. Vorrà dire che non vedo qualcuno anche dell'opposizione, non solo della maggioranza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460 Votanti 456 Astenuti 4 Maggioranza 229 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 253).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.23, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461 Votanti 457 Astenuti 4 Maggioranza 229 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 257).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 7.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459 Votanti 455 Astenuti 4 Maggioranza 228 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 252).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 7.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459 Votanti 456 Astenuti 3 Maggioranza 229 Hanno votato sì 197 Hanno votato no 259).

 

Passiamo alla votazione dell'articolo 7.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Questo è l'articolo più impegnativo dell'intero provvedimento e, francamente, non so trovare altro termine per descrivere il comportamento della maggioranza e del Governo se non quello di "schizofrenia". Infatti, abbiamo il centrodestra della Camera che critica aspramente il centrodestra del Senato che dichiara di votare una legge che non piace. In queste stesse ore, mentre attraverso questo provvedimento si modifica la legge n. 109, in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici il presidente, nonché relatore del parere sul DPEF, chiede al Governo di riscrivere nuove norme della legge n. 109. In pratica, altro giro, altra corsa. Come capite bene, dunque, il termine di schizofrenia è perfino benevolo.

Siamo arrivati a questo punto perché la maggioranza, anziché scegliere la via - questa sì necessaria - di procedere ad un lavoro di manutenzione legislativa, di semplificazione, di aggiornamento della legge n. 109 facendone salvi i pilastri fondamentali, ha scelto la via di una destrutturazione feroce e di una deregulation. In seguito, però, non avendo una bussola precisa da seguire ed inseguendo di volta in volta interessi e richieste particolari, si è trovata di fronte a posizioni, al suo interno, di segno esattamente opposto che al Senato hanno portato, talvolta, ad irrigidire norme della legge Merloni. In tal modo, la regolazione dei lavori pubblici e la loro esecuzione è stata resa più complicata per quanto riguarda soprattutto le piccole amministrazioni e le piccolissime imprese.

A questo punto credo vi siano solo due commenti da fare per motivare la nostra dichiarazione di voto contrario. In primo luogo, avete la grave responsabilità di aver gettato il settore dei lavori pubblici di nuovo in una situazione di incertezza. In tal modo arrecate un danno serio a tutti gli operatori del settore e ritardate l'esecuzione di lavori pubblici. Inoltre, vorrei commentare questo articolo citando le parole usate nei giorni scorsi dal presidente dell'ANIEM, l'associazione delle piccole e medie imprese aderenti alla CONFAPI, che così ha commentato l'articolo 7: il testo uscito dal Senato sembra avere ulteriormente arginato il progetto governativo di destrutturazione dell'impianto normativo. Questo sostanziale insuccesso di una iniziativa fortemente pubblicizzata dal Dicastero delle infrastrutture costituisce un'ulteriore e definitiva conferma del fallimento della politica del ministro Lunardi.

Una politica - prosegue il presidente dell'ANIEM - caratterizzata da un totale isolamento, completamente indifferente alle istanze di un settore costituito per il 90 per cento da piccole e medie imprese e assolutamente priva di qualsiasi forma di confronto con le rappresentanze imprenditoriali e sindacali, fatti salvi alcuni fisiologici "contatti" con il mondo della grande impresa.

Questo, cari colleghi, è il giudizio senza appello proveniente anche dal mondo delle imprese sul terribile pasticcio e sulla mostruosità giuridica che state compiendo con queste modifiche "senza capo né coda" alla legge n. 109 del 1994.

Queste sono le ragioni per le quali esprimeremo un voto contrario sull'articolo 7.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, l'articolo 7 rappresenta indubbiamente una delle disposizioni di maggiore significato e pregnanza dell'intero provvedimento legislativo al nostro esame. Con tale articolo si realizza un tassello di quello strano destino, che questi primi 14 mesi di legislatura il Governo e la maggioranza hanno voluto imprimere alla disciplina legislativa dei lavori pubblici nel nostro paese. Si tratta infatti di uno strano - per certi versi bizzarro - destino, che rischia di essere drammatico per il comparto dei lavori pubblici nel nostro paese. Infatti in questi 14 mesi il Governo ha avuto in questa materia una serie di atteggiamenti estremamente articolati - per usare un'espressione nobile -, ondivaghi, confusi e contraddittori, che si riconducono sostanzialmente ad una scelta di fondo: quella di non avere nessun principio ispiratore chiaro, coerente ed organico nella materia della riscrittura delle regole così delicate di un settore nevralgico come quello degli appalti delle opere pubbliche.

Difatti, in questi primi 14 mesi abbiamo avuto dapprima la legge Lunardi (la legge n. 443 del 2001), con la quale per le grandi infrastrutture - che nella delibera CIPE del 21 dicembre scorso sono diventate ben 300 (quindi sono grandi, medie o micro infrastrutture) - e per una categoria misteriosa, dai contorni non ancora ben definiti, cioè gli insediamenti produttivi strategici di preminente interesse nazionale, il Governo ha ricevuto la delega da parte del Parlamento al fine di riformare, attraverso l'adozione di decreti legislativi, tutta una serie di punti qualificanti e decisivi della preesistente legislazione Merloni sui lavori pubblici. Peraltro proprio in queste settimane il Parlamento ha ricevuto lo schema di decreto legislativo del ministro Lunardi, per il relativo parere parlamentare. Mentre, pertanto, si è disegnato così un primo binario di riforme e di riscrittura della legislazione sui lavori pubblici, per le due tipologie di interventi cui accennavo prima (grandi infrastrutture e insediamenti produttivi strategici), è intervenuto il collegato alla Finanziaria per il 2002 in tema di infrastrutture e trasporti. In esso, all'articolo 7, si è operata una miniriforma "a pioggia", in maniera del tutto confusa e scoordinata della legge Merloni: siamo infatti partiti con un testo del Governo, completamente modificato, in prima lettura alla Camera, dalla XI Commissione e dall'Assemblea; al Senato poi vi è stata una riscrittura del testo già riscritto dalla Commissione e dall'Assemblea a Montecitorio; oggi infine abbiamo questo testo blindato.

Si tratta di una miniriforma della legislazione sugli appalti, che non si coordina con lo schema di decreto legislativo (in attuazione della legge Lunardi) all'esame delle competenti Commissioni parlamentari proprio in questi giorni.

Inoltre, proprio mentre ci stavamo accingendo alla parte terminale di questa terza lettura del collegato in tema di infrastrutture e trasporti, in una serie di interviste il viceministro Martinat ci ha detto che per la fine dell'anno in corso si approssima una Merloni-quater, un ulteriore intervento legislativo per riscrivere e modificare le regole in materia di appalti di lavori pubblici. E questo sarebbe il quarto intervento in appena 14 mesi. La conseguenza di tutto questo coacervo di scelte di posizione e di interventi legislativi del Governo è che non si ha nessuna chiara scelta di fondo in questo campo.

Rispetto al lavoro del Senato vi sono, certamente, aspetti positivi, come l'eliminazione della norma che consentiva alle regioni di elevare fino a 500 milioni gli appalti per i quali esentare il controllo di qualificazione delle imprese. Sono state

eliminate le norme pericolose in materia di subappalto, elevando dal 30 al 50 per cento il valore massimo e con un diverso sistema di computo dei noli a freddo.

Vi sono, poi, vari aspetti negativi, che permangono o si aggravano. Dal riferimento già fatto alla disciplina incomprensibile ed illogica dell'appalto integrato al permanere del criterio di giudica degli appalti pubblici mediante il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa, con la possibilità di introdurre modifiche e integrazioni al progetto posto a base della gara di appalto.

Con questo inserimento nell'articolo 21 della legge n. 109, facciamo rivivere il vecchio sistema dell'articolo 24, lettera b), della legge n. 584 del 1977, che ha condotto a conseguenze pericolose, negative e a patologie ed illegalità.

Rimane anche una riscrittura delle norme sugli incarichi di progettazione che, ammettendo il concorso delle società di ingegneria e di professionisti per tutti gli incarichi, anche per quelli di importo economico più ridotto, dà un colpo mortale al mercato delle libere professioni individuali e all'accesso ai giovani professionisti.

Per questo motivo il nostro giudizio sull'articolo 7 è totalmente negativo. State compiendo una scelta di assoluta confusione e contraddittorietà, che porterà il mercato dei lavori pubblici del nostro paese in un caos e in un'incertezza completa!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, ritengo sia doveroso da parte nostra fornire spiegazioni e replicare su alcune affermazioni emerse durante il dibattito sull'articolo 7, che sono o completamente infondate o travisanti rispetto alla normativa che stiamo approvando.

Intendo evidenziare alcune semplificazioni introdotte per le piccole stazioni appaltanti e per i piccoli lavori, senza dimenticare in premessa che questo disegno di legge, con tutte le sue contraddizioni, frutto di un lavoro difficile e svolto in tempi ristretti, ha comunque migliorato in senso generale tutta la normativa sui lavori pubblici.

In particolare, voglio ricordare la norma che migliora la durata delle società di attestazione a 5 anni con una verifica intermedia e correggere i colleghi precedentemente intervenuti, ricordando che per le SOA è prevista l'esclusività del lavoro e non la possibilità di svolgere altri tipi di attività. Inoltre, vorrei ricordare: le norme sulla finanza di progetto, che semplificano ed incentivano gli operatori privati ad intervenire nell'esecuzione delle opere pubbliche, pur mantenendo le garanzie e la trasparenza dovuta per la pubblica amministrazione; la disciplina delle concessioni, che prevede sì la possibilità di andare oltre i 30 anni previsti originariamente dalla legge Merloni, ma con una serie di garanzie e prerogative che devono essere verificate; l'incentivazione all'istituzione dei consorzi stabili; l'aumento di potere dell'attività svolta dall'Autorità di vigilanza nei lavori pubblici sulle SOA, nel caso in cui queste ultime non dovessero svolgere il loro lavoro in modo ottimale; l'introduzione della garanzia totale, la performance bond, su tutti i lavori superiori ad una certa entità. Tutto ciò per affermare che, sul piano generale, il disegno di legge è stato sicuramente migliorato.

Per quanto riguarda la semplificazione dei piccoli lavori, mi limito a ricordare che, grazie a norme approvate dalla Camera e dal Senato, oggi le stazioni appaltanti non hanno più l'obbligo di trasmettere all'osservatorio dei lavori pubblici tutti gli stati di avanzamento dei lavori inferiori a 500 mila euro, dovendo trasmettere solo l'informativa rispetto alla gara di appalto iniziale.

La Lega aveva chiesto ed ottenuto alla Camera che venisse trasmesso un elenco annuale di queste informazioni, anche per garantire un migliore lavoro dell'osservatorio; ma, inspiegabilmente, questa disposizione è stata soppressa al Senato.

Per quanto riguarda il piano triennale delle opere pubbliche, per i piccoli lavori fino ad 100 mila euro è previsto l'esonero e fino a un milione di euro le amministrazioni sono esonerate dal redigere il progetto preliminare contestualmente alle opere da inserire nel piano triennale.

Ricordo la possibilità di svolgere, finalmente, la trattativa privata per i lavori sino a 100 mila euro; a questa proposito, vorrei rivolgere una piccola critica anche alla Commissione antimafia che si è soffermata su altre questione ma ha taciuto, come tace l'opposizione, riguardo al fatto che, purtroppo, con la norma che stiamo per approvare, la trattativa privata sarà possibile senza nemmeno una gara informale. Quindi, le amministrazioni potranno assegnare direttamente i lavori sino a 100 mila euro senza alcun tipo di garanzia; noi della Lega nord, che siamo stati fautori della trattativa privata fino a 100 mila euro, riteniamo, però, che una gara informale avrebbe dovuto essere garantita, come previsto dal testo licenziato dalla Camera.

Ricordiamo che la validazione dei progetti deve avvenire soltanto sul piano tecnico, evitando di verificare altre questioni che causano seri problemi soprattutto per le piccole stazioni appaltanti. A proposito della possibilità di svolgere l'appalto integrato fino a 200 mila euro, vorrei richiamare gli interventi polemici svolti poc'anzi dai colleghi dell'opposizione: non è una contraddizione prevedere che l'appalto integrato possa essere svolto, oltre che per i grandi lavori, dove vi è una componente tecnica molto elevata, anche per i piccoli lavori. Infatti, per le stazioni appaltanti soprattutto di piccole dimensioni spesso è difficoltoso poter ottemperare a tutte le operazioni previste dalla legge Merloni. Ricordo anche che per lavori sino a 200 mila euro un progetto definitivo è già in grado di definire un adeguato livello di dettaglio e di garantire la corretta esecuzione dei lavori; in ogni caso, il testo che stiamo per approvare prevede la responsabilità del costruttore, in caso di varianti che dovessero determinarsi a causa di una non corretta progettazione preliminare, e l'obbligo di individuare il progettista dell'esecutivo già in sede di gara.

Quindi, crediamo che tutte le accuse strumentali accuse rivolteci siano da respingere al mittente; in ogni caso, vi è l'impegno formale dell'VIII Commissione Lavori pubblici della Camera a prevedere una modifica organica della legge n. 109 del 1994 di iniziativa parlamentare, come già scritto nel parere - che oggi voteremo - sul decreto delegato alla legge obiettivo. Questo anche per porre rimedio alle contraddizioni ricordate che, in gran parte, sono frutto anche del lavoro ostruzionistico portato avanti al Senato dall'opposizione; altrimenti, non si potrebbero spiegare i 3 mila emendamenti presentati al Senato sul provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Parolo, ha parlato un minuto e 27 secondi in più. Lei è della maggioranza, per cui vede l'indulgenza straordinaria del Presidente.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà. Onorevole Vendola, adesso a lei rivolgerò un richiamo subito, dopo cinque minuti.

NICHI VENDOLA. Signor Presidente, sarò telegrafico. L'articolo 7 è una radiografia che ci consente di vedere lo scheletro dell'intero provvedimento: è la radiografia di un'autentica regressione al caos nel settore degli appalti. Siamo al ritorno ad una giungla che consentirà a molte note belve del sottobosco dell'affarismo, della mala politica e della malavita di tornare a ruggire.

Come è stato più volte sottolineato, il provvedimento è anche un notevole esempio di sciatteria legislativa. Fa veramente specie notare come le insensatezza di scrittura e le insensatezze normative, che sono state sottolineate, abbiano trovato riscontro anche nella consapevolezza di settori del centrodestra: nonostante le argomentazioni del collega Parolo, che assomigliano ad un'arrampicata sugli specchi, il provvedimento è nel suo complesso una formidabile opera di deregolamentazione per le grandi opere.

Viceversa, è un insensato irrigidimento normativo per le piccole opere.

Dunque, siamo dinanzi ad una vicenda che è anche sintomatica della insensibilità del centrodestra nei confronti di quella che possiamo chiamare democrazia del territorio, insensibile agli appelli che giungono dall'ANCI, insensibile alle necessità dei piccoli operatori della vita economica. Aggiungo che è figlio di un sublime e paradossale ping-pong polemico tra il centrodestra della Camera e il centrodestra del Senato. Ma questo ping-pong, questa sciatteria, questa caoticità non debbono trarci in inganno, perché altrimenti ci sfugge la sostanza di un provvedimento.

Tutto quello che noi possiamo ascrivere agli errori di grammatica e di sintassi del legislatore, in realtà sono rivelatori sintomi di una realtà assai prosaica. In questo senso, oltre all'improvvisazione televisiva del ministro che non c'è, del ministro che non ci ritiene degni di interlocuzione, del tecnocrate che preferisce interloquire via etere, oltre alla facciata della sua sublime retorica sviluppista, c'è un progetto che è un danno per il paese, un danno per il drammatico bisogno di infrastrutture del paese. Resta il ministro Lunardi e la sua legislazione a mezzo stampa, che ne fanno sicuramente la Vanna Marchi delle grandi opere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464 Votanti 459 Astenuti 5 Maggioranza 230 Hanno votato sì 253 Hanno votato no 206).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 2).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per l'VIII Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 8, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore per l'VIII Commissione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Vigni 8.1 non accedono all'invito al ritiro rivolto dal relatore e dal Governo.

Passiamo, dunque, alla votazione di tale emendamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.

NICOLA ROSSI. Signor Presidente, c'è una domanda alla quale molti di noi, tanto dai banchi della maggioranza, quanto da quelli dell'opposizione, non riusciamo a dare risposta. Cosa mai ha in mente di fare il Governo con Sviluppo Italia Spa? Infatti, l'unica idea chiara è sembrata averla quando si è trattato di rinominare gli organi di Sviluppo Italia Spa, ma da quel momento in poi vi è stato il buio più assoluto. C'è un piano industriale di cui non si vede la luce; si è promesso di azzerare il prestito d'onore, lasciando per strada parecchie migliaia di giovani e poi si è tornati indietro; si è scavato nei cassetti dei ministri del centrosinistra, scoprendo la vera vocazione di Sviluppo Italia Spa - e scrivendone nel Documento di programmazione economico-finanziaria -, ossia l'attrazione di investimenti dall'estero.

Ora si scopre con questo articolo che si vuole far fare a Sviluppo Italia anche la finanza di progetto. Di grazia, vorremmo sapere a quali condizioni? A condizioni mercato? Se così è, non si vede perché debba farlo Sviluppo Italia. A condizioni non di mercato? In questo caso, vorremmo sapere con quali soldi. Oppure, questo articolo non significa niente, ma in realtà non crediamo che sia così. Probabilmente, anche questo articolo significa una cosa che abbiamo già visto con Infrastrutture Spa. Si convoglia in società al di fuori del bilancio dello Stato la spesa per le opere pubbliche, con il risultato che vedrete scritto nel Documento di programmazione economica e finanziaria, di cui parleremo nella prossima settimana, che la spesa in conto capitale dello Stato non aumenta di una lira: semplicemente, si sposta fuori.

Ieri, il viceministro Micciché si è un po' inalberato con i presidenti di regione perché questi non vanno alle riunioni sul Documento di programmazione economica e finanziaria. Abbiate pazienza: nessuno ha tempo da perdere! Il Documento di programmazione economica e finanziaria non dice una riga - intendo dire sul Mezzogiorno - che non fosse già scritta nei documenti di programmazione degli anni passati, in particolare, degli ultimi nella passata legislatura.

Ripeto, nessuno ha tempo da perdere per discutere cose già note, oppure per sentirsi propinare idee come questa. Quando avrete una qualche idea decente sul Mezzogiorno, forse qualcuno vi starà a sentire (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 8.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465 Votanti 460 Astenuti 5 Maggioranza 231 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 257).

 

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, avrei voluto intervenire in precedenza, solo che non sono stato visto. Volevo ricordare al collega di Sviluppo Italia Spa che questo Governo forse sta cercando di mettere un po' i conti a posto visto che nel 2001, prima delle elezioni, sono stati spesi soldi per gli anni 2002-2003-2004, prendendo in giro i giovani per l'autoimpiego e per l'autoimprenditorialità, per il titolo 1 e per il titolo 2 (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Personalmente, nei giorni scorsi, ho portato tanti giovani del sud a Sviluppo Italia Spa per far dire loro che i soldi non vi erano e non a causa di questo Governo, ma a causa del vostro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Vigni 8.2.

Chiedo all'onorevole Vigni se accolga l'invito rivoltogli a ritirarlo.

FABRIZIO VIGNI. No, Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, non vi sono solo le domande su Sviluppo Italia Spa poco fa ricordate, ma vi sono anche domande su Infrastrutture Spa. Ancora 48 ore fa la Corte dei conti è tornava a chiedere chiarimenti al Governo, il quale non li ha forniti, come a noi risulta. Riguardo Infrastrutture Spa pensiamo che non è sbagliata in sé la ricerca di risorse aggiuntive per le infrastrutture, ma che per il modo in cui è stato costruito quel sistema perverso di scatole che lega Patrimonio dello Stato Spa ad infrastrutture Spa, si può al tempo stesso avere un rischio di indebitamento occulto ai danni del bilancio dello Stato e ipotecare una parte del patrimonio pubblico: in particolare, i beni ambientali e culturali che non dovrebbero essere in alcun modo messi in discussione nella loro integrità. Vi è, inoltre, un terzo rischio che, peraltro, anche esponenti della maggioranza - a cominciare dal Presidente Armani - hanno più volte sottolineato. Vi è il rischio che di Infrastrutture Spa si voglia fare una sorta di nuova IRI. Il rischio è tanto più forte laddove si prevede che Infrastrutture Spa intervenga, non solo per realizzare opere pubbliche, ma anche più genericamente per interventi di sviluppo economico. Ebbene, il senso del nostro emendamento è quello di specificare che, quanto meno, le funzioni di Infrastrutture Spa sono legate esclusivamente alla realizzazione di opere pubbliche, così come era stato previsto in Commissione al Senato e che poi, in maniera incomprensibile, l'Assemblea del Senato ha cancellato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 8.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452 Votanti 448 Astenuti 4 Maggioranza 225 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 245).

 

Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito a ritirare l'emendamento Vigni 8.3.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 8.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454

Votanti 446

Astenuti 8

Maggioranza 224

Hanno votato sì 199

Hanno votato no 247).

 

Prendo atto che i dispositivi di voto degli onorevoli Buontempo e Berruti non hanno funzionato.

Onorevoli colleghi, vi è un problema di tempi anche se faccio finta di non accorgermene.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Iannuzzi 8.4.

Chiedo all'onorevole Iannuzzi se accolga l'invito a ritirarlo.

