Informatica giudiziaria ed Open Source
(Contributo alla Prima Conferenza Nazionale sulla Informatica Giudiziaria, Firenze, 23 febbraio 2001)
di Giovanni Ziccardi Presidente, Net Jus, http://www.netjus.org.
Sommario: 1. Introduzione; 2. Informatica giudiziaria e movimento Open Source; 3. Informatica giudiziaria documentale: il progetto OpenFormat. 4. L’ informatica giudiziaria del futuro e la libertà del codice. 1. Introduzione. È, per me, un onore prender parte ad un dibattito così interessante riguardo al presente ed al futuro dell’informatica giudiziaria in Italia e ad una Conferenza che vede la partecipazione di numerosi, importanti Relatori, venuti ad illustrare progetti informatici di grande spessore. Confesso, però, di conoscere poco, ‘sul campo’, il sistema informatico giudiziario italiano o, meglio, di conoscerlo ‘da avvocato’e, quindi, da utente esterno o, meglio, da utente attento più al risultato finale che ci si aspetta dalla macchina che allo strumento od alla tecnologia attraverso la quale tale risultato viene fornito. Conosco, d’altro canto, il grande impegno che è stato messo in campo, in questi anni, dal Ministero e da altri Organi per cercare di garantire un sistema di gestione informatica efficiente in un ambiente - quello giudiziario - che non è certo l’ideale per sperimentare una informatizzazione efficiente: penso al costante problema della sicurezza dei dati, soprattutto nel settore penale, problema che è palesemente in conflitto con il concetto stesso di rete aperta e di diffusione dei dati su larga scala; penso al problema di garantire una connessione ad Internet sicura ed efficiente in tutti gli uffici. Conosco, poi, numerosi magistrati che sono appassionati di tecnologia e che, soprattutto, sono convinti, giustamente, che l’informatica possa portare beneficio ed efficienza: tali magistrati, in tutta Italia, da qualche tempo sfruttano le tecnologie informatiche per effettuare ricerche giuridiche, per la gestione del proprio ufficio e, soprattutto, cercano di diffondere la conoscenza dell’informatica tra i colleghi più ‘dubbiosi’. Ultimo ma non ultimo, ho avuto modo di valutare, da giurista informatico, alcuni progetti tecnologici - sia ‘spontanei’, che si sono ‘autogenerati’ all’interno di alcuni uffici, sia coordinati dal Ministero - che aiutano - o dovrebbero aiutare - il personale dell’amministrazione della Giustizia a svolgere meglio i compiti assegnati. Mi sembra allora di capire, osservando anche l’elenco dei progetti in corso, che il rapporto intercorrente tra tecnologia informatica e telematica e mondo giudiziario, in Italia, sia un rapporto di costante evoluzione ma anche un rapporto caratterizzato da momenti di crisi, da ostacoli, da dubbi. In questi ultimi anni si sono registrati numerosi ed interessanti progetti, alcuni per così dire ‘istituzionali’, ovvero coordinati dai vertici del mondo giudiziario, soprattutto dal Ministero, altri per così dire ‘spontanei’, ovvero nati all’interno di piccole realtà organizzative soprattutto per fare fronte a problemi contingenti, che hanno disegnato e stanno disegnando un panorama che si presenta, al giurista informatico, davvero interessante ma anche, per molti versi, un po’ confuso. Lo scopo di queste mie brevi riflessioni è di accendere un dibattito con riferimento al possibile, ed auspicabile, utilizzo di tecnologie e codici Open Source anche nel mondo giudiziario, al fine di risolvere i problemi che si sono sinora manifestati e, soprattutto, al fine di garantire che questa fase di grande sviluppo dell’informatica giudiziaria italiana - sviluppo spinto anche dalla tecnologia telematica, Internet in testa - si evolva in un quadro di efficienza, sicurezza, scalabilità e, soprattutto, libertà. 2. Informatica giudiziaria e movimento Open Source Non tutti conoscono - nonostante sia oggi di ‘moda’ - il significato tecnologico e giuridico della definizione "Open Source". Alla base della filosofia del software Open Source c’è la libertà del codice sorgente: significa che è possibile per chiunque vedere il codice di un determinato programma ed intervenire su di esso per modificarlo, aggiornarlo, personalizzarlo secondo le proprie esigenze. Molto interessante, per ben comprendere la reale filosofia del movimento Open Source, il Manifesto presente su http://www.opensource.it : "... la diffusione del modello ‘Open Source’ ha ricevuto un grande impulso dall’espansione di Internet, che ha consentito alle informazioni, ma anche ai programmi stessi, di circolare molto più rapidamente e capillarmente di un tempo. Oggi siamo abituati a considerare i software come prodotti industriali coperti da copyright, da utilizzare senza poter apportare modifiche sostanziali per adattarli alle nostre esigenze, pagando per questo un prezzo che a volte supera abbondantemente quello del computer sul quale i programmi verranno installati. Eppure alcune delle maggiori conquiste in campo informatico sono state compiute grazie alla ricerca di enti pubblici e al lavoro di persone che hanno sviluppato applicazioni senza fini commerciali. È stato grazie alla ricerca pubblica, militare e