INTERNET UN NUOVO STRUMENTO DEMOCRATICO ?

Sergio Niger

Possiamo fare a meno di Internet? Allo stato delle cose la domanda sembra inutile ed aleatoria, dato che Internet ha invaso, ormai, le nostre case, è entrato prepotentemente nelle nostre vite, e, mai come in quest'ultimo periodo, il dibattito sulla regolamentazione delle reti è stato tanto acceso e coinvolgente, soprattutto perché contrappone diverse scuole di pensiero.

Allora la domanda iniziale andrebbe riformulata in altre più pertinenti e concrete: che farne di Internet? Quali sono i rischi e i vantaggi? E per quanto ci riguarda può consolidare il sistema democratico?

Come tutte le tecnologie della comunicazione,Internet, rappresenta un potente strumento di trasformazione della società. Questo, infatti, ha comportato un mutamento dei linguaggi,dei comportamenti, degli stili di vita e di conseguenza la nascita di modelli organizzativi diversi rispetto a quelli tradizionali (ad una società strutturata secondo un'organizzazione piramidale si sostituisce un'organizzazione a rete), la Rete quindi rappresenta una nuova dimensione.

Sia Nietzsche sia Heidegger avevano individuato il ruolo fondamentale della tecnica non solo come elemento determinante della ristrutturazione dei processi economici, ma anche come elemento di produzione ed elaborazione delle idee, dell'estetica e degli strumenti di costruzione dei significati del mondo. L'informazione assume un ruolo centrale all'interno dell'assetto socio-economico;poco tempo fa, Lyotard aveva già messo in luce la sostituzione della merce con il bene immateriale e quella del denaro con l'informazione. La mercificazione delle informazioni fa sì che i mezzi di informazione di massa diventino principalmente strumenti pubblicitari e restino secondariamente mezzi di informazione e con l'evidente asservimento a determinati interessi commerciali. Riecheggiando Habermas (Teoria dell'agire comunicativo, Bologna, 1986) potremmo sostenere di essere in presenza di un conflitto tra sistema e mondo della vita. Il mondo della vita, cioè l'insieme delle credenze, abitudini, convinzioni, che costituisce l'orizzonte del nostro agire è sottoposto ad un processo di colonizzazione da parte dei sistemi dell'economia e dell'amministrazione.

La facilità e l'economicità delle comunicazioni in rete, cioè, il superamento dei vincoli posti dallo spazio e dal tempo risolvono problemi che un tempo erano stati fondamentali per lo sviluppo dei popoli e per la formazione dei costi delle merci. Svincolare un prodotto da alcuni condizionamenti (tempo e spazio) consente un abbassamento dei costi di produzione e un'accelerazione di scambio che diventano di per sé generatori di ricchezza.Il sociologo Daniel Bell più di venti anni fa aveva previsto che nel futuro il controllo degli strumenti di comunicazione sarebbe diventato una fonte di potere e che le possibilità di accesso a questi mezzi sarebbero state le condizioni e i vincoli alla libertà dei cittadini. L'utilizzazione delle reti ha modificato la natura stessa del capitalismo. Questo per anni si era basato sulla trasformazione di materie prime in prodotti, oggi, invece, trasforma le risorse culturali in beni di consumo. Internet, però, si pone anche come luogo di costruzione della cittadinanza, come spazio pubblico dove l'utente costruisce la propria dimensione di cittadino, partecipando a dibattiti elettronici e disponendo di informazioni sulle scelte politiche e sui programmi dei partiti. Prima ancora della diffusione di Internet si era molto parlato dell'introduzione del voto elettronico; come notava acutamente Stefano Rodotà questo comprime in modo pericoloso l'intervallo di riflessione tra una decisione e l'altra, e di conseguenza dissolve di fatto la differenza tra voto e sondaggio d'opinione. Fin dove democrazia elettronica significa maggiore possibilità di contatto tra governato e governante, diritto di controllo e dovere di rendere conto (realizzando così una sorta di democrazia continua), ciò è sicuramente positivo, altrimenti essa non diventa altro che la via alla manipolazione della partecipazione politica. Alla luce del fatto, soprattutto, che gli strumenti trasferiti nella sfera politica vengono messi a punto e affinati nella sfera delle attività economiche, con l'intento, molto spesso, di modellare l'azione politica su quella imprenditoriale. La Rete rappresenta "una forma che la democrazia può assumere, e soprattutto è una opportunità per rafforzare la declinante partecipazione politica" (Stefano Rodotà).

Internet rappresenta una grande scommessa per la democrazia e occorre lavorare per preservarlo come luogo di grande forum, di accesso libero alle informazioni, di possibilità di discussione e di confronto. Con Internet tramonta la distinzione fondamentale tra produttori e consumatori di informazione e di conseguenza si addiviene ad una posizione assolutamente paritaria.

Per realizzare questa sorta di democrazia continua occorre anche lavorare per dar vita ad un processo di alfabetizzazione informatica sempre più massiccia, gli ostacoli, infatti, di ordine economico e tecnico acuiscono enormemente le discriminazioni già esistenti per censo, razza ed istruzione; per un uso democratico di Internet occorre evitare la creazione di una società censitaria (del resto già esistente, basti pensare alla sanità e all'istruzione). La disponibilità dell'insieme degli strumenti della "tecnopolitica" si scontra subito con i dislivelli di conoscenza, di reddito, di collocazione territoriale. Le nuove disuguaglianze diventano un rischio molto concreto per la democrazia.

Concordo pienamente con Jeremy Rifkin quando sostiene che il mondo si sta sviluppando in due ben distinte aree di civiltà: e cioè tra quelle che vivono felici all'interno dei cancelli elettronici del ciberspazio e le altre che sono fuori dal recinto, e probabilmente si sentiranno con il passare del tempo escluse ed emarginate. I concetti di accesso e di rete impongono una ridefinizione della dinamica sociale, il termine accesso è sempre più carico di significati e diventa il più potente strumento concettuale "per riformulare una visione del mondo e dell'economia, ed è destinato a diventare la metafora più efficace della nuova era" (J. Rifkin, L'era dell'accesso, Milano, 2000, p.21). Con un "clic" non possiamo travolgere secoli di lotta per il diritto, di civiltà giuridica, e di diritti inviolabili della persona (cfr. R. La Valle, Clic, in Rocca del 1.10.1998, n.19).

SERGIO NIGER