 

TINO IANNUZZI. No, Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo sottolineare che, alla luce della scelta che è stata compiuta al Senato di utilizzare l'esperienza e la professionalità di Sviluppo Italia Spa per poter realizzare interventi nelle aree depresse, anche mediante il ricorso allo strumento del project financing, vi è una pericolosa possibilità di sovrapposizione di ruoli e di competenze con Infrastrutture Spa, come è stato indicato anche dal collega Vigni. I compiti prevalenti e preminenti di Sviluppo Italia Spa debbono rimanere quelli sanciti dalla legislazione vigente. Sviluppo Italia Spa, che in questi anni ha accumulato una positiva esperienza, ha compiti precisi; ciò va detto e ribadito, respingendo le interpretazioni che anche poc'anzi sono state fornite. Tali compiti, in qualche misura, consistono nel promuovere e nell'incentivare l'imprenditorialità italiana all'estero, nel favorire l'afflusso di risorse e di capitali nel nostro paese che siano di supporto alla crescita delle nostre imprese.

Il suo compito deve essere anche quello di proseguire la positiva esperienza degli strumenti di promozione dell'imprenditorialità giovanile e dell'autoimpiego (creati fin dalla legge n. 608 del 1996), a cominciare dall'istituto del prestito d'onore che ha prodotto nel Mezzogiorno iniziative economiche valide ed importanti (che hanno retto e vinto la prova del mercato e della concorrenza), nonché nuovi posti di lavoro e nuova occupazione.

Respingiamo le strumentalizzazioni: il viceministro Miccichè, infatti, continua ad affermare che si tratta di uno strumento di grande validità, ma continua a non reperire i fondi e le risorse anche per la prosecuzione e l'ultimazione dei corsi di formazione, preordinati all'erogazione delle agevolazioni previste da questa normativa, che si stanno già approssimando al termine (essi hanno già compiuto il loro percorso significativo).

Anche per tali corsi, il CIPE ha annunciato uno stanziamento aggiuntivo di 23 milioni di euro che, sino ad oggi, non si sono visti. I corsi non sono ripresi, tradendo davvero, in questo modo, le aspettative di giovani che si sono messi in campo, dimostrando di avere valide iniziative imprenditoriali e di voler vincere, con le proprie forze e con il proprio ingegno, la sfida di trovare una attività confacente per poter condurre la propria vita.

Questo Governo continua a parlare di voragini, di buchi, di enormi sprechi che sarebbero stati compiuti dalla precedente amministrazione di Sviluppo Italia che, invece, ha operato bene, producendo risultati importanti. Continua a parlare, senza compiere alcun atto concreto: non eroga alcuna risorsa e non consente la prosecuzione di un'esperienza così positiva ed importante.

Il Governo e la maggioranza, pertanto, anziché evocare critiche astratte, ingiuste ed infondate, si assumano finalmente le proprie responsabilità e rispondano ai propri doveri (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, siamo seriamente preoccupati perché, anche con riferimento all'articolo 7 che costituisce sicuramente la parte centrale del provvedimento, vi è un sicuro ritorno al passato, un brutto passato! Una riforma di questo genere, senza un'idea o un disegno generale, non è in grado di pesare gli interessi in gioco, o meglio pesa solo alcuni interessi in gioco, comportando sostanzialmente un irrigidimento per le piccole imprese ed una deregulation totale per le grandi opere.

Con tale articolo si affronta il problema di Sviluppo Italia che, come hanno affermato molti colleghi intervenuti prima di me, si apre anche alla finanza di progetto. Se la finanza di progetto ha un valore di mercato, non si capisce davvero perché debba essere prevista con riferimento a Sviluppo Italia. Se, invece, non si rivolge al pubblico e deve essere finanziata dallo Stato, non si capisce come si faccia, senza dotarla di risorse.

Siamo seriamente preoccupati (già in occasione della previsione delle due società, Patrimonio Spa ed Infrastrutture Spa, abbiamo dimostrato la nostra preoccupazione) che si tratti semplicemente di società create per risolvere i trucchi contabili del Governo. Siamo fermamente convinti che Sviluppo Italia Spa abbia sicuramente prodotto nel nostro paese un risultato positivo e notevole, soprattutto nel campo dell'imprenditoria giovanile (e noi sappiamo che per il Mezzogiorno ciò è fondamentale).

Delle due l'una: senza soldi, come avevo già affermato, le nozze con i fichi secchi non si fanno. Pertanto, chiediamo fermamente al Governo, al sottosegretario Martinat, nonché al ministro Lunardi che venga espressa almeno una parola, ma una parola vera e seria. Non si possono vendere sempre trucchi od illusioni alle persone, perché, alla fine, questi giochetti vengono scoperti, vengono fuori.

Pertanto, le aspettative dei giovani sono tradite, l'imprenditoria sicuramente non si sviluppa; e che dire del prestito d'onore che ritengo sia una delle forme sicuramente più importanti per la creazione di posti di lavoro, anche con riferimento alla sua qualità, non solamente al nord, ma anche nel Mezzogiorno. Crediamo siano esperienze da rilanciare fortemente e da non considerare sostanzialmente come gusci vuoti che servono ad altro, vale a dire a risolvere trucchi finanziari e di bilancio di cui questo Governo sta diventando maestro.

In Europa, tuttavia, stanno cominciando a capirlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani)!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannuzzi 8.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 445

Votanti 440

Astenuti 5

Maggioranza 221

Hanno votato sì 200

Hanno votato no 240).

Prendo atto che il dispositivo dell'onorevole Buontempo non ha funzionato

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 459

Votanti 452

Astenuti 7

Maggioranza 227

Hanno votato sì 251

Hanno votato no 201).

(Esame dell'articolo 11 - A.C 2032)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso riferita (vedi l'allegato A - A.C. 2032 sezione 3).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la IX Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX commissione. Le Commissioni invitano al ritiro dell'unica proposta emendativa presentata; in caso contrario, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Raffaldini se acceda all'invito al ritiro rivoltogli dal relatore e dal Governo.

FRANCO RAFFALDINI. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro rivoltomi e chiedo di motivarne brevemente le ragioni.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, il comma 3 parla di ferrovie in gestione commissariale governativa. Nel secondo periodo sono state però tolte le parole: alle suddette società, ovvero il riferimento a queste ferrovie.

Il testo, così come è steso, può portare ad una dubbia interpretazione, nel senso cioè che la proroga del periodo delle gare valga per tutti e non soltanto per le ferrovie in ex gestione commissariale governativa.

Per questa ragione, va chiarito che il richiamo al comma dell'articolo-bis dell'articolo 18 della legge n. 422, va riferito alla seconda parte del comma, quella che disciplina le ferrovie in ex gestione commissariale governativa. In caso contrario, si contrasterebbe con i processi già avviati da alcune grandi regioni, per esempio dalla Lombardia che ha indetto le gare entro il 2002 e da alcune città di grandi regioni, come la Liguria e il Lazio.

Considerato che se fosse bocciato questo emendamento, sarebbe precluso un ordine del giorno che dà questa interpretazione, ritiro l'emendamento e chiedo al Governo di esprimere un parere positivo sull'ordine del giorno, come già il rappresentante del Governo aveva affermato in sede di Commissione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'articolo 11.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, si può ancora parlare? L'appello che noi rivolgiamo alla maggioranza e al Governo è nel senso di non votare questo articolo 11.

Un invito analogo è stato rivolto al Governo dall'Autorità garante, quando questa norma è stata inserita nel testo di legge, in sede di prima lettura della Camera, allorquando è arrivata una precisa nota da parte dell'Autorità garante sui pericoli che questo articolato comportava.

Le conseguenze, la reviviscenza cioè delle concessioni a TAV, oltre che sul piano giuridico, provoca enormi danni sulla spesa pubblica e, in definitiva, nei confronti dei cittadini italiani.

Questa norma è monitorata dalla Commissione europea ed è stata predisposta, nonostante il parere contrario di Ferrovie dello Stato, che dovrà pagare i costi di questo articolo. Inoltre, i cittadini italiani dovranno pagare somme enormi a quelle imprese che, tra i diversi pregi, hanno avuto quello di avere eseguito opere a costi altissimi, in alcuni casi, quelli più modesti, con rialzi del 20-40 per cento in più; in altri casi, con costi molto più elevati. Le conseguenze di questo articolo sono già evidenti.

È stato portato all'esame delle Commissioni competenti di Camera e Senato il primo addendum al contratto di programma 2001-2005 delle Ferrovie dello Stato e, su una cifra di circa 8 mila e 700 miliardi, oltre il 52 per cento si è dovuta destinare alle concessioni TAV. Per le altre linee ferroviarie italiane restano poco meno di 700 miliardi di lire e oltre 4 mila e 300 miliardi, invece, vanno alle concessioni di TAV, a quelle imprese che hanno il merito di realizzare opere in tempi lunghi e a costi esosi e di servirsi di imprese professionali legate a questo o quello.

Ad esempio, il viceministro Baldassarri, che si è anche autodelegato alle Ferrovie dello Stato - nelle interviste è delegato alle Ferrovie dello Stato - ha perfino sostenuto che, tra gli interventi della legge obiettivo e dell'addendum al contratto di programma, avrebbe previsto la realizzazione di un'intesa con la regione Umbria e con la regione Marche per il raddoppio della linea ferroviaria Civitavecchia-Orte-Falconara: circa duemila miliardi di lire, per attenersi alla cifra più bassa (il viceministro ha sparato anche un po' di più). Nella legge obiettivo non vi è traccia di quel finanziamento. Nell'addendum al contratto di programma, per la linea Civitavecchia-Orte-Falconara, sono previsti 0 euro, 0 lire.

Però, qualcosa che riguardi la linea Orte-Falconara è prevista: al punto 3.2 del parere del CIPE si dice che i lavori riguardanti quella linea non debbono più chiamarsi "ulteriore fase", "proseguimento del raddoppio", ma devono cambiare denominazione e chiamarsi "avvio dei lavori di raddoppio della Orte-Falconara" (che sono in corso da circa 15 anni). Quindi, la grande novità che è stata introdotta, la creatività - altro che finanza creativa, qui si tratta proprio di grande creatività! - consiste nel cambiare il nome ad alcune opere e definirle "avvio".

Io darei anche un consiglio, non so se al viceministro Baldassarri o al ministro Lunardi...

PRESIDENTE. Onorevole Duca, il suo consiglio è prezioso, ma in questo caso lei ha esaurito il tempo a sua disposizione. Passiamo ai voti.

Indìco...

ANDREA GIBELLI. Presidente!

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Gibelli, non l'avevo vista. L'onorevole Gibelli ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà. Sospendiamo la votazione sull'articolo 11, magari la possiamo fare nel pomeriggio...

ANDREA GIBELLI. La ringrazio, signor Presidente, per la sua sensibilità. Io vorrei invitare l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sull'articolo 11. Infatti, le considerazioni espresse poc'anzi sono assolutamente contraddittorie rispetto a tutte le critiche nei confronti del centrodestra che sono state avanzate proprio durante la discussione di questo disegno di legge collegato relativo alle infrastrutture.

Qui si dice che noi non vogliamo o non siamo capaci ex lege di fare avanzare le opere pubbliche in questo paese. Bisognerebbe ricordare cosa recita il nuovo articolo 11, il quale ripristina un contratto che era stato interrotto dalla legge finanziaria approvata dal centrosinistra. Questa interruzione del contratto tra TAV e general contractor avrebbe provocato la paralisi della realizzazione di tutte le opere pubbliche dell'alta velocità in questo paese! E non si è trattato di una recessione dal contratto sopraggiunta tra le parti, ma attuata con legge dello Stato!

Quindi, dal momento che si critica molto il nostro atteggiamento legislativo, vorrei chiedere agli esponenti del centrosinistra: che figura facciamo in Europa, se decidiamo per legge sui contratti stipulati tra due soggetti? Questa è la prima considerazione.

Senza dimenticare cosa sarebbe accaduto, vale a dire l'apertura di una serie di contenziosi che avrebbero impegnato risorse che, invece, sono destinate (come giustamente è stato evidenziato) alla realizzazione delle opere.

Inoltre, a chi è intervenuto durante le varie fasi del dibattito occorrerebbe chiedere come mai da questa condizione, prevista dalla legge finanziaria, si esclude, per velocizzare i lavori, la tratta Milano-Torino. Si fa, dunque, un'eccezione perché la volontà era un'altra, vale a dire mettere in gara tutti lavori delle opere pubbliche. Ciò, tuttavia, non si può attuare per i contratti già in essere con norme retroattive.

Invito l'Assemblea, dunque, a votare a favore di quest'articolo perché, attraverso di esso, realizzeremo quelle opere che, invece, il centrosinistra non è stato in grado di fare (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Bersani, oggi, non indossa la cravatta. Bisognerebbe restaurare le buone abitudini del passato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania). Proprio lei che è un uomo di un rigore emiliano...

PIER LUIGI BERSANI. Va bene, non lo farò più. Le chiedo scusa. Sarei rimasto mimetizzato se le parole dell'onorevole Gibelli non mi avessero indotto a rivolgermi a tutti i colleghi per ricordare loro di fare attenzione, perché le cose non stanno in questo modo.

Stiamo mettendo a rischio la più grande operazione di opere pubbliche esistente, in questo momento, nel paese. Mi spiace dover ricordare ai colleghi che, in questo momento, è in corso la più grande operazione di opera pubblica in Europa (Commenti)... si, l'Alta velocità è la più grande opera pubblica realizzata in Europa, inaugurata tre volte...

GIORGIO BORNACIN. Prima erano due, adesso sono diventate tre!

PIER LUIGI BERSANI. ...dal Presidente del Consiglio, compreso quest'ultimo ponte, a Lodi. È stata tutta cantierata dal centrosinistra. Respingo, con ogni forza, l'idea che il nostro intervento...

PRESIDENTE. Onorevole Bersani...

PIER LUIGI BERSANI. ...sui general contractor e sulle concessioni potesse far correre il rischio di un'interruzione delle ulteriori operazioni. È il contrario! Con questa norma mettiamo a rischio (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bersani.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468

Votanti 463

Astenuti 5

Maggioranza 232

Hanno votato sì 252

Hanno votato no 211).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 4).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Le Commissioni invitano i presentatori al ritiro di tutte le proposte emendative presentate, altrimenti il parere è contrario.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Vigni 13.1 non accedono all'invito a ritirarlo ed insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 13.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464

Votanti 458

Astenuti 6

Maggioranza 230

Hanno votato sì 207

Hanno votato no 251).

 

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lion 13.2 e Abbondanzieri 13.3.

Chiedo all'onorevole Lion se acceda all'invito a ritirarlo.

MARCO LION. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, il Senato ha introdotto all'interno dell'articolo 13, concernente l'attivazione degli interventi previsti nel programma di infrastrutture, come infrastruttura strategica, anche la portualità turistica e, in particolare, le strutture dedicate alla nautica da riporto. Ciò significa che, per queste opere, naturalmente, sarà consentito l'utilizzo di una corsia preferenziale e l'applicazione di una serie di procedure di esemplificazione - per noi, in realtà, deregulation - che questo provvedimento porta con sé.

Provengo da una città di mare e conosco benissimo le problematiche legate alla portualità turistica. In particolare, vorrei sottolineare - è per questo che, come deputati dei Verdi, chiediamo di sopprimere questo capoverso - che le opere legate alla portualità siano estremamente delicate per il nostro sistema marino e per le nostre coste.

Quindi, queste opere necessitano, semmai, di attenzione e di approfondimento estremi, per evitare quanto sta accadendo alle coste del nostro paese ed agli operatori turistici che lavorano sulle nostre spiagge. Realizzare nuovi porti turistici in maniera insensata, magari dietro sollecitazioni clientelari o localistiche, potrebbe mettere in pericolo, infatti, la sussistenza sia delle nostre spiagge sia di un comparto economico, quello turistico, particolarmente importante.

Vi sono, purtroppo, moltissimi esempi, nel nostro paese, di coste che si ritirano e di danni ambientali rilevanti, i quali sicuramente non sono ascrivibili a problemi atmosferici o al moto ondoso del mare ma, casomai, agli interventi che l'uomo ha realizzato lungo le coste medesime; e questo è un dato particolarmente importante. È importante, altresì, tenere presente che, per risolvere i problemi delle nostre coste, vengono spese, ogni anno, centinaia di miliardi di vecchie lire in scogliere (che, nei fatti, non risolvono il problema e, anzi, producono gli stessi effetti devastanti in aree vicine).

Quindi, chiediamo al Parlamento di riflettere su questa disposizione introdotta dal Senato e di sopprimerla.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Mazzarello se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Abbondanzieri 13.3, di cui è cofirmatario.

GRAZIANO MAZZARELLO. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, su questo tema ha già detto l'onorevole Lion. Ovviamente, io non ho la speranza che la maggioranza approvi questi emendamenti soppressivi del comma 3, capoverso, dell'articolo 13. Tuttavia, vorrei che almeno fosse chiaro su cosa stiamo votando.

Si tratta di un'aggiunta a quell'elenco delle famose opere strategiche che tutti noi diciamo essere già eccessivo (ognuno di noi sa che, quando tutto è strategico, nulla, in realtà, è strategico). Ebbene, il suddetto elenco si allungherà con la previsione delle opere per la portualità turistica.

Qui va fatta un'obiezione di fondo: le risorse che abbiamo a disposizione, per esempio, per le reti idriche, secondo questa disposizione, potremmo spenderle anche per la portualità turistica, il che implica che diminuiranno le risorse a disposizione delle reti idriche!

La portualità turistica rappresenta sicuramente un'occasione di sviluppo; ma, dove si verifica, questo sviluppo è finanziato con risorse private, anche se vi è comunque un serio controllo pubblico. Mentre si parla di project financing per le ferrovie, mettiamo la portualità turistica, settore nel quale vi sarebbe spazio per una presenza privata significativa in termini di volontà di costruzione delle opere, tra le opere pubbliche strategiche, cioè tra quelle che possono essere finanziate con l'intervento pubblico e, per di più, quando per la portualità sono previste risorse europee destinate agli obiettivi 1 e 2.

Voglio ricordare, inoltre - perché si tratta di un'altra complicazione che, come ha detto il collega Bersani, vi intralcerà - la misura che proponete per alcuni tratti dell'alta capacità (e c'è il rischio che, mettendo in discussione le regole della competizione e della competitività delle imprese, si inneschi un meccanismo che allungherà i tempi per l'esecuzione di quelle opere): anche in questo caso intervenite su di una materia già completamente trasferita alle regioni. In tal modo, con questo provvedimento, introducete un altro elemento di complicazione in un rapporto tra Stato e regioni che è già stato reso molto complesso da alcune scelte già fatte al riguardo.

So che non raccoglierete queste nostre osservazioni, ma credo che esse siano utili a farvi capire quali scelte sbagliate state compiendo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lion 13.2 ed Abbondanzieri 13.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444

Votanti 438

Astenuti 6

Maggioranza 220

Hanno votato sì 195

Hanno votato no 243).

 

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Abbondanzieri 13.5 non accedono all'invito al ritiro loro rivolto dal relatore.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Abbondanzieri 13.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 438

Votanti 433

Astenuti 5

Maggioranza 217

Hanno votato sì 190

Hanno votato no 243).

Passiamo alla votazione dell'articolo 13.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, farò una brevissima dichiarazione di voto. Voteremo no a questo articolo che riguarda la legge obiettivo per le seguenti ragioni. Primo, perché ci sono un po' di risorse, ma queste risorse sono del tutto insufficienti. Resta un divario enorme tra gli annunci fatti per le opere pubbliche e le risorse effettivamente disponibili. Secondo, perché si apportano modifiche alla legge obiettivo per quanto riguarda il rapporto Stato-regioni, ma sono insufficienti e non modificano il dato di incostituzionalità. Terzo, perché oggi stesso la Corte dei conti ha ricordato nuovamente come questa legge obiettivo sia di dubbia compatibilità comunitaria ed in contrasto con i principi europei di tutela della concorrenza. Quarto, perché siamo di fronte ad un terribile pasticcio, cioè il lungo elenco della delibera CIPE delle 276 opere, che diventeranno chissà quante con i porticcioli turistici. Nel frattempo, nel Dpef, il Governo indica quelle che dovrebbero essere le 21 priorità effettive su cui concentrare le risorse. Segnalo solo all'Assemblea che tra quelle 21 priorità effettive sarebbero escluse quattro opere strategiche come la variante di valico, la Grosseto-Fano, l'Asti-Cuneo e la 106 jonica, che invece erano state considerate dal Governo dell'Ulivo tra le 16 grandi priorità nazionale. Come se non bastasse il Governo è impantanato, i cantieri non aprono e gli unici che vengono inaugurati, come ricordava Bersani, sono quelli già avviati dal Governo di centrosinistra.

PRESIDENTE. Prima di mettere in votazione l'articolo 13, vorrei rivolgere il saluto della Camera dei deputati al Presidente della Repubblica di Lituania Valdas Adamkus, che è qui presente (Generali applausi). Naturalmente aspettiamo la Lituania nell'Unione europea al più presto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464

Votanti 459

Astenuti 5

Maggioranza 230

Hanno votato sì 255

Hanno votato no 204).

(Esame dell'articolo 15 - 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 5).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore di esprimere parere delle Commissioni.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Signor Presidente, invito al ritiro di tutti gli emendamenti. Altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti all'articolo 15 non accedono all'invito al ritiro rivoltogli.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 15.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459

Votanti 454

Astenuti 5

Maggioranza 228

Hanno votato sì 198

Hanno votato no 256).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 15.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455

Votanti 449

Astenuti 6

Maggioranza 225

Hanno votato sì 193

Hanno votato no 256).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 15.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452

Votanti 448

Astenuti 4

Maggioranza 225

Hanno votato sì 193

Hanno votato no 255).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 15.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458

Votanti 454

Astenuti 4

Maggioranza 228

Hanno votato sì 195

Hanno votato no 259).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 460

Votanti 447

Astenuti 13

Maggioranza 224

Hanno votato sì 389

Hanno votato no 58).