civile, che è nata Internet nel 1969 e il Web nel 1989. Lo spirito di collaborazione e la possibilità di utilizzare liberamente il lavoro altrui per modificarlo, migliorarlo e implementarlo sono alla base del successo di Internet, ma anche di programmi che stanno riscontrando un grande successo di pubblico come il server Apache - il più diffuso tra i server Internet - o il sistema operativo Linux. Il modello di sviluppo Open Source affonda le sue radici negli albori dell’informatica moderna, ma ha trovato il suo motore in quello che molti definisco ormai il Rinascimento Digitale, un’età nella quale l'informazione può finalmente circolare senza restrizioni grazie alla Rete. La filosofia Open Source sta diventando, infine, anche un nuovo modello di business che ha le potenzialità per rappresentare una minaccia per i grandi imperi del software. Il meccanismo della libera concorrenza rappresenta, in effetti, un modello ambiguo. I programmi commercializzati attualmente possono essere installati su un computer per essere utilizzati, mentre è espressamente proibito apportare delle modifiche per adattarli alle esigenze di una determinata azienda o utilizzatore. Nessuna documentazione sul codice sorgente, peraltro, viene fornita dai produttori. Questo rappresenta uno svantaggio per gli utenti, che non hanno la possibilità di rendere più affidabili e più adatti alle proprie esigenze i programmi stessi. E, quel ch'è peggio, i produttori, che spesso si trovano ad agire in regime di monopolio, non hanno interesse a modificare i loro programmi per adattarli a specifiche esigenze. Dagli anni 80 alcuni pionieri stanno cercando di tracciare strade alternative a quella dell'industria del software. Proprio in quegli anni Richard Stallman, all’epoca ricercatore presso il Massachusetts Institute of Technology, il noto MIT di Boston, dava vita alla Free Software Foundation, con l'obiettivo di creare programmi liberi (freeware) che, come le idee, sarebbero stati a disposizione di tutti, seguendo la filosofia di Pasteur, Jefferson e altri filosofi. Per evitare che qualcuno potesse impossessarsene, Stallman introdusse un nuovo tipo di tutela, basata su una concezione ribaltata del diritto d'autore e denominata «Licenza pubblica generale», che protegge un software contro ogni tipo di chiusura tecnica o legale del suo utilizzo, diffusione o modifica. Questo ha consentito a un gran numero di prodotti di svilupparsi in piena libertà avvantaggiandosi del contributo di numerosi programmatori che, potendo finalmente accedere alle informazioni necessarie, hanno potuto modificare, adattare, migliorare e ridistribuire programmi che oggi rappresentano una valida alternativa a quelli commerciali". Lo studio dell’utilizzo del computer nello svolgimento del lavoro giudiziario, ad ogni livello, per migliorarne l'efficienza e l'efficacia, non ha mai, sinora, preso in considerazione la filosofia Open Source e l’utilizzo di software e strumenti Open Source. L’Informatica Giudiziaria sembra ignorare, nella maggior parte dei casi, che alcuni degli scopi che si prefigge da sempre - soprattutto efficienza, sicurezza, scalabilità e possibilità di personalizzare gli strumenti informatici - siano insiti nella stessa filosofia Open Source: prova ne è che numerose amministrazioni pubbliche, in particolare quella francese, da anni si stanno muovendo nell’ottica di introdurre sistemi e strumenti Open Source nella amministrazione pubblica. L’utilizzo di sistemi Open Source - soprattutto software - può portare sensibile giovamento soprattutto all’informatica giudiziaria gestionale, ovvero il ramo che investe i procedimenti che si svolgono con l’intervento del giudice e delle parti, nonché, vedremo, alla informatica giudiziaria documentaria. Il movimento Open Source avrà, nel prossimo futuro, un grande impatto sulla qualità del codice che verrà prodotto: verrà un momento in cui si comprenderà che la prima esigenza da rispettare, quando si scrive un programma, è che il codice può essere scritto di modo che si capisca da altri. Un passo avanti, anche in questo campo, verrà dato dall’abbandono di sistemi complessi, di blocchi unici di tecnologia integrata, di sistemi proprietari. La possibilità di personalizzare il software è poi sicuramente il punto vincente, una possibilità di adeguare costantemente il sistema ai cambiamenti legislativi, normativi, ai cambiamenti organizzativi. Possibilità di personalizzare il trattamento informatico di ogni ufficio a seconda delle reali esigenze che si prospettano. 