Intervista a Alberto Pizzoferrato, autore di "Molestie sessuali sul lavoro. Fattispecie giuridiche e tecniche di tutela", in Collana delle monografie di Contratto e impresa diretta da Francesco Galgano, n. 56, Cedam, Padova.

 

Come mai ha pensato a questo argomento?

 

Ho scelto l’argomento per vari motivi.

Innanzitutto rappresenta un tema di straordinario interesse sia sotto il profilo scientifico, sia per i suoi risvolti sociali ed umani, andando a toccare uno dei temi più caldi del nostro sistema quale quello dei diritti fondamentali della persona, del loro bilanciamento costituzionale e delle tecniche di tutela a presidio della loro effettività.

Inoltre questo argomento, a dispetto della sua "carica" sociale, è stato, deliberatamente o involontariamente, per troppo tempo trascurato nelle sedi istituzionali, sindacali e accademiche. La progettazione legislativa in materia, avanzata sin dal 1992, è ancora ferma in Parlamento, nonostante il Senato, in due distinte legislature, si sia pronunciato a favore; il sindacato ha difficoltà a passare dallo stadio delle buone intenzioni a quello delle effettive pratiche, sfruttando in maniera prevenzionistica l’art. 2087 c.c., anche se è riuscito a portare il problema nei contratti collettivi nazionali e nei codici di condotta del pubblico impiego; la dottrina, infine, tende a sottovalutare il fenomeno, concentrandosi più sulle questioni generali delle discriminazioni che non su quelle particolari delle molestie sessuali e morali sul lavoro. Basti pensare che questa è la prima monografia edita in Italia sul tema.

Un’ultima motivazione è di carattere personale e coinvolge la mia sensibilità. Trovo che la violenza sessuale o a sfondo sessuale, tanto più se perpetrata in un contesto di squilibrio di poteri con divario generazionale fra artefice e vittima come spesso accade sui luoghi di lavoro, sia non solo una condotta degna della massima riprovazione morale e sociale, ma che soprattutto abbia un effetto devastante sulla psiche della vittima e quindi produca effetti pregiudizievoli di grave entità sull’assetto psicologico e relazionale delle persone colpite. Penso dunque sia giusto valorizzare l’antigiuridicità di tali comportamenti, non solo in prospettiva de iure condendo, ma anche facendo emergere, nell’attuale ordinamento, gli strumenti da subito, nell’immediato, a disposizione per fronteggiare e contenere il fenomeno.

 

Come è organizzato il libro?

 

Il libro si struttura in cinque capitoli - v. indice sommario completo in http://www.dirittodellavoro.it/senzarete/2000/recensione005/abstract.html

Il primo affronta il quesito nodale della necessità di giuridificare il fenomeno, offrendone uno spaccato sociologico, economico e statistico; quindi si concentra sull’aspetto definitorio, dando conto dell’attuale elaborazione normativa sia in sede comunitaria, sia in sede internazionale, sia in sede interna. Il secondo analizza il rapporto fra molestie sessuali e discriminazione sessuale, affrontando la questione centrale della riconducibilità della prima nella seconda ed i connessi profili probatori; si sofferma poi sul sistema statunitense mettendone in luce, in chiave comparatistica, pregi e difetti. Il terzo capitolo è dedicato all’analisi del ruolo creativo svolto dalla giurisprudenza e dalla contrattazione collettiva, con una dettagliata disamina di tutte le pronunce edite sull’argomento e delle maggiori esperienze contrattuali registrate a livello nazionale e aziendale. Il quarto capitolo riguarda le diverse tecniche di tutela concretamente attingibili, dalle tutela compensative, alla tutele in forma specifica, a quelle demolitorie e prevenzionistiche, secondo una prospettiva unitaria del complesso di rimedi civilistici e lavoristici e del loro grado di effettività ed efficacia. Particolare attenzione viene rivolta alla collocazione sistematica del danno da molestia sessuale, del danno da mobbing, del danno esistenziale, nel quadro di una revisione delle funzioni tipiche del risarcimento e della sua predominanza fattuale sia sotto il profilo della deterrenza sia sotto quello dell’effettivo ristoro. Infine l’ultimo capitolo è riservato alla tutela penale con la disamina delle diverse fattispecie criminose astrattamente applicabili alla molestia sessuale (dai delitti contro l’onore, ai delitti contro la libertà personale, alla contravvenzione di molestia o disturbo alle persone, al reato di violenza sessuale) e dei limiti strutturali e funzionali dell’intervento repressivo criminale.

 

Chi lo può usare?

 

A mio avviso rappresenta uno strumento utilissimo, e, come detto quasi unico nel panorama italiano, per professionisti (avvocati del lavoro e penali, consulenti del lavoro, dottori e ragionieri commercialisti, ecc.), sindacalisti, imprenditori, manager, dipendenti pubblici e privati, persino non addetti ai lavori che tuttavia abbiano un interesse culturale o personale al tema, tenendo comunque conto che il volume è rivolto in prima istanza al mondo accademico.

 

Oggi ci sono più o meno molestie sessuali di ieri?

 

La domanda è difficilissima e oltre tutto centra un altro aspetto di colpevole negligenza istituzionale, quello, segnalato con forza nel volume, dell’assenza di statistiche serie, affidabili e a largo raggio, sia sul versante italiano sia su quello comunitario. Stando comunque ai trend evidenziati da alcune ricerche settoriali, condotte a campione in altri paesi europei (Germania, Regno Unito, Portogallo) vi sarebbe una leggera flessione che comunque non sposta di molto il problema dal momento che stiamo parlando di diversi milioni di persone colpite (di cui una fetta in costante aumento è rappresentata dagli uomini). Un ultimo dato quantitativo del fenomeno: negli Stati Uniti nel solo 1995 ci sono state oltre 16.000 cause e tale dato è confermato in aumento per il 2000.