(Esame dell'articolo 16 - 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 6).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la IX Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, invito al ritiro dell'emendamento; altrimenti, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Mazzarello 16.1.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzarello 16.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 403

Votanti 400

Astenuti 3

Maggioranza 201

Hanno votato sì 174

Hanno votato no 226).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 417

Votanti 253

Astenuti 164

Maggioranza 127

Hanno votato sì 237

Hanno votato no 16).

 

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e dell'unico emendamento ad esso presentato (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 7).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la IX Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, invito al ritiro dell'emendamento Lion 18.1, altrimenti, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Lion 18.1.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lion 18.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 419

Votanti 414

Astenuti 5

Maggioranza 208

Hanno votato sì 182

Hanno votato no 232).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 431

Votanti 429

Astenuti 2

Maggioranza 215

Hanno votato sì 427

Hanno votato no 2).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 8).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, il disegno di legge collegato, anche se il Governo ne ha abusato, in verità, è, o

meglio dovrebbe essere, un provvedimento rilevante, tanto rilevante da evidenziare le linee portanti e strategiche della politica di settore che il Governo intende attuare.

Questo disegno di legge collegato è esattamente l'opposto; eppure la materia delle infrastrutture e dei trasporti è il cuore di una seria politica di sviluppo. Sarebbe stato necessario, quindi, fare una chiara scelta a favore del trasporto su rotaia ed a favore del trasporto via mare. Certo, servono anche grandi opere viarie da realizzare in accordo con le regioni e nel rispetto dell'ambiente che, non lo si dimentichi, è una delle risorse più importanti di cui, per fortuna, il nostro paese, ancora, può disporre. L'attivazione delle vie del mare, la realizzazione di tratte ferroviarie e l'ammodernamento di quelle esistenti, a partire da quelle del Mezzogiorno, insieme alla realizzazione ed al completamento di alcune importanti opere autostradali (come la Salerno-Reggio Calabria la cui ultimazione il Governo, purtroppo, ha rinviato al 2008) possono, tutte insieme, rendere più efficiente e più sicura la mobilità nel nostro paese. Si ricordi che nell'ultimo anno, sulle nostre strade, vi sono stati circa 8 mila morti. Quanti lutti, troppi lutti! Quante giovani vite sono state sacrificate a causa di una mobilità difficile ed insicura.

Non parlerò dalla necessità di dare trasparenza e rigore al settore degli appalti, dei subappalti e delle progettazioni che, come noto, sono settori facilmente inquinabili, sono settori facilmente a rischio che voi aggravate con il ricorso al sistema della concessione (basti pensare alla TAV) che, mi sia consentito, è stato il sistema migliore per favorire, da un lato le infiltrazioni mafiose e camorristiche, e, dall'altro, gli intrecci perversi tra tecnici, affari e politica. Quegli intrecci che hanno fatto e fanno lievitare i costi delle opere aggravando i conti pubblici che, detto per inciso, non vanno bene, nonostante la finanza innovativa del ministro Tremonti.

Questo disegno di legge collegato è un coacervo di norme poco trasparenti, molto confuse ed è anche un coacervo di tante piccole miserie politiche attribuibili alle pressioni di parlamentari della Lega nord e, in verità, non solo della Lega nord (c'è un elenco infinito di piccole opere).

Io credo che ciò non faccia onore a questo Parlamento, al suo ruolo ed all'autorevolezza di questa Assemblea.

Onorevoli colleghi, quando il Presidente Berlusconi, o meglio, l'allora candidato Berlusconi, si presentò alla trasmissione porta a porta con una lavagna ed un pennarello e si sbizzarrì nel risolvere, con un tratto di penna, i più importanti problemi infrastrutturali del nostro paese, egli, al di là della estemporaneità mediatica, eccitò la fantasia degli italiani, ne eccitò i sogni. Ebbene, con il contenuto dell'articolo 19 del presente provvedimento, quei sogni vanno in frantumi, diventano briciole, mance offensive anche per i cittadini e gli enti locali destinatari. Si tratta, infatti, di piccoli interventi che, per quanto degni, non dovrebbero essere decisi dal Parlamento, in quanto di competenza delle regioni.

Il Presidente Berlusconi, per un momento, fece sognare molti italiani, ma i sogni, si sa, svaniscono all'alba, e l'alba di questa maggioranza, di questo Governo, è finita da un pezzo. Ci auguriamo che tutti ne prendano atto (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà. Ne approfitto per ricordare che i gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e della Lega nord Padania hanno esaurito i tempi a propria disposizione. Mi attengo alla dichiarazione del Presidente Casini di questa mattina, il quale ha detto che non vi sarà "esazione fiscale". Colleghi, vi rivolgo però un appello per un utilizzo sobrio del tempo.

MICHELE VIANELLO. Signor Presidente, potevo anche non intervenire, senonché l'onorevole Lupi, nel suo discorso di questa mattina, ha imputato al Senato le colpe che, invece, con un preciso nome e cognome, sono nate durante l'esame in prima lettura del provvedimento alla Camera. Bisogna ricordare che questa sorta di mercimonio di sottopassi e di circonvallazioni è nato come contropartita per il voto della Lega nord su un provvedimento chiaramente antifederalista.

È chiaro che i provvedimenti contenuti nell'articolo 19 rappresentano tutti interventi di competenza delle regioni o, quanto meno, di una seria programmazione nazionale. Si sono invece inseriti, in un provvedimento che riguardava la legislazione in materia di grandi opere strategiche, i sottopassi sotto casa di qualcuno. Come è possibile capire, questi sono provvedimenti che si adottano quando si redige il bilancio di un comune, di una provincia o di una regione, non quando si discute di bilancio dello Stato e di grandi opere nazionali. Quando l'allora non Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi andò in televisione con la sua lavagna ed indicò le grandi opere strategiche, non vedemmo la circonvallazione di Ponte di Legno, cosa che invece troviamo in questo provvedimento. Comprendiamo che il Presidente del Consiglio tutto vede e provvede, ma, francamente, non ci saremmo mai aspettati di ritrovare in un siffatto provvedimento anche i sottopassi sotto casa dei vari esponenti della Lega nord nelle diverse province del nord Italia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà. Onorevole Mancini, le ricordo il richiamo ai tempi che ho appena rivolto ai suoi colleghi.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, con questo provvedimento, e con questo articolo in particolare, stiamo avendo l'ennesima dimostrazione di come il Governo guardi con assoluto disinteresse ai gravi problemi che affliggono il Mezzogiorno. È noto il deficit infrastrutturale che patisce l'Italia meridionale: questa poteva essere, o meglio, doveva essere, l'occasione per intervenire. Invece, poco o nulla è stato previsto e poco o nulla sarà realizzato. Il paese sarà condannato a procedere con due differenti velocità, e questo nonostante nel sud stiano affermandosi realtà istituzionali ed economiche che meriterebbero maggiore sostegno. Penso a quanto accade in Calabria, ai gravi ritardi nel miglioramento delle reti stradali esistenti ed alla completa inattività nella progettazione di una nuova rete viaria e ferroviaria che consenta collegamenti più rapidi e più sicuri, alla quale si aggiunge la carenza nei servizi aerei e marittimi, per la cui soluzione sarebbe stato opportuno intervenire. È triste constatare che dal Governo i cittadini meridionali, e quelli calabresi in particolare, non avranno alcuna attenzione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà.

 

NICHI VENDOLA. Signor Presidente, intervengo solamente per dichiarare che con l'articolo 19 si passa dalla grande opera all'operetta. Con questa nota comica, che rappresenta, come dire, le incombenze di collegio di certi colleghi che si comportano come delle educande, siamo alla dimostrazione che anche la pompa magna del lunardismo avanza con le ombre delle peggiori clientele (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, intervengo, in primo luogo, per sottoscrivere a livello personale l'emendamento dell'onorevole Molinari ed altri e, in secondo luogo, per svolgere alcune considerazioni, che già questa mattina i colleghi dell'opposizione hanno ampiamente illustrato e sviscerato. Il provvedimento sottoposto alla nostra attenzione è contraddittorio e, comunque, determina confusione all'interno di un quadro legislativo abbastanza definito, anche se eravamo profondamente convinti, come abbiamo più volte sostenuto in Commissione e anche in Assemblea in prima lettura, che occorresse sostanzialmente modificare alcuni aspetti, partendo dalla legge n. 109 del 1994.

Come giustamente veniva sottolineato, ci sembra che con le modifiche apportate al Senato - in alcuni casi migliorative ed in altri casi sicuramente molto confusionarie - si sia determinata una condizione estremamente difficile. Come si faceva notare, le questioni che riguardano le grandi opere infrastrutturali, la legge obiettivo del ministro Lunardi e tutta una serie di dichiarazioni che, sistematicamente, vengono rese non soltanto sulla carta stampata ma anche attraverso le reti televisive, dimostrano sostanzialmente un grande fallimento di questo Governo.

Si tratta di un fallimento che si dimostra nei fatti: basti pensare a ciò che è accaduto ieri per quanto riguarda la questione dell'emergenza idrica nel Mezzogiorno. È stato necessario che la gente - esasperata per un problema vitale, non soltanto da un punto di vista civile, ma anche da un punto di vista produttivo per ciò che riguarda il Mezzogiorno d'Italia - si imponesse con la forza, perché si tenesse una riunione e si definissero alcuni aspetti.

Anche in questo caso, oggettivamente, si dimostra che non vi sono le condizioni materiali e, quindi, i finanziamenti per determinare un serio recupero idrico.

Entrando nel merito dell'articolo 19, credo che sia necessario riflettere, perché come giustamente è stato detto, partendo da un grande progetto volto a ristrutturare ed a mettere in piedi una serie di iniziative per le grandi opere infrastrutturali del nostro paese, alla fine con l'articolo 19 si determinano alcuni aspetti veramente puerili, anziché una politica infrastrutturale seria per un paese che deve essere serio e che, certamente, con questo Governo non lo è (lo ripeto: certamente, con questo Governo non lo è).

Non bisogna addebitare responsabilità e credo che l'onorevole Lupi non debba mentire, accusando l'onorevole Duca di dire cose non vere e mettendo in evidenza una certa ignoranza. Credo che occorra sottolineare che tali aspetti, che rendono ancor più contraddittorio questo provvedimento, dipendano soprattutto da situazioni politiche e di ingovernabilità all'interno di questa maggioranza. Occorre sottolinearlo con forza e bisogna anche sottolineare con forza ciò che è accaduto al Senato nel momento in cui sono state introdotte alcune modifiche. Quando si prevedono alcuni particolari interventi in aree del Mezzogiorno d'Italia, vorremmo capire con quale criterio essi sono stati definiti e se questi criteri possano essere addebitati agli aspetti clientelari di una gestione fallimentare di questo Governo, del suo ministro e anche dei suoi viceministri e sottosegretari.

Bisogna dirlo con chiarezza perché in questo provvedimento non c'è nulla che possa determinare le condizioni di sviluppo organico della rete infrastrutturale, del recupero ambientale, del riassetto idrogeologico. Credo che i cittadini del Mezzogiorno d'Italia stiano capendo le grandi prese in giro che questo Governo sta perpetuando sistematicamente nei loro riguardi.

Infine, ieri si è discusso sulle questioni pregiudiziali con riguardo alla situazione dell'ANAS Spa. Non so se le strade che oggi sono definite in questo provvedimento siano di attribuzione regionale. Credo che anche i colleghi della Lega, tra qualche giorno, al di là di quello che hanno fatto per inserire tali aspetti minimali all'interno di un provvedimento di questa natura, probabilmente si troveranno in grande difficoltà. Credo che anche ciò debba essere valutato per capire quanta confusione e quante difficoltà crei al paese questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di intervenire ancora una volta per chiarire come sia nato questo articolo all'interno del collegato sulle infrastrutture e per respingere al mittente le accuse di inciucio e di svendita dei principi di federalismo della Lega in cambio di qualche operetta al nord. Non siamo avvezzi a questo modo di fare politica e non intendiamo iniziare a farla adesso.

Le opere inserite nel collegato durante la prima discussione alla Camera richieste dalla Lega sono semplicemente le opere che erano state finanziate nella finanziaria 2002 e che nemmeno l'opposizione aveva stigmatizzato come scandalose. Se qualcuno dell'opposizione aveva qualcosa da dire avrebbe dovuto dirlo quando si è votata la legge di bilancio dello Stato. Nella tabella B sono stati accantonati i finanziamenti per realizzare le opere che oggi noi della Lega abbiamo chiesto di inserire nel collegato sulle infrastrutture. Vorrei chiedere a chi ha più conoscenza istituzionale di me quale sia lo strumento più adeguato, se non un collegato alla finanziaria, per rendere attuativi finanziamenti accantonati nella finanziaria.

Crediamo di aver tenuto un comportamento corretto sia nel metodo, sia nel merito. Infatti, si tratta di opere necessarie al territorio: il Governo dell'Ulivo ed i Governi del centrosinistra succedutisi negli anni hanno evitato di risolvere tali problemi che meritavano risposta. Respingiamo al mittente anche l'accusa di aver finanziato amministrazioni vicine alla Casa delle libertà o alla Lega nord. Gran parte dei finanziamenti erogati vanno a favore di amministrazioni locali governate dall'Ulivo e dal centrosinistra. Non mancheremo di riferire ai vostri sindaci ed ai vostri presidenti di provincia quale comportamento avete tenuto nelle aule parlamentari.

Per quanto riguarda la miriade di interventi inseriti al Senato non mi resta che criticare la bontà del Governo. Fossi stato io un rappresentante del Governo certamente non avrei ceduto di fronte alle pressioni in gran parte venute dal centrosinistra. Al Senato sono stati aggiunti la bellezza di venti interventi rispetto ai sette previsti in prima lettura alla Camera: gran parte di questi sono interventi per il sud richiesti dall'opposizione. Soprattutto, cari signori, si tratta di interventi privi di copertura finanziaria, tant'è vero che vengono finanziati sfruttando l'articolo 54 della legge finanziaria che prevede finanziamenti per la finanza locale. Quindi, andiamo a sottrarre soldi da un capitolo di spesa che già prevedeva fondi per la finanza locale per accontentare le rivendicazioni del centrosinistra avanzate al Senato. Con questo metodo di mercanteggiare la politica ancora una volta hanno dimostrato la natura che caratterizza la loro azione parlamentare.

Non ho altro da aggiungere, se non che siamo orgogliosi di aver dato delle risposte concrete ai bisogni della gente. Per quanto ci riguarda, le nostre richieste - lo ripeto - erano coperte da una corretta programmazione di bilancio; per il resto sono comunque risposte - anche quelle che avete chiesto voi - ad esigenze reali, tuttavia nel metodo certamente vi sarebbe molto da dire (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Abbondanzieri. Prima di darle la parola, onorevole Abbondanzieri, le ricordo che sull'articolo 19 e sul complesso delle proposte emendative hanno già parlato due deputati del suo gruppo. Ne ha facoltà.

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, intervengo allora a titolo personale.

Personalmente sono per rovesciare il ragionamento, soprattutto per un atto di benevolenza nei confronti dell'onorevole Parolo. La responsabilità di quello che è accaduto su questo articolo è del ministro dell'economia e delle finanze, il quale con questo articolo e con l'articolo 55 della legge Finanziaria ha distribuito 190 miliardi con la logica: "a Frà, che te serve?" Ovvero li ha distribuiti come se fossero i suoi. Questo è l'aspetto più vergognoso di questo articolo, il fatto cioè che sia stato consentito da parte del Governo di dare parere positivo, sia alla Camera sia al Senato, ad un'operazione di questo tipo: "a Frà, che te serve?"

Si faceva prima a tirare a sorte i deputati e i collegi interessati dalle strade, considerando che peraltro le strade in questo caso sono solo al Nord e solo al Sud. Per l'Italia centrale non c'è stato nessuno che ha potuto dire: "ministro, mi serve questo". E il ministro: "a Frà, che te serve?" (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore per l'VIII Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni sulle proposte emendative riferite all'articolo 19.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Le Commissioni formulano un invito al ritiro su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 19, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore, tuttavia precisando, con riferimento all'emendamento Piglionica 19.2, che si tratta di fondi che sono stati già assegnati all'ANAS; con riferimento invece all'emendamento Rotundo 19.3, vi è già l'intesa con la Conferenza dei servizi che i fondi vanno al comune di Galatina.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Adduce 19.1.

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE ADDUCE. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE ADDUCE. Presidente, credo che la logica di questo emendamento si riallacci al tema generale che l'opposizione ha sollevato su questo provvedimento e in particolare sull'articolo 19: cioè la contraddizione tra l'annuncio di un provvedimento generale sulle infrastrutture strategiche e l'approvazione invece di una miriade di opere di piccola dimensione, a carattere localistico.

L'emendamento in oggetto evidenzia però qualcosa di più grave. Infatti la Camera dei deputati, in prima lettura, aveva approvato forse una delle pochissime opere che hanno un carattere strategico: l'arteria che serve a collegare l'autostrada A14 con una vasta area compresa tra la Puglia e la Basilicata. Tale opera, che andava sotto il nome di infrastruttura a servizio del Bacino del Salotto dell'area murgiana (Puglia-Basilicata) è anch'essa inserita nella tabella b - citata prima dal relatore - della Finanziaria 2002. Proprio per questo ci permettemmo, in prima lettura, di sottoporre alla Commissione il relativo emendamento, che poi passò praticamente all'unanimità; pertanto, il testo giunto al Senato conteneva l'opera per la quale mi batto, affinché sia ripristinata, esattamente come questa Camera la volle.

In definitiva questa arteria costituisce il prolungamento di un'arteria più grande, che risolve il collegamento trasversale tra Puglia e Basilicata e che serve un'area industriale tra le più significative - non è esagerato affermarlo - a livello mondiale, vale a dire il Bacino del Salotto dell'area Puglia-Basilicata, della Murgia barese e materana.

Tale arteria oltre a consentire la mobilità delle merci, consente anche la mobilità di centinaia di migliaia di persone. Aggiungiamo che Matera non è collegata con nessuna arteria autostradale e neppure con le Ferrovie dello Stato e che l'area in parola è deficitaria in termini di infrastrutture, tanto è vero che è dotata, quanto a infrastrutture, di una percentuale intorno al 40 per cento, considerando cento il valore che riguarda la media nazionale.

Ebbene, tutto ciò viene smantellato attraverso l'emendamento approvato al Senato.

PRESIDENTE. Onorevole Adduce, la invito a concludere.

SALVATORE ADDUCE. Dunque, chiedo che quest'Assemblea ripristini semplicemente l'emendamento, così come era stato previsto dalla Camera dei deputati.

Ritengo sia nostro dovere mantenere un impegno che sia le Commissioni ambiente e trasporti sia l'Assemblea della Camera deputati avevano assunto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Prima dell'intervento del collega Adduce, c'erano stati degli interventi che paventavano la possibilità della presentazione di un emendamento soppressivo dell'articolo 19. Invece, è stata formulata la proposta di aggiungere questi finanziamenti. Quindi, non comprendiamo tali interventi.

Ognuno afferma che non bisogna mai concedere finanziamenti poi, quando si tratta di portare a casa un'ulteriore fetta del dolce, tutti sono disponibili.

Non abbiamo nulla in contrario ad ulteriori proposte, tuttavia ci infastidisce che questi ulteriori finanziamenti contenuti negli emendamenti abbiano inciso sul capitolo delle progettazioni, particolarmente importante per una seria programmazione futura. Il Governo potrà assumere un impegno con riferimento alle valutazioni di merito, ma noi siamo contrari all'approvazione dell'emendamento Adduce 19.1 (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Adduce 19.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450

Votanti 444

Astenuti 6

Maggioranza 223

Hanno votato sì 196

Hanno votato no 248).

 

Prendo atto che gli onorevoli Sabattini e Bandoli avrebbero voluto esprimere voto favorevole, anziché contrario.

Passiamo all'emendamento Piglionica 19.2. Chiedo all'onorevole Piglionica se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

DONATO PIGLIONICA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, viceministro, vi chiedo un attimo di attenzione.

Intendo sottolineare che l'articolo in questione stanzia, in un triennio, 13 miliardi di vecchie lire per un'opera il cui preventivo è 120 miliardi. Si tratta, quindi, di finanziare il 10 per cento dell'opera.

Va detto che l'opera, preventivamente progettata dall'ANAS, ha visto tutte le strade interessate declassificate a regionali e, successivamente, a provinciali. Dunque, la circonvallazione che l'ANAS dovrebbe realizzare intorno ad un comune collega solo strade provinciali e l'ANAS non ha più titolo ad intervenire e a realizzare una circonvallazione che collega solo strade provinciali.

Si tratta, in sostanza, di assegnare fondi ad un ente che non li utilizzerà, mentre l'ente deputato è notoriamente la provincia di Bari; altrimenti, i soldi non potranno essere utilizzati. Non comprendo. Avevamo richiesto che almeno fosse accettato un ordine del giorno. Vi è un rifiuto ad accettare un ordine del giorno che ha l'unico difetto di contenere del buonsenso.

È incomprensibile perché si assegnino all'ANAS fondi che l'ANAS non potrà utilizzare, non potendo realizzare una circonvallazione che è di competenza della provincia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piglionica 19.2, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 443

Votanti 431

Astenuti 12

Maggioranza 216

Hanno votato sì 185

Hanno votato no 246).

 

Passiamo all'emendamento Rotundo 19.3

Chiedo all'onorevole Rotundo se accolga l'invito rivoltogli a ritirare il suo emendamento 19.3.

ANTONIO ROTUNDO. Sì, signor Presidente, e ne motivo brevemente le ragioni.