3. Il Progetto Open Format (http://erlug.linux.it) All’indirizzo http://erlug.linux.it è possibile reperire uno scritto intitolato "Campagna per l'adozione di formati elettronici aperti e non proprietari nella Pubblica Amministrazione". E’ un documento di grande interesse, che mi preme in questa sede rendere pubblico in quanto riguarda da vicino anche problematiche della informatica giudiziaria documentale. "La Pubblica Amministrazione ha compreso l' importanza e l'utilità delle tecnologie informatiche e telematiche, e ha incluso Internet tra i mezzi di diffusione dei propri documenti. Ciò rappresenta un’innovazione di grande rilevanza, che si dimostrerà sempre più indispensabile negli anni a venire, incrementando l’efficienza delle diverse amministrazioni e agevolando grandemente le relazioni con il pubblico. Tuttavia, esiste un semplice accorgimento che, se adottato dai responsabili tecnici e dagli operatori delle amministrazioni, massimizzerebbe i vantaggi offerti da Internet per la diffusione dei documenti: l’uso di formati elettronici standard. Infatti, solo i formati elettronici standard, non proprietari, garantiscono l'assenza di qualsiasi incompatibilità dovuta alla particolare piattaforma hardware e/o al particolare software posseduto dai destinatari dei documenti. Con il presente documento desideriamo dunque invitare la Pubblica Amministrazione in generale a prendere in esame l'opportunità di rendere disponibili i propri documenti elettronici, in modo particolare quelli rivolti al pubblico come, ad esempio, bandi di concorso, moduli, rapporti, in formati standard non proprietari. L’uso preferenziale di formati standard per i documenti elettronici delle amministrazioni pubbliche è stato raccomandato, ad esempio, dal governo francese. Si veda in proposito la circolare del Primo Ministro del 7 Ottobre 1999 (http://www.internet.gouv.fr/francais/textesref/circu071099.htm). Se un obiettivo della Pubblica Amministrazione è garantire la massima diffusione e la massima durata nel tempo dei propri documenti, l’uso esclusivo di formati elettronici proprietari, invece, è controproducente. Un formato proprietario, infatti, è un formato creato e predisposto per poter essere impiegato solo con un particolare software, che a sua volta funziona spesso solo con un particolare tipo di macchina. La pubblicazione di documenti elettronici in formati proprietari equivale a richiedere al pubblico di dotarsi di quel particolare sistema e di quel particolare tipo di macchine. Ciò costituisce, tra l’altro, anche una significativa distorsione della libera concorrenza tra i produttori di software e di hardware. Auspichiamo, dunque, che nella Pubblica Amministrazione si diffonda una maggiore consapevolezza che il formato adottato per i propri documenti contribuisce largamente ad aumentarne o al contrario a limitarne la diffusione e la durata. Infine, facciamo presente che per utilizzare formati standard non proprietari non è richiesto alcuno specifico investimento, poiché nella quasi totalità dei casi il software a disposizione della Pubblica Amministrazione consente all'operatore l'opzione di produrre documenti in vari formati, proprietari e non proprietari. I documenti prodotti in formato standard saranno così utilizzabili senza alcuna limitazione su qualsiasi tipo di computer e con qualsiasi marca di software". L’idea di un formato universale e, soprattutto, indipendente da standard commerciali ed ‘aperto’ è, a parere di chi scrive, di grande interesse. 4. L’informatica giudiziaria del futuro e la libertà del codice In conclusione, in questa fase di transizione dell’informatica giudiziaria italiana, votata al futuro ma ancora condizionata, per molti versi, dal passato, ragionare in termini di equazione futuro e sviluppo=libertà del codice può essere di sicuro giovamento. Affrontare lo sviluppo dell’informatica giudiziaria nell’ottica di un utilizzo su larga scala, anche nella amministrazione della Giustizia, di software Open Source, apre sicuramente nuove prospettive che sono interessanti sia da un punto di vista informatico sia da un punto di vista di libertà. Abbiamo, in primo luogo, prospettive di grande efficienza, date dal software open source e dalla possibilità che su un software ci lavorino, per migliorarlo, centinaia e centinaia di programmatori della comunità Open Source. Abbiamo prospettive di personalizzazione: il software potrà essere adeguato senza difficoltà, grazie anche alla sua struttura modulare, ad esigenze concrete anche di piccole amministrazioni locali. Abbiamo prospettive di grande sicurezza del sistema, garantita proprio dal fatto che il sistema sia aggiornabile senza problemi - e soprattutto senza dover interpellare il produttore... - in ogni momento. Abbiamo prospettive di ‘ereditarietà del software’: significa che chiunque può prendere in mano un software Open Source ed aggiornarlo, indipendentemente da contratti ‘in esclusiva’ di assistenza tanto comuni nelle amministrazioni pubbliche. Abbiamo prospettive di economicità e di grande risparmio di costi: Open Source non è sinonimo di gratuità, ma molti strumenti che potrebbero essere utili all’informatica giudiziaria sono disponibili gratuitamente. Abbiamo, ultimo ma non ultimo, prospettive di libertà: l’informatica, mai come oggi, si sta caratterizzando come strumento di libertà, libertà da vincoli anche commerciali e tecnologici, e nel nuovo millennio la libertà informatica prende da tempo le forme della filosofia Open Source. Un’informatica giudiziaria votata alla libertà, alla efficienza, alla sicurezza, alla scalabilità, alla personalizzazione, non può più evitare il contatto con il mondo Open Source. |
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