L'onorevole Vendola ha parlato di operetta. Ho ascoltato il vice ministro Martinat dire che la soluzione del pasticcio combinato al Senato si troverebbe attraverso la Conferenza dei servizi. Vorrei esplicitare in maniera chiara come stanno le cose. Voglio pensare che di notte, nella confusione e nella furia lottizzatrice del Senato, mentre si dividevano le opere, siano stati commessi alcuni errori. Piglionica ne ha segnalato uno. Io ne segnalo un altro.

Signor viceministro, non si può insistere in quest'aula, dopo che in Commissione lei stesso, il relatore ed ogni membro della Commissione hanno dato atto che ci si trovava dinanzi ad un errore madornale, tanto è vero che gli uffici dell'VIII Commissione hanno contattato il Senato ed hanno invocato un errata corrige. Stiamo parlando della tangenziale di Galatina: mentre stiamo parlando, sono in corso i lavori del primo e del secondo stralcio, finanziati dall'ex Ministero dei lavori pubblici. Adesso voi ne finanziate il completamento - immagino - per errore, perché non voglio pensare che finanziate il comune perché è di centrodestra e non l'amministrazione provinciale che è di centrosinistra.

Qual è la verità? Signor viceministro, stamattina ho consegnato a lei, come alcuni giorni fa al collega Stradella, un parere dell'università di giurisprudenza di Lecce, fornitomi dall'amministrazione provinciale, in cui si dice, in maniera chiara, che il comune di Galatina - purtroppo, dico io - è incompetente ad utilizzare quelle somme. Rispetto alla blindatura del provvedimento da parte del Governo, avevamo concordato la strada stretta che io ritirassi l'emendamento e presentassi un ordine del giorno per cercare di risolvere il problema in via amministrativa. Oggi sento che il viceministro ha cambiato opinione.

Signor viceministro, non voglio credere che lei e il Governo siate stati condizionati dal ras della Puglia, da Viceconte, il suo sottosegretario (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo), il quale stamattina farfugliava con lei; quando ho invitato il sottosegretario a leggere come stavano le cose, l'ho visto infastidito.

Io ritiro il mio emendamento 19.3. Ho già formulato un ordine del giorno in cui chiedo che, nell'assegnare con decreto i fondi al comune di Galatina, il Ministero ponga il vincolo di trasferirli all'amministrazione provinciale, ove si dovesse accertare che il comune non può utilizzare quelle somme. In questo modo, mi sembra di fornire una soluzione ad un vero e proprio pasticcio (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo...

MAURA COSSUTTA. Il Governo?

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non chiede di parlare.

Passiamo all'emendamento Mattarella 19.4.

Chiedo all'onorevole Mazzarello se accolga l'invito rivoltogli a ritirare il suo emendamento 19.4

GRAZIANO MAZZARELLO. No, signor Presidente. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, qui c'è proprio la dimostrazione di quale errore abbiate fatto, a parte le questioni più sostanziali, a venire in aula blindati su questo provvedimento. In precedenza, il collega Piglionica faceva l'esempio di una strada provinciale le cui risorse sono andate all'ANAS. Ora io vi propongo un emendamento per correggere una cosa persino ridicola. In altre parole, il fatto che per progettare un'autostrada si danno le risorse a un comune presso il quale, forse, quell'autostrada non passa neppure. Come capite, siamo proprio ad un livello da ridere.

Quindi, da una parte, avete respinto il nostro emendamento precedente il quale proponeva che anche le province e le regioni potessero partecipare alle opere di compatibilità ambientale. Ora, invece, fate una cosa assolutamente estremista, ossia fate progettare un'autostrada a un piccolo comune presso cui quell'autostrada non passerà. Vi chiedo se non ritenete opportuno riflettere ulteriormente su questa blindatura sbagliata che avete dato al provvedimento.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, colgo l'occasione per ricordare ai colleghi, forse disattenti, che i fondi assegnati a un ente possano essere utilizzati anche su materia e su luoghi di cui non è competente l'ente medesimo con semplici accordi di programma.

Voglio fare un esempio per tutti. La tangenziale est di Cuneo, che è finanziata con il 48 per cento dall'ANAS, con il 48 per cento dalla regione Piemonte, con il 2 per cento dal comune di Cuneo e con il 2 per cento dalla provincia di Cuneo, ha avuto come stazione appaltante la provincia del Cuneo. Quindi, nulla esclude che in base agli accordi di programma con l'ente su cui si deve intervenire, poco importa a chi sono destinati questi fondi, che l'ente appaltante sia un soggetto diverso dall'ente su cui si interviene.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzarello 19.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 446

Votanti 436

Astenuti 10

Maggioranza 219

Hanno votato sì 197

Hanno votato no 239).

 

Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Mazzarello 19.5 insiste per la sua votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzarello 19.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448

Votanti 439

Astenuti 9

Maggioranza 220

Hanno votato sì 193

Hanno votato no 246).

Passiamo alla votazione dell'articolo 19.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, l'articolo 19 con ogni evidenza non è il peggiore articolo di questo provvedimento, c'è di molto peggio. Ad esempio, penso all'articolo 10, che assegna agli enti che avevano avuto le concessioni per l'alta velocità e che ne avevano fatto un pessimo uso per le tasche dello Stato e per l'efficacia e la tempistica dei lavori, una proroga abrogando una legge che impediva questa proroga. Ma è chiaro che questo articolo rappresenta per noi un banco di prova per capire che tipo di Parlamento avremo in questa legislatura.

L'onorevole Parolo ha detto una cosa anche giusta. Probabilmente, quasi tutte queste opere che vengono qui segnate sono delle opere utili e rappresentano da parte dei parlamentari che le hanno sponsorizzate - alcune di queste opere hanno nome e cognome - un atto di attenzione al proprio territorio. Tuttavia, è altresì evidente che queste opere rappresentano un precedente pericolosissimo nell'idea di leggi che noi vogliamo fare in questo Parlamento. Infatti, se ogni legge si trasforma in un suk in cui ognuno va a scambiare qualcosa per ottenere un piccolo favore, una strada, un raccordo, un sottopasso, credo che la qualità legislativa di questo Parlamento e la sua affidabilità nel paese decadrà.

Poi c'è una cosa che mi incuriosisce. C'è una leggenda metropolitana, che forse i parlamentari della maggioranza ci possono dire se è vera.

Si narra che il ministro Lunardi abbia inviato a ogni parlamentare della maggioranza una lettera in cui sono segnate alcune delle centinaia di opere previste - opere strategiche per il paese che, com'è noto, in gran parte non verranno realizzate perché rappresentano una lista della spesa senza finanziamenti e senza criterio - che ricadono nei loro rispettivi collegi, in maniera tale da poterle utilizzare propagandisticamente. Evidentemente, questa lista di opere non è ritenuta dai nostri colleghi abbastanza affidabile, perché, in caso contrario, non sarebbe necessario andare a strappare un marciapiede, un sottopasso, una piccola regalia nella notte. Voglio anche dire con chiarezza che i parlamentari del centrosinistra, che al Senato o alla Camera si sono prestati ad operazioni di questo tipo, si trovano sulla stessa lunghezza d'onda.

Mi auguro che questo provvedimento venga bocciato dal voto dell'Assemblea perché rappresenta la misura del tipo di Parlamento che abbiamo in mente. Il Parlamento che produce questo provvedimento rappresenta un'Italietta molto inferiore al paese che noi vogliamo costruire (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, penso che chi sta ascoltando in questo momento la discussione su questo articolo non può che essersi fatto un'idea del tutto deprimente del Parlamento. Vorrei, sul serio, che l'Assemblea avesse un sussulto di dignità o di intelligenza. Il problema non è pesare quanti di questi microfinanziamenti vanno al nord e quanti al sud, né vedere quanti vanno ad amministrazioni governate dal centrodestra o dal centrosinistra e neppure il fatto che, in parte, siano stati previsti o no dalla legge finanziaria: il problema è un altro. In questo caso, si finanziano piccolissime opere che sono di proprietà dei comuni e delle province, non si finanziano strade statali. Questo è il modo di procedere tipico di uno Stato ipercentralistico: infatti in uno Stato, non dico federalistico, ma quanto meno decentemente regionalistico, che rispetta le autonomie, lo Stato centrale - il Parlamento - programma e finanzia le opere statali e poi trasferisce risorse alle regioni, alle province e ai comuni che realizzano da soli le proprie opere. Altro che federalismo, siamo esattamente agli antipodi. Sono convinto - come ha detto poc'anzi il collega Realacci - che abbiano sbagliato anche quei parlamentari del centrosinistra che al Senato sono entrati in questa logica. Vorrei che il governo, il centrodestra ci dicesse - come noi diciamo - che una cosa di questo genere non dovrà più ripetersi perché è un insulto nei confronti dell'organizzazione decente dello Stato e del 99 per cento dei comuni che non avranno niente di queste briciole (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grotto. Ne ha facoltà.

FRANCO GROTTO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo dei Socialisti democratici. Siamo d'accordo con le valutazioni e le osservazioni fatte dai colleghi della minoranza; è evidente che questo articolo mette in chiaro la politica sulle infrastrutture di questo Governo e di questa maggioranza. Certamente, le opere elencate saranno necessarie, però in Italia, di opere come queste, ve ne saranno a migliaia. Una volta questo tipo di politica veniva chiamato clientelismo. Credo che questa rappresenti sicuramente una lista della spesa fatta - mi pare d'aver capito dall'intervento del collega Parolo - senza avere la sicurezza delle risorse finanziarie, senza avere i soldi. Questa lista è stata fatta in modo clientelare, sulla base di richieste, probabilmente, di singoli parlamentari o di alcune forze politiche. Credo che questo articolo metta in evidenza come questo Governo e questa maggioranza non abbiano le idee chiare, non prevedano una programmazione concreta in merito all'esigenza di costruire le infrastrutture indispensabili per il nostro paese.

Ci rendiamo conto che le risorse finanziarie per costruire le infrastrutture non saranno sufficienti per dare risposta a tutte le necessità. Proprio per questo riteniamo serio che un Governo, il quale voglia essere rispettoso e partecipe delle esigenze di un paese, dovrebbe fissare delle priorità che tengano conto, soprattutto, delle risorse finanziarie a disposizione.

Non si tratta di fare demagogia, ma bisogna essere concreti: credo che nemmeno il Presidente Berlusconi possa fare miracoli, specialmente in questo settore.

Affidarsi alla finanza di progetto per risolvere il problema delle grandi opere sia un'altra illusione. Si corre, pertanto, il rischio di illudere proprio quei territori che, da tanti anni, attendono la realizzazione di queste infrastrutture. I privati, giustamente dal loro punto di vista, investono solo se hanno la sicurezza di un ritorno (Commenti)...

PRESIDENTE. La componente Misto-Socialisti democratici italiani sta esaurendo il tempo a sua disposizione solo adesso; non l'aveva esaurito ancora. Prego onorevole Grotto.

FRANCO GROTTO. Nel ribadire il voto contrario del nostro gruppo sull'articolo in esame, invito il Governo a riprendere la strada della programmazione che tenga veramente conto delle priorità sulla base delle risorse finanziarie a disposizione. Solo in tal modo riusciremo a dare risposte concrete ai territori che le stanno attendendo da tanto tempo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 453

Votanti 438

Astenuti 15

Maggioranza 220

Hanno votato sì 239

Hanno votato no 199).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 9).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 456

Votanti 446

Astenuti 10

Maggioranza 224

Hanno votato sì 435

Hanno votato no 11).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 10).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 453

Votanti 442

Astenuti 11

Maggioranza 222

Hanno votato sì 438

Hanno votato no 4).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 11).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo alla votazione dell'articolo 23.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rognoni. Ne ha facoltà.

CARLO ROGNONI. Signor Presidente, mi dichiaro favorevole all'articolo 23 con riferimento al quale è stato ripreso un emendamento che avevamo presentato con lungimiranza alla legge finanziaria dell'anno scorso. Allora ci fu bocciato; oggi non possiamo non dichiararci soddisfatti davanti ad un saggio ed opportuno ripensamento del Governo.

Presidente, onorevoli colleghi, è trascorso un anno dai fatti del G8 di Genova; quei giorni del luglio 2001 hanno profondamente ferito la città di Genova e mi dicono che quella violenza, quella brutalità, di cui continuiamo a leggere le testimonianze davvero inquietanti, ha in qualche modo macchiato il nome di Genova sul piano internazionale, quasi che nell'immaginario di alcuni il nome di Genova possa essere assimilato a caos, a violenza e a guerriglia urbana.

Ora sa perfettamente che l'articolo 23, nei confronti del quale - lo ripeto - esprimeremo un voto favorevole, non nasce per ritrovare una qualche forma di risarcimento; esso, tuttavia, potrà sicuramente ed immediatamente creare le condizioni perché l'evento del 2004, Genova capitale europea della cultura 2004, sia un successo e contribuisca a ridare a Genova la giusta immagine che la città merita.

Credo sia dovere del Governo, nell'interesse di tutto il paese, adoperarsi affinché Genova sia pronta per un 2004 che la rilanci sul piano che più ci piace, quello culturale.

I finanziamenti indicati nell'articolo 23 sono previsti solo per interventi infrastrutturali, per restauri, per ristrutturazioni, vale a dire per la città contenitore. Abbiamo fatto 30, signori del Governo, ora dovremmo cercare di fare 31.

Il Governo, insomma, dovrebbe impegnarsi per reperire quei finanziamenti necessari per gli eventi culturali, per i contenuti. Si muove in questa direzione un ordine del giorno che abbiamo presentato e che ci farebbe piacere raccogliesse le firme anche dei nostri colleghi della maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 461

Votanti 459

Astenuti 2

Maggioranza 230

Hanno votato sì 456

Hanno votato no 3).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 12).

Avverto che l'emendamento Vigni 24.1 è stato ritirato.

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per l'VIII Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore della VIII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni invitano a ritirare l'emendamento Vigni 24.2, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Vigni 24.2 insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 24.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463

Votanti 459

Astenuti 4

Maggioranza 230

Hanno votato sì 207

Hanno votato no 252).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462

Votanti 459

Astenuti 3

Maggioranza 230

Hanno votato sì 258

Hanno votato no 201).

 

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 13).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 464

Maggioranza 233

Hanno votato sì 461

Hanno votato no 3).

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 14).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 465

Maggioranza 233

Hanno votato sì 465).

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 15).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per l'VIII Commissione ad esprimere parere delle Commissioni.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore per la VIII Commissione. Le Commissioni invitano al ritiro, in caso contrario, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti se accedano all'invito al ritiro rivolto loro dal relatore e dal Governo.

TINO IANNUZZI. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione dell'emendamento Realacci 27.1 e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che attraverso questo emendamento noi siamo favorevoli al ripristino del testo che era stato licenziato in prima lettura dalla Camera dei deputati.

Già nel confronto svoltosi in sede di Commissione lavori pubblici, noi avevamo dichiarato il nostro consenso su questa proposta normativa, perché si tratta di una proposta che va nella direzione dell'equilibrato, serio, nonché reale snellimento-semplificazione delle procedure. Va nella direzione di una effettiva ed equilibrata modernizzazione della pubblica amministrazione locale.

Quando infatti siamo in presenza di strumenti urbanistici attuativi ed esecutivi che sono conformi allo strumento urbanistico generale e che quindi non implicano varianti o difformità di destinazione rispetto al disegno urbanistico generale di un comune, non c'è, a nostro avviso, necessità di mantenere la competenza del consiglio comunale. È giusto invece snellire e semplificare le procedure, attribuendo questa competenza alla giunta. Del resto, su questa linea si era trovata anche un'ampia ed importante maggioranza.

Il Senato ha, a nostro avviso in maniera impropria e non corretta, eliminato questa previsione normativa. La blindatura del testo determina una rigidità inaccettabile, causando l'impossibilità di introdurre una misura di sana semplificazione che inserisce nella legislazione statale un principio generale di equilibrato snellimento che può servire - e deve servire - di riferimento all'intero paese.

Per questa ragione, noi sosteniamo che, dal momento che questo è un tema che è caro alla maggioranza e alla Casa delle libertà, ovvero quello della modernizzazione e della semplificazione, rendendo più agili, snelle ed adeguate le procedure dell'organizzazione amministrativa degli enti locali, questa è l'occasione per passare dalle parole ai fatti e per introdurre in questo caso una reale misura di semplificazione corretta ed equilibrata e non, come tante volte è accaduto, quando dietro le parole d'ordine della semplificazione e dello snellimento, avete introdotto soltanto deregolamentazioni selvagge, liberalizzazioni della iniziativa economica e dell'intervento dei pubblici poteri nella vita economica.

Per questa ragione, questo emendamento rappresenta una prova reale della volontà di introdurre modernizzazioni serie della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Prendo atto che anche i presentatori dell'emendamento Vigni 27.2 insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Realacci 27.1 e Vigni 27.2, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

 

(Presenti 466

Votanti 460

Astenuti 6

Maggioranza 231

Hanno votato sì 203

Hanno votato no 257).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 470

Votanti 277

Astenuti 193

Maggioranza 139

Hanno votato sì 264

Hanno votato no 13).

(Esame dell'articolo aggiuntivo 29.01 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo aggiuntivo Vigni 29.01 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 16).

Ricordo che la sua eventuale reiezione preclude l'esame dell'ordine del giorno a prima firma Giudice n. 21.

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per l'VIII Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore per la VIII Commissione. Il parere delle Commissioni è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Vigni 29.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470

Votanti 465

Astenuti 5

Maggioranza 233

Hanno votato sì 212

Hanno votato no 253).

 

 

BOZZE NON CORRETTE

 

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B - sezione 17).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 476

Votanti 273

Astenuti 203

Maggioranza 137

Hanno votato sì 263

Hanno votato no 10).

(Esame dell'articolo 31 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (vedi l'allegato A - A.C. 2032 sezione 18).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472

Votanti 462

Astenuti 10

Maggioranza 232

Hanno votato sì 462).

 

(Esame dell'articolo 34 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 19).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo alla votazione dell'articolo 34.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, noi voteremo a favore dell'articolo 34, anche perché al Senato sono stati approvati gli emendamenti che avevamo presentato alla Camera relativi alle misure di sostegno per le imprese armatoriali che esercitano il cabotaggio marittimo ed agli ulteriori contributi per l'eliminazione del naviglio vetusto, le cosiddette "carrette del mare", rifinanziando la legge n. 51 del 2001, che prevede un premio per questa demolizione. Proprio oggi, 17 luglio, la Commissione europea dovrebbe aver sciolto finalmente tutti i dubbi che erano stati avanzati su questa legge e che per oltre un anno - credo si tratti di un record - non sono stati debitamente affrontati dagli organi comunitari, comportando quindi la perdita di lungo periodo di applicazione.

Colgo l'occasione per dichiarare di voler sottoscrivere l'ordine del giorno Romani n. 9/2032-B/2 ed auspichiamo che queste misure, che erano in vigore in fino al 31 dicembre 2001 e che ora, con questa legge, vengono prorogate limitatamente all'anno 2002, trovino conferma anche negli anni successivi, se vogliamo evitare il fenomeno dell'abbandono delle imprese di armamento italiane nelle sedi di Genova, di Roma, di Civitavecchia, di Napoli, di Venezia, di Trieste e di tante altre città marittime. Infatti, questo comporta una forte perdita occupazionale e di occupazione di pregio e, purtroppo, già imprese importanti hanno avviato la procedura del trasferimento di sede nel registro internazionale di Madera o in quello della Gran Bretagna, con una perdita effettiva di occupazione qualificata nel settore marittimo che è molto pericolosa. Colleghi, nel corso dell'ultimo anno, l'Italia è passata dal secondo al terzo posto nella graduatoria delle flotte europee.

La raccomandazione che avevamo fatto al Governo era quella di accogliere gli emendamenti laddove fossero stati presentati per primi (quindi alla Camera dei deputati). Ciò non è avvenuto, ma è un bene che il Senato abbia corretto queste evidenti mancanze. L'altra raccomandazione che rivolgo al Governo è che queste misure vengano previste anche per l'anno prossimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarello. D'ora in avanti mi vedo costretto a dare un minuto di tempo per dichiarazioni di voto a titolo personale, poiché il tempo è abbondantemente terminato. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, il collega Duca ha già espresso chiaramente la nostra posizione. Oltre alla raccomandazione che egli ha poc'anzi espresso - che è fondamentale - vorrei farne altre due al Governo e approfittare della presenza del viceministro Martinat perché, purtroppo, il tema dell'economia del mare non è risolto da questo intervento: certamente esso fa compiere un passo in avanti, rispetto alle posizioni chiuse che avevate assunto alla Camera durante la discussione su questo provvedimento e sulla legge finanziaria, ma rimangono aperte due importantissime questioni.

La prima riguarda la formazione dei marittimi: rischiamo che gruppi consistenti di marittimi, non potendo ricevere l'attestato professionale, siano sbarcati dalle navi. Quindi, vi è il rischio che si paghi un prezzo altissimo in termini di occupazione: che i marittimi italiani scendano dalle navi.

In secondo luogo, vista l'assenza del Governo, la mancata iniziativa sul tema della security dentro i porti, rispetto alle possibili infiltrazioni terroristiche - mentre gli altri paesi si stanno muovendo, il Governo italiano non si è ancora mosso - rischiamo che i nostri porti vadano fuori mercato e, soprattutto, che nei commerci da e verso gli Stati Uniti, essi subiscano penalizzazioni. Chiedo al Governo di muoversi seriamente in questa direzione.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, sono lieto di intervenire dopo il collega Mazzarello per ricordare che il problema di cui all'articolo 34 non stava a cuore solo all'opposizione. In prima lettura alla Camera, il presidente Romani ed io, come relatore, avevamo presentato un analogo emendamento che, purtroppo, non ha trovato la copertura. Nel frattempo, durante l'esame del provvedimento al Senato, è stata trovata la copertura e siamo stati ben lieti di aver risolto questo problema.

Quanto al problema relativo alla formazione, vorrei ricordare al collega Mattarella che, anche in questo caso, vi è un grosso problema di copertura. Vi è anche qualche problema di tipo sindacale. Ricordo ad alcuni articoli comparsi ieri sugli istituti nautici e su alcune contrarietà da parte dei sindacati. Comunque, per risolvere questo problema, il sottoscritto ed il presidente Romani abbiamo presentato un ordine del giorno da esaminare al termine di questa discussione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 34.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 454

Votanti 448

Astenuti 6

Maggioranza 225

Hanno votato sì 437

Hanno votato no 11).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

 

(Esame dell'articolo 36 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo esame dell'articolo 36 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 20).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo alla votazione dell'articolo 36.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarello, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, ci asterremo dal votare. Ho ben chiaro, collega Bornacin, che manca la copertura finanziaria, ma occorre compiere delle scelte.

GIORGIO BORNACIN. Noi lo abbiamo fatto!

GRAZIANO MAZZARELLO. Non si possono penalizzare i settori produttivi cresciuti con una politica dei governi precedenti, riguardante tutta l'economia del mare.

GIORGIO BORNACIN. È un altro emendamento questo, un'altra cosa!

PIETRO ARMANI. Sei fuori tema!

GRAZIANO MAZZARELLO. A proposito dell'articolo al nostro esame, voglio insistere affinché, finalmente, si compia una scelta definitiva nella direzione dell'autonomia finanziaria delle autorità portuali. È inutile, infatti, far crescere il numero delle autorità portuali! Il punto fondamentale è che possano avere una loro autonomia e che possano averla già dai prossimi mesi, perché questa è anche la condizione per far fronte a tutti gli investimenti necessari - come quelli legati al tema che proponevo precedentemente, ossia la sicurezza dentro i porti - che si potranno certamente realizzare se vi sarà un iniziativa del Governo ed una capacità finanziaria degli enti destinati al governo dei porti.

PRESIDENTE. È chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lion. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, non voteremo questo articolo, tuttavia riteniamo utile ricordare all'Assemblea che in questo articolo era stato inserito un comma sul trasferimento dei beni demaniali ai comuni - la reiterazione del famigerato articolo 71 della legge finanziaria - che la Camera ha provveduto a stralciare. Poiché, purtroppo, negli ordini del giorno questa problematica viene riproposta al Governo, vorremmo che, su questo tema estremamente delicato riguardante il demanio pubblico e l'eventuale condono a tutti coloro che avevano realizzato opere abusive -, si iniziasse a fare un po' di chiarezza. Se vi sono, come viene sostenuto che in diversi ordini del giorno, dei casi riguardanti amministrazioni comunali ben determinate e delimitate, che emerga questo. Non si continui con una logica che, invece, è generalista, generalizzata e riguarda tutta Italia. Crediamo che il Senato, in questo caso, è abbia svolto un ottimo lavoro nell'evitare una vergogna per i nostri beni ambientali e per il nostro demanio.

Mi avvio alla conclusione, ricordando di evitare per il futuro l'inserimento di questo malefico articolo 71 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 36.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468

Votanti 271

Astenuti 197

Maggioranza 136

Hanno votato sì 266

Hanno votato no 5).

 

(Esame dell'articolo 37 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 37 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 21).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 37.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466

Votanti 264

Astenuti 202

Maggioranza 133

Hanno votato sì 262

Hanno votato no 2).

(Esame dell'articolo 38 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 22).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Duca, il quale ha un minuto. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non so se qualcuno abbia avuto modo di leggere, oggi, la pubblicazione degli ultimi dati sul trasporto ferroviario di merci: nell'ultimo semestre, il trasporto su ferro è diminuito del 12,2 per cento, proprio mentre si stanno facendo tutti i tentativi - così almeno viene detto - per spostare il più possibile il trasporto delle merci su ferro.

Orbene, abbiamo presentato alcuni emendamenti che cercano di risolvere talune incongruenze da noi rilevate nell'articolo 38 che, lungi dal facilitare il trasporto delle merci su ferrovia, introduce dei peggioramenti. Infatti, allorquando si definisce il trasporto combinato, mentre si include in esso il trasporto che ha origine su ferro o su strada, e viceversa, si esclude quello che ha origine o fine nel cabotaggio marittimo. Quindi, se un carico di merci passa dalla strada alla ferrovia, è riconosciuto il contributo; se, invece, lo stesso carico passa dal mare alla ferrovia, il contributo non è riconosciuto!

Quindi, vi invitiamo caldamente a correggere la disposizione o, quanto meno - e dovrebbe farlo il Governo - a dare assicurazione che la definizione di trasporto combinato comprende, benché non sia specificato nel testo, il passaggio dal mare alla ferrovia e viceversa.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 38 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la IX Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, invito al ritiro - altrimenti il parere è contrario - di tutte le proposte emendative presentate.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Duca 38.1 non accedono all'invito al ritiro loro rivolto dal relatore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 38.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453

Votanti 449

Astenuti 4

Maggioranza 225

Hanno votato sì 197

Hanno votato no 252).

 

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Raffaldini 38.2 non accedono all'invito al ritiro loro rivolto dal relatore.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raffaldini 38.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450

Votanti 445

Astenuti 5

Maggioranza 223

Hanno votato sì 195

Hanno votato no 250).

 

Chiedo all'onorevole Raffaldini se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Duca 38.3, di cui è cofirmatario.

FRANCO RAFFALDINI. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, questo emendamento intende correggere la dizione del comma 6, primo periodo, dell'articolo 38, in quanto, per favorire l'intermodalità si parla genericamente di sostegno alle imprese in generale.

Da una parte, con l'ultima legge finanziaria sono stati sottratti oltre 300 miliardi alle ferrovie proprio per il trasporto delle merci; adesso, con questa dizione così larga, non si intende rispondere, in realtà, al problema sollevato, proprio un minuto fa, dall'onorevole Duca, vale a dire sulla necessità di utilizzare la ferrovia per il trasporto delle merci in intermodalità.

Proprio un'ora fa, il ministro Lunardi, nel corso di un'audizione in Commissione, ha indicato la necessità di intervenire in modo robusto sul trasporto ferroviario, in particolare per il trasporto delle merci. Ora, mi pare che non cogliere, un'ora dopo, questa urgenza, questo buonsenso, questa politica dei trasporti che aiuti l'intermodalità ferroviaria, sarebbe un grave errore.

Io sono per approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 38.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463

Votanti 458

Astenuti 5

Maggioranza 230

Hanno votato sì 196

Hanno votato no 262).

 

Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Duca 38.4, 38.5, 38.6 e 38.7 non accedono all'invito al ritiro loro rivolto dal relatore.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 38.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469

Votanti 463

Astenuti 6

Maggioranza 232

Hanno votato sì 200

Hanno votato no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 38.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467

Votanti 462

Astenuti 5

Maggioranza 232

Hanno votato sì 202

Hanno votato no 260).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 38.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471

Votanti 465

Astenuti 6

Maggioranza 233

Hanno votato sì 198

Hanno votato no 267).

 

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 18,53)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 38.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456

Votanti 450

Astenuti 6

Maggioranza 226

Hanno votato sì 194

Hanno votato no 256).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462

Votanti 278

Astenuti 184

Maggioranza 140

Hanno votato sì 270

Hanno votato no 8).

(Esame dell'articolo 39 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 39 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 23).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la IX Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, invito al ritiro degli emendamenti, altrimenti il parere è contrario.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli emendamenti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raffaldini 39.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466

Votanti 452

Astenuti 14

Maggioranza 227

Hanno votato sì 198

Hanno votato no 254).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raffaldini 39.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454

Votanti 448

Astenuti 6

Maggioranza 225

Hanno votato sì 192

Hanno votato no 256).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raffaldini 39.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456

Votanti 451

Astenuti 5

Maggioranza 226

Hanno votato sì 195

Hanno votato no 256).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 39.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469

Votanti 278

Astenuti 191

Maggioranza 140

Hanno votato sì 271

Hanno votato no 7).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,55).

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori (Applausi).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Boccia, da questo applauso si capisce che lei è l'unico elemento unificante di questa Assemblea (Applausi).

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, per forza, perché sono l'unico che difende i colleghi dalle "angherie" della Presidenza che ci fa fare degli orari infernali (Applausi - Si ride).

Presidente, io le devo porre due questioni, però vorrei pregarla di una certa attenzione. Oggi ho letto, devo dire con molta soddisfazione (penso che tutti i colleghi possano essere altrettanto soddisfatti), che lei ha incontrato il Presidente del Consiglio Berlusconi e che ha affrontato alcune questioni che non solo io, ma tanti altri colleghi hanno sollevato in Assemblea: dalla sua partecipazione al question time all'eccessivo uso della decretazione d'urgenza, a tante altre cose.

Io, Presidente, vorrei chiederle la cortesia, atteso che ormai è sui giornali, di informare un po' l'Assemblea sulle conclusioni di questo incontro, che ha riguardato alcune disfunzioni che io più volte ho segnalato. Devo dare atto di questo e, finalmente, oggi esprimo il mio apprezzamento, il mio compiacimento, il mio ringraziamento. A questo punto vorremmo, però, che i risultati ci fossero comunicati e ci auguriamo che siano positivi.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, le risponderò sicuramente alla fine dell'esame di questo provvedimento (ci sono ancora pochi voti). Non ci sono dei segreti, le risponderò volentieri perché mi sembra giusto.

(Esame dell'articolo 40 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 40 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 24).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 40.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472

Votanti 468

Astenuti 4

Maggioranza 235

Hanno votato sì 464

Hanno votato no 4).

(Esame dell'articolo 41 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 41 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 25).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la IX Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO BORNACIN, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, invito al ritiro degli emendamenti, altrimenti il parere è contrario.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli emendamenti Lusetti 41.1, Panattoni 41.2 e 41.3.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 41.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469

Votanti 465

Astenuti 4

Maggioranza 233

Hanno votato sì 200

Hanno votato no 265).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Panattoni 41.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471

Votanti 466

Astenuti 5

Maggioranza 234

Hanno votato sì 199

Hanno votato no 267).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Panattoni 41.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475

Votanti 470

Astenuti 5

Maggioranza 236

Hanno votato sì 204

Hanno votato no 266).

 

Chiedo all'onorevole Lusetti se accede all'invito al ritiro dell'emendamento Gentiloni Silveri 41.4, di cui è cofirmatario.

RENZO LUSETTI. No, Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, l'articolo 41 riguarda il recepimento delle direttive comunitarie in materia di comunicazioni. Poiché questo recepimento non può riguardare, in alcun modo, la regolazione del sistema radiotelevisivo che richiede, credo, un ampio confronto parlamentare e non può risolversi in una semplice delega al Governo (come anche lo stesso ministro Gasparri, che oggi non è presente, ha assicurato nel corso di una recente audizione svolta in Commissione), questo emendamento è volto ad escludere l'emanazione di decreti legislativi aventi ad oggetto la regolazione dei mezzi di radiodiffusione sonora e televisiva.

Poiché vorremmo essere certi che questo articolo 41 non sia una sorta di cavallo di Troia che consenta poi al Governo di occuparsi anche di regolamentazione radiotelevisiva e che il Governo non ci stia prendendo in giro, chiedo che il Parlamento intero approvi questo emendamento perché ci mette al riparo da qualsiasi imboscata in materia.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei restanti emendamenti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gentiloni Silveri 41.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464

Votanti 457

Astenuti 7

Maggioranza 229

Hanno votato sì 199

Hanno votato no 258).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Panattoni 41.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461

Votanti 456

Astenuti 5

Maggioranza 229

Hanno votato sì 195

Hanno votato no 261).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Panattoni 41.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466

Votanti 461

Astenuti 5

Maggioranza 231

Hanno votato sì 198

Hanno votato no 263).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 41.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464

Votanti 459

Astenuti 5

Maggioranza 230

Hanno votato sì 201

Hanno votato no 258).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 41.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473

Votanti 468

Astenuti 5

Maggioranza 235

Hanno votato sì 204

Hanno votato no 264).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 41.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467

Votanti 462

Astenuti 5

Maggioranza 232

Hanno votato sì 201

Hanno votato no 261).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 41.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470

Votanti 464

Astenuti 6

Maggioranza 233

Hanno votato sì 200

Hanno votato no 264).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 41.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462

Votanti 456

Astenuti 6

Maggioranza 229

Hanno votato sì 198

Hanno votato no 258).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gentiloni Silveri 41.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473

Votanti 467

Astenuti 6

Maggioranza 234

Hanno votato sì 202

Hanno votato no 265).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 41.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479

Votanti 471

Astenuti 8

Maggioranza 236

Hanno votato sì 268

Hanno votato no 203).

(Esame dell'articolo 42 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 42 e dell'unico emendamento ad esso presentato (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 26).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per l'VIII Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCESCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Le Commissioni invita al ritiro dell'emendamento Iannuzzi 42.1, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Iannuzzi 42.1.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannuzzi 42.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476

Votanti 470

Astenuti 6

Maggioranza 236

Hanno votato sì 204

Hanno votato no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 42.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 474

Votanti 461

Astenuti 13

Maggioranza 231

Hanno votato sì 442

Hanno votato no 19).

(Esame dell'articolo 43 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 43 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 27).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 43.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478

Votanti 472

Astenuti 6

Maggioranza 237

Hanno votato sì 467

Hanno votato no 5).

(Esame dell'articolo 44 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 44 (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 28).

Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 44.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 485

Votanti 480

Astenuti 5

Maggioranza 241

Hanno votato sì 271

Hanno votato no 209).

(Esame dell'articolo 45 - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 45 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 28)

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la IX Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO BORNACIN, Relatore. Le Commissioni invitano al ritiro di tutte le proposte emendative, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Raffaldini, cofirmatario dell'emendamento Duca 45.1, se acceda all'invito al ritiro.

FRANCO RAFFALDINI. No, Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, questo emendamento intendiamo chiarire questa lettera dell'articolo che prevede che nel bando di gara che si farà per il trasporto pubblico locale non devono esserci elementi discriminanti o che non permettano una libera e trasparente effettuazione della gara. Così com'è scritto, però, questo principio tende ad essere allargato, non tanto al tradizionale, chiamiamolo così, trasporto pubblico locale (aziende di trasporto con autobus) ma può essere anche interpretabile nel senso di gare effettuate in campo ferroviario.

Per intenderci, questo potrebbe voler dire che, in caso di gare nel settore ferroviario per il trasporto regionale o locale, qualora risultasse vincitrice una di società di persone, le Ferrovie dello Stato dovrebbero cedere all'aggiudicataria i propri treni. Questo mi pare sbagliato, e, d'altra parte, tale possibilità è già stata bocciata al Senato con un emendamento specifico che chiariva questo aspetto. Intendiamo sottolineare che è sicuramente giusto non introdurre elementi discriminanti o impedimenti alla concorrenza; non si può però neanche arrivare ad espropriare una società privata che, magari, potrebbe utilizzare mezzi di questo genere in altre realtà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 45.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472

Votanti 466

Astenuti 6

Maggioranza 234

Hanno votato sì 202

Hanno votato no 264).

 

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Duca 45.2 insistono per la votazione.

Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 45.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472

Votanti 467

Astenuti 5

Maggioranza 234

Hanno votato sì 202

Hanno votato no 265).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 45.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469

Votanti 286

Astenuti 183

Maggioranza 144

Hanno votato sì 268

Hanno votato no 18).

 

BOZZE NON CORRETTE

 

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2032-B sezione 30).

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/2032-B/11 deve intendersi a prima firma Marras e che l'ordine del giorno n. 9/2032-B/22 deve intendersi a prima firma Petrella.

Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibile, a norma dell'articolo 88, comma 2, del regolamento, in quanto riproduce il contenuto di un emendamento respinto, l'ordine del giorno Giudice n. 9/2032-B/21.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, gli ordini del giorno, proseguendo la discussione del provvedimento, si sono moltiplicati (hanno infatti raggiunto il numero di 50); evidentemente, i colleghi deputati, impegnati a seguire i lavori, si sono divertiti anche a presentare un po' di ordini del giorno, sui quali mi accingo ad esprimere il parere del Governo.

Mi sia però prima consentito rivolgere un doveroso ringraziamento ai presidenti della VIII e della IX Commissione, che hanno seguito attentamente i nostri lavori, ai relatori Stradella e Bornacin ed al senso di responsabilità della Camera e, soprattutto, della maggioranza, che ha accettato la logica di approvare un provvedimento certo importante, che ha molte luci e che ha, però, anche alcune ombre, causate dalle modifiche apportate dal Senato. Il Governo si impegna a rivedere tali aspetti nei prossimi mesi, attraverso provvedimenti successivi, a cominciare dalla modifica ulteriore della legge Merloni, per giungere ad altre modifiche che si porranno in essere e sulle quali si è discusso per giorni e settimane in commissione. Va rilevato che al Senato, se non fossero stati presentati 3.700 emendamenti ed oltre 300 subemendamenti, forse la discussione sarebbe stata più serena e, forse, alcune modifiche, che dovranno essere oggetto di nuova correzione, non sarebbero state apportate.

Vengo ai pareri sugli ordini del giorno: il Governo accetta gli ordini del giorno Bornacin n. 9/2032-B/1, Romani n. 9/2032-B/2, Meroi n. 9/2032-B/3, Foti n. 9/2032-B/4, Armani n. 9/2032-B/6 e Verro n. 9/2032-B/7, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Blasi n. 9/2032-B/5. L'ordine del giorno Mondello n. 9/2032-B/8 è stato ritirato, pertanto esprimerò il parere sull'ordine del giorno Molinari n. 9/2032-B/9.

Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Molinari n. 9/ 2032-B/9, mentre accetta gli ordini del giorno Stradella n. 9/ 2032-B/10 e Marras n. 9/ 2032-B/11.

Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Raffaldini n. 9/ 2032-B/12, identico all'ordine del giorno Pasetto n. 9/ 2032-B/33, nonché l'ordine del giorno Lion n. 9/ 2032-B/13.

L'ordine del giorno Antonio Barbieri n. 9/ 2032-B/14 è accettato dal Governo, mentre l'ordine del giorno Mondello n. 9/ 2032-B/15 non è accettato. Il Governo accetta l'ordine del giorno Lupi n. 9/ 2032-B/16, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brusco n. 9/ 2032-B/17. Inoltre, accetta l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/ 2032-B/18 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Giuseppe Gianni n. 9/ 2032-B/19 e Mazzoni n. 9/ 2032-B/20.

Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Petrella n. 9/ 2032-B/22, Albonetti n. 9/ 2032-B/23, Susini n. 9/ 2032-B/24 e Tidei n. 9/ 2032-B/25 (Nuova formulazione).

L'ordine del giorno Quartiani n. 9/ 2032-B/26 è accettato dal Governo con le modifiche concordate; quest'ultimo, eliminando il riferimento alla spesa di 1 milione di euro, diventa identico all'ordine del giorno Minoli Rota n. 9/ 2032-B/35 il quale viene, altresì, accettato. Il Governo invita a ritirare l'ordine del giorno Vigni n. 9/ 2032-B/27; in caso contrario, quest'ultimo non è accettato; peraltro, si era discusso su questo ordine del giorno già in Commissione.

Il Governo accetta l'ordine del giorno Parolo n. 9/ 2032-B/28, mentre invita a ritirare l'ordine del giorno Gibelli n. 9/ 2032-B/29, perché superfluo, dal momento che invita il Governo ad impegnarsi su una norma che diventerà presto legge; è evidente, infatti, che la data del 31 dicembre, quando tale normativa sarà entrata in vigore, verrà inserita per legge.

Il Governo accetta gli ordini del giorno Guido Dussin n. 9/ 2032-B/30, Guido Giuseppe Rossi n. 9/ 2032-B/31 e Mazzarello n. 9/ 2032-B/32, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Pasetto n. 9/ 2032-B/33, come già detto, e Ruggeri n. 9/ 2032-B/34, nonché Minoli Rota n. 9/2032-B/35, come già detto. L'ordine del giorno Piglionica n. 9/ 2032-B/36 non è accettato dal Governo.

Il Governo accetta gli ordini del giorno Arnoldi n. 9/2032-B/37 e Casero n. 9/2032-B/38, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lucchese n. 9/2032-B/39, Cossiga n. 9/2032-B/40 e Osvaldo Napoli n. 9/2032-B/41 e non accetta l'ordine del giorno Pinotti n. 9/2032-B/42. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Frigato n. 9/2032-B/43 e Tidei n. 9/2032-B/44, non accetta gli ordini del giorno Gentiloni n. 9/2032-B/45 e Panattoni n. 9/2032-B/46 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Abbondanzieri n. 9/2032-B/47, Montecuollo n. 9/2032-B/48 e Duca n. 9/2032-B/49. Il Governo accetta l'ordine del giorno Rotundo n. 9/2032-B/50 con la modifica apportata e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Spina Diana n. 9/2032-B/51.

EUGENIO DUCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

EUGENIO DUCA. Con riguardo agli ordini del giorno. Durante il mio intervento, lei non era presente, avevo anticipato la richiesta di apporre la mia firma agli ordini del giorno Bornacin n. 9/2032-B/1 e Romani n. 9/2032-B/2, ovviamente se i proponenti vi acconsentono.

PRESIDENTE. I presentatori acconsentono?

GIORGIO BORNACIN. Sì, signor Presidente.

PAOLO ROMANI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

Onorevole Bornacin, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/1, accettato dal Governo?

GIORGIO BORNACIN. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Romani, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/2, accettato dal Governo?

PAOLO ROMANI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Meroi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/3, accettato dal Governo?

MARCELLO MEROI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Foti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/4, accettato dal Governo?

TOMMASO FOTI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Blasi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/5, accolto dal Governo come raccomandazione?

GIANFRANCO BLASI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Armani, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/6, accettato dal Governo?

PIETRO ARMANI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Verro, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/7, accettato dal Governo?

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Molinari, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/9, accolto dal Governo come raccomandazione?

GIUSEPPE MOLINARI. No, signor Presidente, non insisto.

FABRIZIO VIGNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di apporre la mia firma e quella dell'onorevole Iannuzzi all'ordine del giorno Stradella n. 9/2032-B/10.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Onorevole Stradella, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/10, accettato dal Governo?

FRANCESCO STRADELLA. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Marras, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/11, accettato dal Governo?

GIOVANNI MARRAS. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Raffaldini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/12, identico all'ordine del giorno Pasetto n. 9/2032-B/33, accolti dal Governo come raccomandazione?

FRANCO RAFFALDINI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Lion, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/13, accolto dal Governo come raccomandazione?

MARCO LION. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Antonio Barbieri, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/14, accettato dal Governo?

ANTONIO BARBIERI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Mondello, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/15, non accettato dal Governo?

GABRIELLA MONDELLO. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

Onorevole Lupi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/16, accettato dal Governo?

MAURIZIO ENZO LUPI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Brusco, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/17, accolto dal Governo come raccomandazione?

FRANCESCO BRUSCO. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/18, accettato dal Governo?

LUIGI D'AGRÒ. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Giuseppe Gianni, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/19, accolto dal Governo come raccomandazione?

GIUSEPPE GIANNI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Mazzoni, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/20, accolto dal Governo come raccomandazione?

ERMINIA MAZZONI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata una nuova formulazione dell'ordine del giorno Giudice n. 9/2032-B/21 che è ammissibile.

Qual è il parere del Governo?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il Governo accetta l'ordine del giorno Giudice n. 9/2032-B/21 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Onorevole Giudice, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/21 (Nuova formulazione), accettato dal Governo?

GASPARE GIUDICE. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Petrella, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/22, accolto dal Governo come raccomandazione?

 

GIUSEPPE PETRELLA. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Albonetti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/23, accolto dal Governo come raccomandazione?

GABRIELE ALBONETTI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Susini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/24, accolto dal Governo come raccomandazione?

MARCO SUSINI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Tidei, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/25, nel testo riformulato, accolto dal Governo come raccomandazione?

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/26, nel testo riformulato, accettato dal Governo?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del loro ordine del giorno n. 9/2032-B/27, non accettato dal Governo?

FABRIZIO VIGNI. Visto che abbiamo parlato per più di un'ora di sottopassi e di marciapiedi, credo che per almeno due minuti sia giusto parlare di quattro infrastrutture, quali la "variante del valico" sul tratto Firenze-Bologna dell'A1, l'Asti-Cuneo, la 106 Ionica e la Grosseto-Fano. Ciò in quanto esse non risultano comprese nell'elenco delle 21 grandi priorità indicate nel Dpef.

Noi, con il nostro ordine del giorno, proponiamo di reinserirle. Dico "reinserirle", perché erano già considerate, nel piano approvato dal Governi di centrosinistra nel gennaio 2001, nell'ambito del piano dei trasporti, tra le 16 grandi infrastrutture strategiche. Ne abbiamo discusso in Commissione dove il viceministro ci ha detto: per quanto riguarda la "variante del valico" e l'Asti-Cuneo si tratta di opere autostradali in autofinanziamento e per questo non le inseriamo.

PRESIDENTE. Onorevole Vigni, la invito a concludere.

FABRIZIO VIGNI. Concludo Presidente. Intanto per quanto riguarda queste due opere, si tratta di opere non solo in autofinanziamento, essendo previsto anche un finanziamento pubblico; per le altre due opere (la 106 Ionica e la Grosseto- Fano) si tratta invece di ammodernare e completare itinerari stradali non in concessione autostradale. Escluderle pertanto da quelle 21 priorità significa retrocederle in serie B. Esse erano infatti in serie A tra le grandi priorità nazionali, mentre ora vengono retrocesse in serie B e poiché a quelle 21 opere andrà più del 90 per cento delle risorse previste nel triennio, significherebbe di fatto lasciare solo delle briciole per gli interventi su queste arterie che invece devono essere considerate, a nostro avviso, infrastrutture strategiche di primo ordine.

Per queste ragioni insisto per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/2032-B/27, di cui sono cofirmatario.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie Presidente. Ho chiesto la parola perché rimanga agli atti la posizione del Governo. In Commissione è stato già replicato, ma l'onorevole Vigni insiste giustamente nella votazione del suo ordine del giorno. Allora, a questo punto il parere del Governo è contrario.

Infatti, come in parte lui stesso ha ammesso - e quindi già il suo ordine del giorno è monco di due grandi arterie, che non sono state inserite perché sono già avviate. Infatti la "variante del valico" è già in fase di avviamento e nei prossimi mesi si apriranno i cantieri. Infatti 4 mila miliardi sono nel rinnovo della concessione - come dovrebbe sapere l'onorevole Vigni e l'Asti Cuneo il sottoscritto lunedì scorso è andato a consegnare gli ultimi due cantieri aperti e finanziati dall'ANAS. Fra due o tre mesi partirà la gara internazionale per la concessione per gli altri sei salotti, mentre sette lotti sono in corso di costruzione. Quindi non si inserisce un'opera, che ormai è avviata alla conclusione con la concessione.

Per ciò che riguarda la 106 Ionica e la Grosseto-Fano ho già invitato l'onorevole Vigni a rivedersi il piano triennale dell'ANAS, dove vi sono dei fondi a disposizione per una serie di lotti di queste opere.

Pertanto, rinnovo l'invito al ritiro, altrimenti il parere del Governo è contrario e che rimangano agli atti oltre le posizioni delle forze politiche, anche quelle del Governo stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2032-B/27, non accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 423

Votanti 410

Astenuti 13

Maggioranza 206

Hanno votato sì 174

Hanno votato no 236).

Prendo atto che l'onorevole Garagnani non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Onorevole Parolo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/28, accettato dal Governo?

UGO PAROLO. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del loro ordine del giorno n. 9/2032-B/29?

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, accolgo l'invito al ritiro formulato dal Governo, con la precisazione che, essendo la norma in prima applicazione, la formulazione dell'ordine del giorno era proprio per sottolineare un dubbio interpretativo. Ma viste le parole del viceministro che risolvono quel dubbio interpretativo, ritiro l'ordine del giorno n. 9/2032-B/29, di cui sono cofirmatario.

PRESIDENTE. Sta bene.

Onorevole Guido Dussin, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/30, accettato dal Governo?

GUIDO DUSSIN. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Guido Giuseppe Rossi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/31, accettato dal Governo?

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Mazzarello, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/32, accettato dal Governo?

GRAZIANO MAZZARELLO. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Ruggeri, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/34, non accettato dal Governo?

RUGGERO RUGGERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Volevo chiedere al viceministro di riconsiderare la situazione, in quanto vi è una strada che passa per la città di Mantova sulla quale, ogni giorno, transitano 20.000 automezzi. Il Governo precedente è già intervenuto, dunque sarebbe opportuno completare il finanziamento dell'opera, altrimenti...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ruggeri, in effetti il Governo aveva accolto come raccomandazione il suo ordine del giorno.

Prendo atto che l'onorevole Ruggeri non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/34.

Onorevole Minoli Rota, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/35, accettato dal Governo?

FABIO STEFANO MINOLI ROTA. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Piglionica, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/36, accettato dal Governo?

DONATO PIGLIONICA. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Arnoldi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/37, accettato dal Governo?

GIANANTONIO ARNOLDI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Casero, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/38, accettato dal Governo?

LUIGI CASERO. No, signor Presidente, non insisto.

BOBO CRAXI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOBO CRAXI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Lucchese n. 9/2032-B/39.

PRESIDENTE. Sta bene.

Onorevole Lucchese, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/39, accolto dal Governo come raccomandazione?

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. No, signor Presidente, non insisto.

 

PRESIDENTE. Onorevole Cossiga, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/40, accolto dal Governo come raccomandazione?

GIUSEPPE COSSIGA. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/41, accolto dal Governo come raccomandazione?

OSVALDO NAPOLI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Pinotti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/42, non accettato dal Governo?

ROBERTA PINOTTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pinotti n. 9/2032-B/42, non accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 447

Votanti 444

Astenuti 3

Maggioranza 223

Hanno votato sì 194

Hanno votato no 250).

 

Onorevole Frigato, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/43, accolto dal Governo come raccomandazione?

GABRIELE FRIGATO. No, Signor Presente, non insisto.

 

PRESIDENTE. Onorevole Tolotti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/44, accolto dal Governo come raccomandazione?

FRANCESCO TOLOTTI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gentiloni ed altri n. 9/2032-B/45, non accettato dal Governo?

GIORGIO PANATTONI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, volevo dire al viceministro Martinat che, probabilmente, le comunicazioni interne al suo partito hanno qualche problema di rumore, in quanto queste sono le dichiarazioni che il ministro Gasparri ha fatto formalmente nella IX Commissione in occasione della sua audizione.

In particolare, si impegnò, nel recepimento delle direttive europee, a non toccare il sistema radiotelevisivo in quanto, lo stesso ministro, anche in occasioni recenti, ha affermato che è in corso di elaborazione un disegno di legge complessivo di sistema e che, quindi, quella non era la sede nella quale si doveva incidere su quel tipo di materia, rimandando ad una sede specifica la trattazione di questo argomento.

Dunque, abbiamo formulato questo ordine del giorno per invitare il ministro a tenere fede a queste affermazioni e a tener ben separate le due questioni. Infatti, il recepimento delle direttive europee è una cosa e il riassetto del sistema radiotelevisivo è una altra.

Sono molto sorpreso di questa situazione e credo vi sia soltanto un problema di comunicazione interna tra i due rappresentanti del Governo. In caso contrario non solo sarei sorpreso, ma addirittura scandalizzato, in quanto ci sarebbe in quest'aula un viceministro delle infrastrutture che afferma che, all'interno del recepimento delle direttive europee, inserite con un emendamento fittizio in un disegno di legge totalmente estraneo per materia, si fa passare un disegno di sistema radiotelevisivo in modo assolutamente irrituale.

Francamente, sarei sorpreso; anzi, a questo punto chiederei al Presidente della Camera se questo tipo di prassi sia accettabile: si nega che nel provvedimento in materia di infrastrutture ci sia una commistione con il disegno di riassetto del sistema radiotelevisivo. È accettabile, è compatibile questa prassi parlamentare? Il Presidente della Camera ha qualcosa da dire o sta zitto anche su questo tema? Francamente vorrei sollevare la questione in tutta la sua rilevanza perché mi sembra un modo di procedere quanto mai curioso. Sono in perfetta buona fede: preferisco accreditare la testi che ci sia semplicemente un qualche tipo di scollegamento nel circuito informativo interno di Alleanza nazionale. Chiedo, però, su questo punto e il parere aggiornato del viceministro Martinat e il parere del Presidente della Camera.

PRESIDENTE. Onorevole Panattoni, non posso dire niente perché si tratta di una norma inserita dal Senato.

Viceministro Martinat, lei ha qualcosa da dire?

UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, io insisto nel parere negativo.

Credo che l'onorevole Panattoni avrà occasione di entrare nel merito della questione, quando il ministro Gasparri presenterà il provvedimento. In qualità di rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti confermo che non accettiamo questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Panattoni n. 9/2032-B/45, non accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431

Votanti 428

Astenuti 3

Maggioranza 215

Hanno votato sì 186

Hanno votato no 242).

 

Chiedo all'onorevole Panattoni se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/46, non accettato dal Governo.

GIORGIO PANATTONI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, francamente sono sorpreso anche su questo argomento: il Governo presenta un provvedimento che proroga le licenze UMTS da quindici a vent'anni. Questo provvedimento è teso a far recuperare gli investimenti, perché ci sono stati ritardi nell'attuazione delle apparecchiature UMTS, per consentire alle imprese che investono un minimo di redditività. Le licenze UMTS sono state concesse anche a due società che stanno fallendo e che, quindi, non hanno problemi di recupero; esse hanno semplicemente il problema di girare le licenze a qualcun altro che le possa utilizzare. Ebbene, in questa delega è scritto che è possibile cedere a terzi queste licenze.

Allora, abbiamo chiesto che, nel procedimento di cessione delle licenze delle due aziende fallite, si tenga conto dell'enorme problema occupazionale che sta dietro questa situazione. Arriveremmo, addirittura, al paradosso: il Governo ha preso soldi da una società per una licenza di 15 anni; questa società fallisce; nel frattempo, si proroga la durata delle licenze a vent'anni; poi, si concede anche di cedere la licenza e questa società licenzia in tronco tutto il personale. Il Governo avalla questa situazione e siamo al totale paradosso.

Abbiamo semplicemente chiesto che il Governo si faccia carico di questo tipo di situazione che a noi sembra paradossale. Pare, invece, che qui sembri assolutamente normale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Panattoni n. 9/2032-B/46, non accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 440

Votanti 434

Astenuti 6

Maggioranza 218

Hanno votato sì 187

Hanno votato no 247).

 

Chiedo all'onorevole Abbondanzieri se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/47, accolto come raccomandazione dal Governo.

MARISA ABBONDANZIERI. No, signor Presidente, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Chiedo all'onorevole De Laurentiis se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/48, accolto come raccomandazione dal Governo.

RODOLFO DE LAURENTIIS. No, signor Presidente, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Chiedo all'onorevole Duca se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/49, accolto come raccomandazione dal Governo.

EUGENIO DUCA. No, signor Presidente, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Chiedo all'onorevole Rotundo se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/50, accettato dal Governo

ANTONIO ROTUNDO. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Sta bene.

Chiedo all'onorevole Spina Diana si insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2032-B/51, accolto come raccomandazione dal Governo.

DOMENICANTONIO SPINA DIANA. No, signor Presidente, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2032-B (ore 18,32)

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pappaterra. Ne ha facoltà.

A questo punto, visto che i tempi sono esauriti, assegnerò un tempo aggiuntivo di quattro minuti all'onorevole Pappaterra, perché c'è un altro esponente del suo gruppo che interverrà.

DOMENICO PAPPATERRA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo breve spazio a disposizione esprimo il voto contrario del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani che già in sede di prima lettura era stato espresso dal collega Di Gioia. Le ragioni alla base di questo voto sono diverse e possiamo riassumerle nelle seguenti.

La prima è che non ci convince l'idea del ministero Lunardi che è quella di ripartire da zero. Negli anni passati, il piano generale dei trasporti approvato dal Governo dell'Ulivo conteneva in sé, da un lato, una sorta di riequilibrio del trasporto intermodale e, soprattutto, si poneva sul terreno delle infrastrutture grandi opportunità e grandi scelte. Non a caso, l'ordine del giorno presentato dal collega Vigni che è stato respinto esprimeva la necessità che alcune opere, che erano state considerate strategiche del Governo dell'Ulivo, non vengano declassificate dal Governo di centrodestra.

La seconda ragione che veniva espressa è che desta molta preoccupazione - peraltro, la Corte dei conti torna oggi su questa materia - questa idea di modificare in maniera violenta la legge e le procedure sugli appalti. Sappiamo che, da un certo punto di vista, ciò può anche consentire l'accelerazione di alcuni interventi, ma sotto un altro profilo, signor Presidente, sicuramente lasciano spazio a problemi che possono anche diventare inquietanti. Non a caso, voglio citare una dichiarazione che fatta in questi giorni dal sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia di Reggio Calabria, il sostituto Cisterna, il quale ha detto espressamente che alcune cosche già cominciano a prepararsi per i lavori sul Ponte dello Stretto di Messina. Questo è un dato molto preoccupante, soprattutto perché queste affermazioni puntano su una azione investigativa già in atto.

Colgo l'occasione per dire in sede di dichiarazione di voto finale - e vorrei invitare il collega Enzo Ceremigna, che è vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, ma lo stesso presidente, senatore Centaro, che in questi giorni andranno a Reggio Calabria per la Commissione antimafia - vorrei che chiedessero anche lumi rispetto ad alcune affermazione che non possono non lasciare dubbi. La politica degli annunci, la politica delle opere a tutti i costi, la politica che non tiene conto in nessun caso di difficoltà legate all'infiltrazione della criminalità organizzata, può creare anche problemi se non si corre ai ripari preventivamente e con tempestività. Peraltro, anche su questo terreno, c'è la seconda censura della Corte dei conti che dice molto chiaramente che le procedure speciali indicate nella legge obiettivo possono favorire l'infiltrazione della mafia: non lo diciamo noi, ma viene detto nei verbali della Corte dei conti.

Signor Presidente, queste cose destano gravi e grandi preoccupazioni. Non siamo contrari ad un processo di ammodernamento infrastrutturale del nostro paese, anzi siamo favorevoli. Tuttavia, gradiremmo che il tutto avvenisse con la massima trasparenza e con la massima linearità e soprattutto con scelte di priorità che siano fondamentali. Per esempio, noi riteniamo che declassare interventi come quelli riguardanti tutto il corridoio Adriatico, compresa la strada statale ionica n. 106, sia una scelta sbagliata, così come veniva anche detto dal collega Grotto e da altri aver fatto delle scelte in alcune direzioni sbagliate possono provocare sicuramente dei risultati negativi.

L'ultima preoccupazione, per concludere, è che vorrei tornare anch'io sull'articolo 19. Vedete, non è un problema, collega Parolo, di mettere in contrapposizione il vostro federalismo con il nostro. Qui è in gioco soprattutto una scelta: con le modifiche del titolo V della Costituzione, lo Stato si è spogliato definitivamente di alcune prerogative.

Non è assolutamente più pensabile che prerogative di scelte legate ad interventi di carattere locale e tutt'al più regionale possano essere inserite in norme di carattere generale e nazionale. Vi è anche una continua violazione del principio dell'autonomia delle regioni e degli enti locali e, se me lo consentite, anche sul piano del merito sono state fatte scelte che riguardano, in gran parte, comuni del nord. Vi è un profondo appesantimento della politica meridionalistica di questo Governo, che nel sud ha preso una gran massa di voti, ma poi, nelle scelte, non corrisponde a questo consenso che ha largamente avuto nelle regioni del Mezzogiorno e la stessa vicenda della crisi idrica ne è la dimostrazione; da una parte i grandi annunci e dall'altra si lasciano intere regioni nelle condizioni pietose in cui si trovano in questi giorni. Bene ha fatto il collega Di Gioia - intervento stamattina a nome del gruppo - a denunciare con forza questa difficoltà.

Signor Presidente, concludo il mio intervento riconfermando la ragione di fondo del nostro voto contrario al provvedimento in esame. Noi, come socialisti, siamo molto legati all'idea che il paese possa avere reti viarie, reti ferroviarie, una portualità diversa da quella attuale. Siamo molto legati anche alle scelte che il governo dell'Ulivo - nell'ultima fase presieduta dal presidente Amato - aveva fatto. Si trattava di scelte di grande equilibrio, di grande opportunità per tutte le realtà del paese.

PRESIDENTE. Onorevole Pappaterra, si avvii a concludere.

DOMENICO PAPPATERRA. Ho concluso, signor Presidente. Queste ragioni ci impongono ancora una volta di opporci ad una politica parziale, ad una politica di scelte che non possono essere condivise da chi come noi, da anni, si è battuto per dare opportunità a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi del Misto-Socialisti democratici italiani e del Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.

FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, preannuncio il voto contrario a questo provvedimento dei Democratici di sinistra. Il ministro Lunardi aveva una grande occasione che, purtroppo, nel corso di quest'anno, è stata buttata al vento. Dico questo perché la discussione sul collegato alla legge finanziaria per le infrastrutture era ed è il luogo giusto per fare un bilancio del primo anno di Governo che, in materia di infrastrutture e trasporti, è inequivocabilmente fallimentare. Affermo questo, non solo perché rappresento l'opposizione, ma perché così dicono e scrivono organi di informazione al di sopra di ogni sospetto.

È un bilancio fallimentare anzitutto per una politica di trasporti che non c'è. Acqua, terra, mare, aria erano parole simboliche già dalle origini della nostra storia. Ebbene, sul trasporto aereo, sull'autotrasporto, sulla mobilità nelle aree urbane, sull'economia marittima, sul trasporto pubblico locale, sulla sicurezza stradale, sul riequilibrio tra le diverse modalità vediamo grandi buchi, grandi insufficienze, questi sì veri e grandi buchi.

Il sistema dei trasporti è un sistema complesso, un sistema nervoso per il paese: il sistema dei trasporti non è una galleria. Non è vero quanto afferma Lunardi quando dice "Sono arrivato io ed ho trovato il deserto". In Commissione egli ha detto che vi era il ground zero: non è vero! Quando il ministro Lunardi è arrivato ha trovato interventi avviati, cantieri aperti, un mercato delle costruzioni che, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, aveva avuto una ripresa significativa e che, ora, appare in frenata.

Quali priorità si è dato il ministro Lunardi? Quali le infrastrutture di cui l'Italia ha più bisogno? Nella delibera CIPE abbiamo solo un lungo elenco, a cui si sono aggiunti in questo provvedimento tante piccole operette. Non vi è bisogno di un elenco confuso, ma di una programmazione.

Al riguardo, ricordo, con riferimento ad un'affermazione espressa qualche minuto fa dal ministro Martinat, che, ad esempio, e lo riconfermo, tra le 21 opere prioritarie, previste nel documento di programmazione economica e finanziaria, sono state escluse quelle straordinarie, come la variante di valico sul tratto Firenze-Bologna della A1, la E 78 Grosseto-Fano, la 106 jonica, l'Asti-Cuneo. Non è nemmeno vero ciò che è stato sostenuto dal sottosegretario Martinat, vale a dire che, per quanto riguarda la Grosseto-Fano e la 106 jonica, nelle casse dell'ANAS vi sono risorse a bizzeffe Non è vero: vi sono pochi, pochissimi soldi!

Ebbene, occorre una programmazione, non elenchi sconclusionati. In realtà, si sta smantellando il nuovo piano generale dei trasporti che è stato il primo serio ed intelligente tentativo di programmazione in questi ultimi anni. Ci preoccupa che il piano delle grandi opere rovesci le priorità stabilite dal piano generale dei trasporti che prevedeva il 56 per cento degli investimenti per le ferrovie ed il 28 per cento per le strade e le autostrade. Quell'ordine di priorità è stato rovesciato, con la previsione del 42 per cento degli investimenti per le strade ed il 35 per cento per le ferrovie, con tanti saluti al riequilibrio delle modalità dei trasporti e alla sostenibilità ambientale.

Non è previsto niente per la difesa del suolo, quasi niente per le reti idriche. Nella stessa delibera CIPE, la fetta riservata agli investimenti per le reti idriche è solo del 3 per cento rispetto a quanto previsto per il decennio.

Perché questa politica delle infrastrutture del Governo si è impantanata? Credo per tre ordini di ragioni e concludo signor Presidente.

La prima ragione è quella che fa riferimento alle risorse. Nonostante le cifre continuamente annunciate, non vi sono risorse o comunque sono irrisorie rispetto a quanto previsto.

La seconda ragione è che non è stato affrontato per bene, anzi è stato affrontato male, il problema delle regole, quelle degli appalti in particolare. Le suddette regole, sebbene siano state modificate con qualche elemento positivo, attraverso

l'azione parlamentare al Senato, si trovano (e mi riferisco alla partita degli appalti) in uno stato di grande confusione e di grande pasticcio.

Il terzo elemento, quello più generale, per cui la politica delle infrastrutture non marcia è che questa politica non è stata delineata nella testa. Non esiste una politica dei trasporti; non abbiamo un ministro dei trasporti e, purtroppo, rischieremo, nei prossimi mesi, di non avere nemmeno un Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

Per tale motivo, il gruppo dei Democratici di sinistra esprimerà un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi a cui ricordo che ha a disposizione dieci minuti di tempo. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, siamo alla fase finale dell'esame in terza lettura del collegato in materia di infrastrutture e di trasporti. Molto rapidamente vorrei indicare le ragioni, motivate ed argomentate, che, con grande serenità, ci portano a riconfermare il nostro "no" su tale provvedimento. Si tratta di un provvedimento estremamente confuso, caratterizzato da una linea legislativa che difetta di coerenza, di omogeneità e di chiarezza, che contiene due disposizioni di grande rilievo e di grande significato: mi riferisco, in primo luogo, all'articolo 11 con cui il Governo e la maggioranza vogliono ripristinare e determinare la prosecuzione delle concessioni, già rilasciate nel 1990 e nel 1992 a TAV da Ferrovie italiane, con i sottostanti rapporti di general contractor, in merito alla progettazione esecutiva e alla realizzazione delle linee e delle tratte delle infrastrutture dell'alta velocità ferroviaria.

Non c'è stato nulla da fare per farvi riflettere sulla segnalazione, estremamente precisa, da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha ribadito come una tale proposta normativa confligga irrimediabilmente con le direttive comunitarie in tema di appalti, recepite nel nostro ordinamento giuridico, e con i principi generali posti a tutela della concorrenza del mercato. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha chiarito che soltanto una procedura selettiva e concorrenziale può garantire il rispetto dei principi comunitari e delle regole generali del nostro sistema giuridico. Voi tuttavia pervicacemente dimostrate di voler continuare in questa direzione.

Vi è poi l'articolo 7 che reca una miniriforma, "a pioggia", della legislazione sui lavori pubblici. Una riforma della legge Merloni compiuta in assenza di qualsiasi disegno generale e visione di insieme, senza qualsiasi sforzo e capacità di confrontarsi con i mondi professionali delle categorie interessate che sono tutte in condizioni di grande insoddisfazione nei confronti dei comportamenti del Governo in questo campo.

Ciò è avvenuto senza tenere inoltre conto anche del problematico e delicato nodo rappresentato dal nuovo equilibrio nel riparto delle competenze legislative fra Stato e regioni in questo campo, alla luce della riforma del titolo V della Costituzione. Invece, la linea scelta è quella di procedere con modifiche per compartimenti-stagno, prendendo in considerazione i singoli aspetti, separati e distinti della legislazione Merloni, senza rendersi conto che le norme dei lavori pubblici compongono un sistema unitario e organico che va considerato nel suo insieme, perché ogni intervento normativo su un tassello o singolo segmento di questo sistema inevitabilmente si ripercuote e si riverbera sul complesso successivo dei passaggi e delle fasi che contraddistinguono l'articolato iter di realizzazione dei lavori pubblici. Invece voi avete voluto seguire questa strada e dobbiamo anche ribadire che stiamo assistendo, dall'inizio della legislatura, ad un vero e proprio valzer della linea del Governo nel campo delle regole dei lavori pubblici.

Avete, attraverso la legge Lunardi ed il decreto delegato di attuazione, prefigurato un regime normativo speciale ad hoc in tema di lavori pubblici per grandi infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici. Voi modificate con questo disegno di legge collegato per singole parti, per segmenti distinti la legislazione Merloni.

Già il vice ministro Martinat ha annunciato la settimana scorsa che a fine anno arriverà un nuovo regalo per il mondo delle imprese e degli operatori professionali in questo settore: la Merloni-quater. In appena un anno di governo avete dimostrato di non avere nessuna linea nel delicato e nevralgico settore dei lavori pubblici. Avete deciso tutto e il contrario di tutto, stabilendo regole in un senso per poi contraddirle puntualmente in altri settori dei lavori pubblici.

Avete poi determinato una situazione particolarmente critica che va sottolineata. Parlate sempre di modernizzazione del paese, di snellimento e semplificazione delle procedure, di sburocratizzazione. Invece cosa state realizzando? La semplificazione passa per la costruzione di regole serie, equilibrate che effettivamente eliminano i passaggi procedurali inutili, i momenti di decisione o di istruttoria che rappresentano sovrapposizioni di atti del procedimento o che comunque disperdono tempo ed energie, dilatando i tempi delle decisioni o allontanandole irrimediabilmente nel tempo.

La semplificazione vera passa attraverso la capacità di confrontarsi con la realtà amministrativa e normativa che è in piedi nel paese, vedendo quali siano i tasselli e i punti di criticità e superandoli con la costruzione paziente di nuove regole, che possono e debbono snellire e semplificare, ma sempre facendo riferimento ad un principio generale.

Si deve agire cioè per "alleggerire" i procedimenti e non per smantellare ogni sistema di regole e di controllo. Voi invece confondete la semplificazione con la deregolamentazione selvaggia, lo snellimento e la sburocratizzazione con l'abbattimento di presenze dei pubblici poteri in nome di un'azione senza limiti e vincoli delle forze e delle iniziative private sul mercato.

In questo senso, con lo schema di decreto delegato Lunardi, avete indebolito anche il ruolo essenziale della conferenza dei servizi che, per le grandi opere, riducete al rango di attività istruttoria, non più grande sede di decisioni contestuali che hanno consentito in questi anni alle amministrazioni pubbliche di realizzare interventi ed opere pubbliche in tempi estremamente ravvicinati rispetto al passato.

Avete scelto di sopprimere anche la norma che prevedeva lo spostamento dal consiglio alla giunta comunale della competenza ad approvare gli strumenti urbanistici attuativi, conformi al disegno urbanistico generale di quel comune, prendendo una posizione conforme alla modifica introdotta dal Senato. Questo è lo spirito che anima la vostra semplificazione!

Vi è poi quel gioiello di legislazione ispirata da un localismo esasperato e selvaggio, da una polverizzazione degli interventi, dalla distruzione di ogni dimensione e di ogni spessore della normazione come complesso di disposizioni che guardano, in via generale ed astratta, come si insegna ad uno studente del primo anno di giurisprudenza. Infatti, con l'articolo 19, per le opere di interesse locale, si è frammentato l'intervento dello Stato nel campo delle grandi opere pubbliche in una serie di microinterventi per singoli tasselli e per singoli segmenti di opere di dimensioni tutto sommato circoscritte.

Ecco per quale ragione, signor Presidente, vogliamo ripetere il nostro voto negativo, riaffermando la nostra posizione. Abbiamo sostenuto una battaglia con grande serenità e rigore, ma, consentitecelo, anche con grande impegno e con grande dignità legislativa. Voi avete giocato sul terreno delle grandi infrastrutture e delle opere pubbliche una grande partita, una grande sfida.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 18,54)

TINO IANNUZZI. Su questo terreno avete promesso molto, avete lanciato slogan mirabolanti, avete raccolto tanti voti e tanti consensi, ma da quattordici mesi è iniziata la partita vera, la sfida vera: la verifica dei fatti, il confronto con la realtà. Ebbene, in questi quattordici mesi, noi ci siamo mossi con serietà, sforzandoci sempre di avanzare proposte, senza limitarci a giudicare o a contrastare i vostri disegni, che pure riteniamo totalmente negativi. Voi, in questa direzione, avete proseguito e continuate a proseguire in un solo modo: con parole ad effetto, con slogan vuoti, senza alcun fatto, senza alcuna realizzazione nel campo delle infrastrutture.

Continuate a comportarvi come se foste all'opposizione e non al Governo, come se non foste investiti della dura e delicata responsabilità di decisioni che debbono produrre risultati concreti, di messaggi a cui debbono corrispondere fatti, di impegni a cui debbono corrispondere realizzazioni. Tutto questo non c'è stato. Unite nel campo delle regole dei lavori pubblici una grande incertezza, una grande confusione ed una grande contraddittorietà. La mano destra di questo Governo e di questa maggioranza, nel campo dei lavori pubblici, non sa quello che fa la mano sinistra.

Ma questa partita, questa sfida, su cui avete tanto investito e tanto avete raccolto, è destinata ad avere un termine. Se continuerete in questa direzione, il paese e la pubblica opinione capiranno che alle promesse e agli slogan non seguono i fatti e le realizzazioni, che la stagione dell'eden e delle meraviglie che avete promesso in campagna elettorale non esiste, che la fiducia e il consenso che vi è stato dato vanno ritirati, perché per costruire un paese moderno, più europeo e più adeguato nel settore delle infrastrutture, occorre una politica e un metodo di azione di governo completamente diversi da quelli che avete dimostrato di seguire in questi quattordici mesi (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, se vi fosse stata la necessità di dimostrare ancora una volta le difficoltà ed anche le impostazioni della politica economica, industriale ed infrastrutturale di questo Governo, credo che la discussione che abbiamo sviluppato su questo decreto dimostri chiaramente la sua inefficienza e la sua incapacità di agire nello sviluppo complessivo del nostro territorio. Oltretutto, questo provvedimento esprime con chiarezza la filosofia fortemente liberista di questo Governo, che tenta soprattutto di rafforzare alcune realtà della nostra nazione e di emaginarne altre.

Ciò è previsto nel provvedimento al nostro esame, partendo dalle considerazioni circa la verifica del piano nazionale dei trasporti e, quindi, eliminando una serie di programmazioni organiche del territorio nazionale che già il Governo di centrosinistra aveva definito nella scorsa legislatura.

Per quanto riguarda gli aspetti relativi alla modifica della legge Merloni - la famosa legge n. 109 -, oggettivamente, si specificano gli interventi chiave per garantire - come giustamente è stato rilevato durante questo dibattito - alcune particolarità o, per meglio dire, alcune grandi imprese della nostra realtà nazionale. Ciò evidenzia chiaramente la scelta politica che questo Governo, fin dal suo insediamento, continua a perseguire con grande tenacia, facendo in modo di squilibrare tutto il sistema economico, industriale ed infrastrutturale. Di ciò dovete assumervi le responsabilità di fronte al Parlamento italiano e soprattutto di fronte alla nazione, perché i cittadini - come veniva rilevato con precisione - vi hanno consentito di raggiungere la maggioranza per governare; ma i quattordici mesi trascorsi dall'insediamento di questo Governo dimostrano che a fronte della fiducia che vi è stata accordata per cambiare l'Italia - come avete più volte ribadito, sia sulle reti televisive sia sui giornali, - vi è una grande falsità, per l'impostazione di progettualità e soprattutto per ciò che concerne lo sviluppo infrastrutturale. Siamo - ed eravamo - profondamente convinti che la nostra nazione necessita di grandi opere infrastrutturali e dell'ammodernamento delle opere infrastrutturali. Per questo motivo il Governo di centrosinistra si era incamminato verso la realizzazione di queste opere attraverso il Piano nazionale dei trasporti. Tale piano era organico, guardava con estrema puntualità allo sviluppo del trasporto aereo, marittimo, stradale e ferroviario.

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia...

LELLO DI GIOIA. Oggi, di fatto, in questo provvedimento, si intravedono chiaramente le scelte che vanno verso il potenziamento del trasporto su gomma; quello ferroviario viene sistematicamente svilito e, sotto certi aspetti, demotivato. Basti guardare l'addendum della società Ferrovie dello Stato per capire quali investimenti la stessa realizzerà, non però nel Mezzogiorno d'Italia. Su questo vi dovete assumere grandi responsabilità politiche per la crescita...

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, la devo richiamare al tempo che ha abbondantemente superato.

LELLO DI GIOIA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, ringraziandola per la sua pazienza. Avrei voluto ringraziare - mi consenta questa parentesi - anche il Presidente Casini, perché - come lei stesso, del resto - dimostra come si governa un'Assemblea: con grande imparzialità e soprattutto con grande senso politico della discussione, perché fare politica in quest'aula significa qualificare il Parlamento e dimostrare ai cittadini italiani che lo stesso è in grado di legiferare in modo serio, ciò che questo Governo non riesce a fare, compiendo atti sicuramente iniqui che certamente non vanno nella direzione del soddisfacimento dei bisogni dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lion. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, onorevoli colleghi, giunge al varo definitivo il collegato alla legge finanziaria in materia di infrastrutture e trasporti che il Sole 24ore ebbe a definire, nel febbraio scorso, operoso pantano, stigmatizzando, in particolare, la farraginosità delle nuove norme e soprattutto l'assoluta inadeguatezza delle risorse per tutte l'elenco faraonico di opere previste e strombazzate da Berlusconi e dai suoi fidi ministri. Noi Verdi non voteremo questo provvedimento, non solo perché abbiamo una visione della politica, del territorio e delle infrastrutture antitetica rispetto a questo Governo, ma anche perché l'iter alla Camera ha evidenziato, se mai ve ne fosse stato bisogno, che questo Governo e questa maggioranza perseverano, con arroganza, a non tenere in alcuna considerazione le osservazioni, i commenti e le proposte di chi siede nei banchi dell'opposizione.

Allora, ci dichiariamo arcicontenti per il fatto che, al Senato, è stata stralciata quella parte dell'articolo 34 che reintroduceva, surrettiziamente, la vergogna dell'articolo 71 del disegno di legge finanziaria, che prevedeva di svendere le spiagge ed il resto del demanio consentendo il condono a tutti coloro che avevano realizzato opere abusive su tali beni, che sono della collettività, che appartengono a tutti. Grazie al lavoro svolto dai Verdi al Senato ed anche grazie ad un confronto più libero e democratico sulle proposte dell'opposizione - che, in quella sede, evidentemente, è possibile - sono stati introdotti i seguenti, importanti correttivi: è stata eliminata la previsione della Livorno-Civitavecchia ed è stata confermata la sospensione della concessione alla SAT (ora, gli enti locali e la regione Toscana potranno riappropriarsi delle decisioni in merito al tracciato del corridoio tirrenico che non portino ad una nuova devastante autostrada ed evitino, così, di sfasciare la Maremma con tutte quelle gallerie così care all'ingegner Lunardi); sono stati dati incentivi all'intermodalità ed al cabotaggio; sono state mantenute ai consigli comunali le competenze sui piani particolareggiati; è stato modificato un articolo sbagliato del decreto legislativo sugli espropri, facendo rivivere i piani particolareggiati; sono state modificate le norme peggiorative sulle società di trasformazione urbana; è stato soppresso un articolo incostituzionale che prevedeva il silenzio assenso sui piani regolatori; soprattutto, è stata ripristinata quella norma della legge Merloni che fissa la soglia del subappalto da parte dei concessionari di lavori pubblici al 30 per cento e non al 50, come ebbe a deliberare, purtroppo questa Camera. C'è voluto l'intervento della Procura nazionale antimafia...

PRESIDENTE. Voglio segnalare agli uffici che, per la seconda volta, oggi, quando parla l'onorevole Lion si accende un altro microfono e si determina un'interferenza che non gli permette di proseguire l'intervento.

MARCO LION. È una magia, signor Presidente!

PRESIDENTE. Magia!

PIETRO ARMANI. È perché lui è contro l'elettrosmog!

PRESIDENTE. Prosegua pure, onorevole Lion.

MARCO LION. C'è voluto l'intervento della Procura nazionale antimafia e della Commissione parlamentare antimafia per ripristinare una norma che potesse garantire un maggior controllo sugli appalti e sulle conseguenti attività illecite della criminalità organizzata!

Eppure, ancora lunedì, durante la discussione sulle linee generali, abbiamo ascoltato dai colleghi della maggioranza le testuali parole: "La semplificazione delle procedure rappresenta, infatti, uno dei principi fondamentali per combattere le distorsioni che generano illegalità e non è certo con una riduzione della percentuale delle soglie per il subappalto che si combattono le infiltrazioni malavitose"; e ancora: "Il problema, dunque, deve essere affrontato da un punto di vista culturale".

Bene, cari colleghi, proprio dal punto di vista storico e culturale, non cogliamo ancora alcun segnale che ci indichi che è cessata la corruzione nella pubblica amministrazione né, tanto meno, abbiamo colto nelle dichiarazioni del procuratore nazionale antimafia la possibilità di abbassare la guardia nei confronti della mafia e della sua propensione ad inserirsi nei lavori pubblici.

Non è certamente un caso se questo Governo scopre solo oggi che la gestione della risorsa idrica in Sicilia è in mano alla mafia. Comunque, se siete così tranquilli, andate a spiegare all'ingegnere Lunardi che con la mafia non si può convivere...

PIETRO ARMANI. Presidente, tempo!

 

MAURIZIO ENZO LUPI. Presidente, tempo!

MARCO LION. ...ma la si deve combattere e che ad essa non va aperto alcun varco.

Onorevoli colleghi, noi Verdi siamo convinti che la politica, le modalità scelte dal Governo Berlusconi per le strombazzate grandi opere si risolveranno, in realtà, in un rifiorire di tangenti e di mazzette, in un grande affare per la criminalità organizzata. Siamo purtroppo certi che su questi temi avremo ben presto occasione di intervenire e di dibattere di nuovo in questa Assemblea. Per il resto, ribadiamo che la politica Berlusconiana delle grandi opere non risolverà i problemi del trasporto e della mobilità del nostro paese.

GIORGIO BORNACIN. Presidente, tempo!

MARCO LION. Certi sono i danni ambientali, certo sarà lo sperpero del denaro pubblico dopo la disastrosa esperienza della TAV e del general contractor, che noi Verdi avevamo combattuto fin dall'inizio. Speravamo si fosse oggi più attenti per evitare la lievitazione continua dei costi e per favorire una sana concorrenza.

PIETRO ARMANI. Verde di rabbia sei!

MARCO LION. Con questo provvedimento dimostrate il contrario. Non sono servite neanche le censure da parte dell'autorità garante della concorrenza e del mercato, la quale ha segnalato l'incongruenza delle vostre norme con le direttive dell'Unione europea, le evidenti incompatibilità con i principi generali della concorrenza.

Concludo, Presidente. Avete messo in piedi un meccanismo perverso che non riuscirete a governare. La vostra furia nella deregulation normativa aprirà le porte ad una nuova tangentopoli; molti progetti rimarranno sulla carta, i costi aumenteranno, continueranno a lievitare, i tempi di realizzazione delle vostre opere si allungheranno. Riempirete l'Italia di incompiute.

Per questo oggi non ci resta che dichiarare il nostro fermo, convinto e irriducibile voto contrario. Chiedo alla Presidenza

l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza senz'altro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà.

NICHI VENDOLA. Signor Presidente, Rifondazione comunista ribadisce un dissenso radicale nei confronti di questo provvedimento. Credo che subito dopo, nella serata o nella mattinata di domani (non conosco il calendario), discuteremo della mozione su Johannesburg, e penso che a quel proposito i discorsi che ruoteranno attorno a quella formula inglese che è il sustainable development, lo sviluppo sostenibile, si sprecheranno...

PIETRO ARMANI. Ammazza, sa pure l'inglese!

NICHI VENDOLA. ...perché quando si tratta di rincorrere le farfalle e le bolle di sapone c'è una disponibilità ecumenica della classe politica. Quando si tratta di tradurre queste indicazioni, che dovrebbero essere cogenti per l'agenda della politica e per l'agenda del fare, in provvedimenti concreti, lo sviluppo sostenibile diventa qualcosa di paradossalmente capovolto.

Noi ci troviamo un provvedimento che è centrato sul tema delle infrastrutture e dei trasporti. Intanto, segnaliamo un'opposizione che riguarda lo stile della legislazione, che non soltanto è, come più volte abbiamo sottolineato, fatto di sciatteria, di insensatezza, ma anche apertamente autoritario. Basta guardare le opposizioni che provengono dall'ANCI. Non è soltanto autoritario nei confronti della democrazia territoriale, è autoritario anche nei confronti della democrazia economica perché, mentre nei confronti delle grandi opere e delle grandi centrali appaltatrici vi è un atteggiamento di totale deregolamentazione e vi sono dei regimi speciali, invece, per i piccoli operatori economici addirittura si restringono le maglie e vi è una vera e propria angheria istituzionale.

Questa normativa è, come sappiamo, l'omicidio annunciato della legge Merloni, attraverso il suo svuotamento, attraverso la sua frammentazione. Vorrei dire ai colleghi che non bisogna neppure leggere gli allarmi che arrivano dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria per capire di che cosa stiamo parlando e per capire che questi allarmi non riguardano ipotesi, ipotetiche presenze della ndrangheta, degli interessi di Morabito, del suo clan o di cosa nostra per esempio sul ponte sullo stretto.

I colleghi forse non sanno - certamente non lo sa il ministro Lunardi perché i tecnocrati non si occupano di queste cose - che sul progetto del ponte sullo stretto vi è già stata una guerra di mafia con i morti, e che nel 1985, dopo l'annuncio del Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, diciamo in un suo momento di lunardismo ante litteram, ci furono già riunioni di cosche ed anche episodi di conflitto.

Allora, quella che voi chiamate, con linguaggio aulico, semplificazione delle procedure o regime speciale è semplicemente la messa in mora dell'idea di legalità e devo dire che la Commissione antimafia è riuscita a praticare quella politica che, saggiamente, si chiama di riduzione del danno per cui, perlomeno, è stata introdotta qualche parziale, benché importante, correzione.

Per quanto riguarda i trasporti siamo alla devastazione di quello che era il piano generale dei trasporti, cioè alla distruzione di un'idea di programmazione nel settore dei trasporti. Possiamo fare i convegni, ahimè, commuoverci per i dati dell'inquinamento ambientale, ascoltare, come se si trattasse di omelie, gli appelli della comunità scientifica, ma, in realtà, quella che voi ci proponete è la più vecchia, la più vetusta, la più inquinata ed inquinante tra le politiche della mobilità: quella fondata sul primato degli interessi forti e soprattutto del trasporto su gomma, laddove, invece, avremmo bisogno, strategicamente, di costruire le intermodalità ed un ruolo crescente del trasporto su rotaia e del cabotaggio marittimo. A questo aggiungo, come nota comica, di folklore, che avete perfino aggiunto un pezzo di legislazione particolaristica: quell'articolo 19 fatto di prebende, di sottopassi, di cavalcavie (con la crisi idrica avreste anche potuto pensare all'autoclave per qualche deputato e per il suo collegio), una concezione offensiva da un lato e disvelatrice, dall'altro, di quanto sia retorica la prosopopea lunardiana sulle grandi opere.

Questo provvedimento chiude il cerchio di quello che avete voluto con la Tremonti-bis, con l'infamia di quella Infrastrutture Spa finanziata dalla Patrimonio dello Stato Spa.

Il Presidente della Repubblica, dall'alto del suo colle, avrà avuto modo di osservare quanto siano state prese in considerazione dal Presidente del Consiglio le sue note epistolari; probabilmente avrebbe potuto fare di più, il Presidente Ciampi, che non inviare una letterina al Presidente del Consiglio.

PIETRO ARMANI. Se ci fosse stato Scalfaro!

NICHI VENDOLA. Ma, tant'è, siamo in una condizione in cui la deregolamentazione selvaggia, quella che io considero una febbre ideologica, e gli appetiti dell'insieme dei poteri forti porteranno alla più incredibile e sistematica devastazione del nostro paese. Giunge una stagione che ci farà ritenere che l'epoca dei Ciancimino era semplicemente l'epoca dei dilettanti (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Verdi-l'Ulivo).

FRANCESCO GIORDANO. Il Presidente della Commissione disturba continuamente!

PRESIDENTE. Sono rappresentazioni dialettiche delle posizioni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Laurentiis. Ne ha facoltà.

RODOLFO DE LAURENTIIS. Signor Presidente, ho seguito con grande attenzione il dibattito e le motivazioni che i colleghi dell'imposizione hanno portato su questo provvedimento e vorrei aggiungere soltanto alcune brevi riflessioni che, del resto, ho già avuto modo di esprimere durante tutto l'iter parlamentare di questo provvedimento.

Intervengo, innanzitutto, per dichiarare il voto favorevole del gruppo UDC su questo provvedimento in materia di infrastrutture trasporti perché siamo convinti che sia essenziale e necessario per il nostro paese avviare il rilancio di una politica importante e fattiva delle opere pubbliche che consenta, finalmente, di colmare e ridurre il gap infrastrutturale che la separa dalle altre grandi realtà europee.

La dotazione infrastrutturale di una nazione determina la sua capacità competitiva, sia supportandone le strategie di sviluppo, sia prefigurando le condizioni ed i futuri assetti del territorio, anche in termini di riequilibrio.

Questo è particolarmente vero per l'Italia che, a causa della sua configurazione geografica, nonché per la dislocazione dell'apparato produttivo che la caratterizza, ha la necessità di dotarsi di un adeguato sistema di infrastrutture, capace di valorizzarne il sistema delle imprese, di annullare le distanze, non solo geografiche, tra nord e sud. In tale prospettiva trova risalto l'impegno del Governo sia nel destinare somme ingenti per la realizzazione delle opere previste sia nel voler restringere i tempi, ad esempio per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina che, dopo anni di promesse, oggi sembra molto più vicino.

All'interno di questa politica attiva di infrastrutturazione del paese, rimane però a nostro avviso strategico l'obiettivo di potenziare le aree interne del Mezzogiorno, migliorando i livelli di accessibilità per il sostentamento delle opportunità di sviluppo finalizzate al turismo, alle attività agricole e produttive in genere; insomma, per lo sviluppo.

Negli anni passati abbiamo assistito ad un rallentamento, se non ad un vero e proprio stop, nella realizzazione delle opere pubbliche. Questo ha spinto ad elaborare un testo finalizzato a dinamicizzare la normativa sugli appalti dei lavori pubblici che possa realmente produrre risultati positivi migliorando le nostre reti. Queste possono veramente avvantaggiare tutte le circoscrizioni regionali, collegandole opportunamente con l'Europa, arrivando a determinare una dimensione competitiva con i più grandi spazi europei e, al tempo stesso, salvaguardandone l'integrità territoriale e le loro specificità.

Non bisogna poi dimenticare gli interventi per migliorare la sicurezza della rete viaria nazionale, oggi carente, o quelli per la riqualificazione urbana delle nostre città. Particolare attenzione, anzi, è stata riservata ai programmi di riabilitazione urbana, soprattutto per il miglioramento dell'accessibilità e per la connessione tra i grandi nodi delle aree urbane, soprattutto delle loro periferie. Per questo si è voluto aggiungere ed integrare le connessioni tra i grandi nodi, oggi serviti dalle ferrovie, con una rete nazionale di autostazioni, necessarie per soddisfare le esigenze di collegamento tra le aree urbane più interne e per migliorare la qualità del servizio del trasporto pubblico su gomma.

Riteniamo altrettanto qualificanti tutti gli interventi atti a favorire il rilancio delle ferrovie, il sostegno delle imprese armatoriali e per il cabotaggio, che, se letti insieme, vanno a sostenere ciò che in una sola parola si definisce intermodalità. Questi interventi andranno cioè a disegnare un sistema dei trasporti non solo efficiente, efficace e moderno, ma anche sostenibile dal punto di vista ambientale.

Credo che questo provvedimento di legge, collegato alla manovra di finanza pubblica, vada interpretato all'interno di un contesto più ampio, che ricomprende, oltre alla legge finanziaria, anche la legge obiettivo. Il Governo vuole cioè dare un seguito a quanto fatto con le suddette leggi, realizzando una politica dei trasporti che, rispettosa dei poteri assegnati alle regioni ed agli enti locali, intervenga a 360 gradi sull'intero territorio nazionale. Siamo convinti che la legge finanziaria, la legge obiettivo ed il collegato alla finanziaria rappresentino assieme, per la prima volta, una grande operazione fondata sulla fiducia; che si possa finalmente avviare una stagione nuova, di modernizzazione del nostro paese; che si possa aprire un nuovo modello di realizzazione delle opere, che punti ad effetti nel medio-lungo periodo per una modernizzazione del meccanismo di sviluppo economico del paese e per la liberalizzazione del mercato.

Queste sono soltanto alcune delle considerazioni che ci portano a respingere con forza le affermazioni dei colleghi dell'opposizione e che conducono altresì i deputati del gruppo dell'UDC ad esprimere il voto favorevole sul presente provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo del gruppo dell'UDC (CCD-CDU)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, credo sia inutile continuare a ripetere quanto già è stato detto durante la discussione del provvedimento sia in questi giorni, sia nel corso del suo esame in prima lettura. Il mio intervento sarà pertanto molto sintetico. Annuncio il voto favorevole dei deputati della Lega nord e ricordo solamente i tanti articoli qualificanti presenti all'interno del provvedimento. Inizio dall'articolo 7, che modifica la legge Merloni, per molti aspetti in senso positivo, e dall'articolo 5, che attiene la proroga delle espropriazioni per quanto riguarda le procedure già avviate rispetto al testo unico.

Vorrei ricordare, inoltre, l'articolo 13, che attua cospicui finanziamenti all'interno della legge obiettivo (circa 7 miliardi di euro) e gli articoli 15 e 16 che riguardano le strade: in particolare, il primo concerne la sicurezza stradale e il secondo istituisce un fondo di rotazione per interventi di compensazione ambientale sul sistema stradale italiano.

Infine, vorrei ricordare l'articolo 18, che riguarda la mobilità ciclistica, e gli articoli 19 e seguenti, concernenti la realizzazione di opere di interesse locale, che consideriamo una risposta positiva e concreta rispetto alle esigenze poste dagli enti locali.

Inoltre, signor Presidente, per concludere vorrei accennare ad alcuni aspetti che non ci trovano completamente d'accordo e sui quali, ovviamente, abbiamo espresso il nostro voto favorevole per senso di responsabilità verso il Governo; ci auguriamo, tuttavia che non si ripetano.

Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 24, che introduce inspiegabili facilitazioni e deroghe per l'utilizzo dei fondi assegnati alla città di Palermo in occasione della conferenza ONU del dicembre 2000. Non si capisce per quale motivo si debba continuare ad autorizzare questa procedura, in deroga alla legge, per il comune di Palermo, non sussistendo più alcun tipo di emergenza. L'articolo 42 dispone ulteriori finanziamenti (non sono di cospicua entità: si parla di qualche decina di miliardi di lire) a favore dell'area di Foggia e dintorni, per un terremoto che è avvenuto vent'anni fa. Inoltre, l'articolo 43 dispone facilitazioni per il terremoto del Belice che, pur condivisibili nella sostanza, dovrebbero, però, essere estese a tutti i territori che hanno subìto danni derivanti da calamità. Infatti, il principio introdotto per il Belice dovrebbe e potrebbe trovare applicazione su tutto il territorio nazionale.

Abbiamo anche registrato che in ordine a questi aspetti, che certamente non sono qualificanti, l'opposizione ha tenuto un profilo molto basso e crediamo anche di comprenderne le ragioni. Noi, pur facendo parte della maggioranza, abbiamo il coraggio di dire che questi aspetti non ci convincono fino in fondo.

Comunque, ribadisco che il contenuto del provvedimento nel suo insieme è estremamente positivo. Si tratta di attuare gran parte delle previsioni contenute nel programma della Casa delle libertà e anche di dare attuazione ad alcune disponibilità finanziarie contenute nella legge di bilancio. Pertanto, ribadisco il nostro voto favorevole con piena convinzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, il convinto voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sul provvedimento al nostro esame deriva dal pregevole lavoro compiuto in Commissione anche con l'appoggio del Governo. Devo dare atto al viceministro Martinat di avere seguito i lavori della Commissione con grande attenzione e di avere sempre cercato di trovare le ragioni per l'accoglimento di eventuali proposte migliorative, senza soffermarsi troppo sul fatto che le stesse provenissero dalla maggioranza o dall'opposizione. Pertanto, vi è stata un'obiettività di fondo che ha portato ad un provvedimento nei confronti del quale - come era prevedibile - l'opposizione ha le armi spuntate. È evidente, infatti, che dopo aver criticato l'impostazione iniziale e dopo aver quasi giudicato inutile il provvedimento, essa non poteva fare altro che chiudersi in alcune dichiarazioni di principio fin troppo scontate.

In questa sede voglio ricordare, soprattutto al collega Vendola che è stato vicepresidente della Commissione antimafia fino all'inizio di questa legislatura, che il continuo ricorso a frasi ad effetto, quale quella relativa all'assassinio della legge Merloni, francamente, non gli fa onore.

Peraltro, che la legge Merloni sia sbagliata in molte sue parti non siamo noi a dirlo, bensì le decine e decine di amministratori di centro, di destra e di sinistra che non riescono a confrontarsi con questo testo legislativo e a rendere operativi gli uffici comunali.

Dobbiamo renderci conto che non si può pensare di sconfiggere la corruzione alimentando norme così complesse. È vero proprio il contrario: quanto più le norme sono facili e di semplice applicazione, tanto più la trasparenza degli atti diventa visibile da parte di tutti. Soprattutto, in tal modo abbiamo la possibilità concreta di capire cosa non funziona nel sistema degli appalti anziché dover alimentare, come abbiamo fatto in questi anni, decine e decine di ricorsi al TAR.

Devo anche prendere atto che si è parlato di una disastrosa esperienza della TAV. Su questo punto dovete mettervi d'accordo nell'ampia famiglia della sinistra. L'ex ministro Bersani pochi minuti fa, intervenendo sul punto, asseriva l'incapacità della maggioranza di centrodestra di valorizzare fino in fondo quella grande opera europea di ammodernamento per il tramite della TAV; questa sinistra sorella, cugina, separata in casa, invece, sostiene che quell'operazione è un disastro. Cercate almeno di mettervi d'accordo su problemi di grande importanza per il paese prima di criticare chi, come il centrodestra, ha cercato, assumendosene fino in fondo la responsabilità, di sbloccare cantieri e chiudere contenziosi che, diversamente, avrebbero seppellito quel grande progetto per chissà quanti anni ancora.

Penso di poter dire che in questo disegno di legge vi siano norme di sicuro effetto che consentiranno, finalmente, al sistema dei lavori pubblici di ripartire. Aggiungo che, contrariamente al pensiero di molti dell'opposizione, Alleanza nazionale ritiene che si debba mettere mano da settembre ad una riforma radicale della legge Merloni (Applausi del deputato Armani) per eliminare i vincoli che fino ad oggi hanno impedito un sistema degli appalti efficace, efficiente e trasparente. Ritengo che Alleanza nazionale ed i parlamentari della Casa delle libertà di ciò si faranno carico confrontandosi con l'opposizione e con il Governo, perché soltanto la miopia politica di pochi può ritenere che, rimanendo così le cose, il paese possa proseguire sulla strada della modernizzazione.

Questo paese è bloccato perché così, per cinque anni, ha voluto la sinistra. Infatti, le sue contraddizioni politiche interne (mi riferisco a Rifondazione, ai Verdi, agli ambientalisti di ritorno, a Di Pietro) le hanno impedito di sviluppare quel programma di libertà che, invece, le forze politiche al Governo del paese in questo momento possono permettersi di sviluppare e di cui possono vantarsi. Si tratta di forze politiche libere da vincoli ideologici, pragmatiche nella loro essenza e che vogliono, finalmente, che questo paese sia competitivo anche in termini di infrastrutture con gli altri paesi della Comunità europea e non sia quel fanalino di coda che cinque anni di miope politica dell'Ulivo ci hanno assegnato nelle classifiche europee.

In ragione di ciò il voto di Alleanza nazionale sarà favorevole a quella che, fra pochi minuti, sarà una delle leggi significative del 2002 (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 19,30)

FRANCESCO STRADELLA. Signor Presidente, prendo la parola anche a nome del mio gruppo per confermare che Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento con grande senso di responsabilità. Riteniamo prioritario che il paese avvii la sua fase di modernità rispetto all'esigenza di modificare alcune norme che, con questo provvedimento, non siamo riusciti a modificare. Sappiamo che per rendere stabile e sicuro qualsiasi manufatto è necessaria poggiarlo su fondamenta solide e corrispondenti alle esigenze del manufatto stesso. Purtroppo ci troviamo nella necessità di continuare a modificare una legislazione, che era la figlia di un pregiudizio: che nelle opere pubbliche si annidasse la malavita - anche oggi è stato più volte ricordato - e che le imprese di costruzione e quelle operanti nel settore delle opere pubbliche siano i manutengoli della mafia e della malavita organizzata. Su questa base è stata prodotta una legislazione che non ha nulla di funzionale alla crescita del paese e alla crescita di questo settore, ma è soltanto ed esclusivamente figlia dell'esigenza del controllo di un processo produttivo che, diversamente da altri processi produttivi, non ha mai goduto in questo paese di buona fama e di libertà di operare.

Vorrei ringraziare l'opposizione che, in alcuni suoi interventi di richiesta di approvazione degli emendamenti da essa presentati - che abbiamo rifiutato, ma sui quali, in prima lettura qui alla Camera, avevamo fornito il nostro assenso -, ci ha autorizzati a sperare che in futuro vi sia, da parte dei partiti di opposizione, una maggiore apertura e una maggiore liberalità nel valutare le esigenze delle imprese. Conosciamo perfettamente - il collega Vigni ci ha illustrato il contenuto di una lettera di un'importante associazione di imprese - le esigenze di queste imprese così come delle altre.

Voi avete sempre ritenuto che lì si annidassero fattori di turbativa del mercato e fattori di malavita. Noi invece riteniamo che queste imprese chiedano regole diverse, regole certe, norme precise, ma non chiedano controlli asfissianti, così come non richiedano controlli asfissianti le amministrazioni, sia di centro, sia di centrosinistra sia di centrodestra. Perché la stragrande maggioranza degli amministratori del nostro paese è composta da persone serie e responsabili. Voi invece avete sempre ritenuto che ci dovesse essere una mente che controllava l'operato di tutti questi signori, ritenendo che non fossero all'altezza delle situazioni, ma soprattutto ritenendo che si annidasse anche nelle amministrazioni comunali

la malavita o quelle distorsioni del mercato, che vi hanno obbligati a legiferare nel modo in cui avete legiferato nel passato.

Speriamo che con prossimi provvedimenti legislativi - con atti di Governo, con atti del Parlamento - si possa rimettere mano a quell'impedimento alla crescita del paese e alla dotazione di un sistema infrastrutturale non solo delle grandi opere, bensì anche delle opere che ogni amministrazione comunale deve intraprendere per dotare il paese di strumenti di sviluppo, di strumenti di modernità. Speriamo altresì che in futuro si possa legiferare in modo più sereno e tranquillo e che soprattutto cessi questo pregiudizio vergognoso - che ancora oggi in questo Parlamento si è sentito - sia nei confronti delle imprese, sia nei confronti degli amministratori di questo paese. Riteniamo infatti che tale pregiudizio non sia meritato e pertanto faremo di tutto per evitare che possa essere ancora ripetuto in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

PIETRO ARMANI, Presidente dell'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI, Presidente dell'VIII Commissione. Grazie Presidente. Anche a nome del collega Romani, ringrazio i due relatori e tutti i membri delle due Commissioni, la VIII e la IX, che hanno lavorato intensamente per giungere all'approvazione definitiva, e quindi in prospettiva alla promulgazione da parte del Presidente della Repubblica e infine alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, di questo secondo collegato, riguardante l'ambiente e le infrastrutture, che rappresenta un'importante pietra angolare per il programma del centrodestra.

Le vicende della discussione parlamentare tra Camera e Senato hanno dimostrato, a mio avviso, due cose. Una - evidenziata molto correttamente dall'onorevole Foti -, vale a dire l'incapacità di organizzare una riforma completa della legge Merloni. Dunque, ritengo che i colleghi della maggioranza della Commissione che presiedo, alla ripresa dei lavori parlamentari, porranno certamente in lavorazione una riforma organica e completa della legge Merloni proprio per evitare queste distorsioni determinatesi nel passaggio tra la Camera e il Senato.

Un altro aspetto che ha portato alle vicende tormentate di questo collegato dimostra che dobbiamo porre mano alla riforma delle competenze concorrenti inserite nel nuovo titolo V della Costituzione; infatti, sono estremamente vaghe, confuse e generatrici di contenzioso tra i diversi livelli di Governo di questo paese: tra Stato, regioni ed enti locali.

Dobbiamo intervenire su questo aspetto, in quanto non si può continuare a gestire una riforma costituzionale, approvata con 4 voti di maggioranza al termine della precedente legislatura, consentendo a noi di gestire un sistema difficoltoso e confuso come quello relativo alle competenze concorrenti che - come è già avvenuto - sono state generatrici di contenzioso tra i diversi livelli di Governo. In tal modo, si è dato lavoro alla Corte costituzionale e ai TAR senza avviare i cantieri che, invece, costituiscono la vera esigenza di questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2032-B, di cui si è testé concluso l'esame.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S.1246 - Disposizioni in materia di infrastrutture e i trasporti) (2032-B):

(Presenti 447 Votanti 441 Astenuti 6 Maggioranza 221 Hanno votato sì 261 Hanno votato no 180).

 

Prendo atto che gli onorevoli Airaghi e Butti volevano esprimere parere favorevole anziché contrario.

Onorevoli colleghi, vi ricordo che si procederà ad altre votazioni.